Secondo la Water Development and Management Unit della Fao entro il 2025 1,2 miliardi di persone vivranno in regioni affette da grave scarsità d’acqua, e per due terzi della popolazione mondiale l’approvvigionamento sarà difficile.
A soffrirne di più saranno le zone più povere e isolate, dove le grandi aziende produttrici degli attuali costosi impianti di desalinizzazione non hanno interesse a intervenire.
Una possibile soluzione arriva dall’Italia, da Padova, dove il ricercatore Paolo Franceschetti ha brevettato una serra alimentata a energia solare, in grado di trattare acqua salata e inquinata ricavandone acqua potabile. L’idea, battezzata Solwa (fondendo le iniziali di Solar Water), ha già ottenuto un paio di importanti riconoscimenti: il titolo di «Innovazione per lo sviluppo dell’umanità», conferitole dall’Onu, e poche settimane fa, a Vicenza, il primo posto al Premio Marzotto per l’innovazione, con annessa dote di 250mila euro.
Solwa: Più Efficienza in Meno Tempo
Solwa non fa altro che replicare il naturale ciclo di evaporazione e condensazione, sfruttando però alcuni accorgimenti di termodinamica per calibrare il tempo di ritenzione del liquido all’interno del sistema, ed evitare la formazione di sali. «Un altro trucco – prosegue il ricercatore – è quello di aspirare l’aria prodotta e reimmetterla, secca, con una ventola, nel sistema, in modo da rompere costantemente l’equilibrio del ciclo e accelerare il processo di evaporazione».

Grazie a Solwa è possibile rendere potabile fino a 10 litri d'acqua al giorno, contro i 4 litri di progetti simili.
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