Crisi Alimentare: Orizzonte Imprevedibile

Scritto da Redazione - GenitronSviluppo.com in Alimentazione, Ambiente

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Pubblicato il giorno 01 novembre 2010 - Nessun commento



   


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L’indice mondiale dei prezzi degli alimenti sta toccando il picco più alto dal 2008, quando i prezzi dei generi alimentari sono saliti alle stelle e milioni di persone hanno subito sulla propria pelle questi aumenti. E in questo periodo sembra che la crisi si stia ri-verificando. I prezzi base dei cereali, fondamentali per l’approvvigionamento alimentare del mondo, sono saliti in seguito alle previsioni per gli Stati Uniti e i raccolti di mais cinese sono diminuiti nel mese di ottobre, il Pakistan ha perso parte delle sue produzioni di grano e le perdite del raccolto a causa della siccità e degli incendi hanno portato la Russia a vietare le esportazioni di grano fino al 2011. I prezzi degli alimenti sono saliti alle stelle in India, Egitto e a macchia di leopardo in altre aree del mondo e in nazioni come il Mozambico sono scoppiati i primi disordini.

Non proprio. Maximo Torero dell’International Food Policy Research Institute (IFPRI) di Washington DC rileva che il petrolio, il vero motore dei prezzi alimentari e della crisi del 2008, è relativamente a buon mercato, intorno ai 75 dollari al barile, non più 100 come lo era nel 2008. Nel 2008 sia i prezzi del grano sia i prezzi offerti per l’acquisto futuro del prodotto nel  mercato delle materie prime, sono saliti costantemente per mesi, mentre ora che hanno raggiunto il picco, si pensa ad un crollo imprevedibile, che gli economisti chiamano “volatilità”.

“Gli elementi fondamentali del mercato – l’offerta e la domanda – non giustificano gli aumenti dei prezzi che abbiamo visto” dice Torero. Non tutti i raccolti sono stati cattivi e dopo il 2008 i Paesi hanno ricostruito le proprie scorte di cereali. “Nei soli Stati Uniti ci sono scorte sufficienti per coprire le perdite previste in Russia”. Le rivolte legate al cibo in Mozambico non sono dovute ai prezzi dei cereali nel mondo, afferma, ma al fatto che il Mozambico ha svalutato la moneta, rendendo più costosi gli alimenti importati.

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I mercati reagiscono nervosamente alle informazioni incomplete. Prima c’era stata una serie di shock: divieto di esportazione della Russia, le previsioni più basse legate al mais, poi, alcuni giorni dopo, un comunicato degli Stati Uniti che consentiva la trasformazione di maggiori quantità di etanolo, fatto che sembrava ridurre ulteriormente il mais – la principale fonte di etanolo – disponibile per il cibo negli USA. Nel frattempo non sono state fornite informazioni attendibili sulle scorte di cereali, informazioni strategiche che la maggior parte dei Paesi mantiene segrete.

Il risultato è stata un’offerta nervosa e una sporadica impennata dei prezzi nei mercati delle materie prime. Questo ha fatto emergere il vero problema: gli investitori maneggiano somme colossali di capitale speculativo e sperano di compiere grossi affari. Quando la speculazione ha aggravato la crisi dei prezzi nel 2008, Joachim von Braun dell’Università di Bonn, in Germania, allora capo del IFPRI, predisse che avrebbe continuato a causare problemi. “Abbiamo visto che si è verificato ciò che ci aspettavamo” afferma von Braum. “I mercati alimentari necessitano di essere ridisegnati, con le loro interconnessioni con i mercati finanziari”.

La volatilità dei mercati rende anche più difficile risolvere la cosa a lungo termine. Inoltre fatto che sta alla base del problema – la produzione alimentare insufficiente – rende agricoltori e banche riluttanti a investire nel miglioramento della tecnologia agricola in quanto non sono sicuri di ottenere in cambio ciò che investono. “Gli investimenti in maggiore produzione da soli non risolveranno il problema”, continua von Braun. Finché la speculazione estrema provoca costanti innalzamenti e blocchi dei prezzi, gli agricoltori non otterranno rendimenti abbastanza buoni per continuare ad investire nella produzione e i consumatori non saranno spesso in grado di permettersi il cibo necessario. “Senza azioni volte a contenere l’eccessiva speculazione, vedremo ulteriori aumenti” conclude seccamente von Braum.

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Questo è il punto in cui entra in gioco la tecnologia. Tutti i principali produttori già utilizzano tecnologie di telerilevamento per osservarsi reciprocamente i campi. Se i vari Paesi avessero rivelato i dati di stock in loro possesso, afferma Torero, le immagini satellitari sarebbero potute essere utilizzate per calcolare se tali scorte fossero aumentate o diminuite e il crescente cambiamento delle condizioni. I mercati sarebbero stati più stabili. “Tutti abbiamo bisogno di sapere”, continua. Informazioni affidabili sulle scorte potrebbero compensare nervosismi ingiustificati sui fallimenti delle colture, come quelle che contribuiscono alla volatilità del mercato.

Von Braun va più lontano: afferma che dovrebbe essere creato un organismo tecnico globale che tiene sotto controllo le scorte mondiali di grano e la produzione. Questi organismo tecnico potrebbe “decidere”, utilizzando complessi modelli computerizzati, se la vasta gamma dei prezzi dei cereali sia in realtà giustificata dalla reale domanda di fornitura. Poi, se la speculazione inizia a portare i prezzi fuori dal limite stabilito, i Paesi potrebbero intervenire sui mercati, comprando e vendendo quantità appena sufficienti per contrastare le pressioni speculative. “Questo non fermerà la speculazione in generale, ma solo quella estrema” continua.

Egli ritiene che ci vorrebbe un fondo di 20 – 30 miliardi di euro. Nel mese di settembre la Banca mondiale ha stanziato 2 miliardi di dollari di fondi per rispondere alla crisi dei prezzi alimentari, ma mira ad aiutare i più poveri a sopravvivere alle impennate dei prezzi, piuttosto che a intervenire per fermarle. Anche se fermiamo la volatilità, non abbiamo bisogno di produrre più cibo? Sì. Proprio come i mercati stabili abbiamo bisogno anche di ulteriori ricerche che facciano sì che si produca grano sufficiente da vendere, più investimenti nella ricerca di prodotti sempre nelle mani degli agricoltori, come pure mercati e vie di comunicazione per la tecnologia di cui gli agricoltori hanno bisogno per arrivare al mercato. Più gli agricoltori vendono nel mercato mondiale, dice von Braun, più stabile diventerà il mercato. E questo forse non può che delineare un nuovo capitolo della prossima strategia di globalizzazione che non guarda alla localizzazione dei prodotti alimentari o ad un’agricoltura sostenibile.

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