Non solo un problema di costi per il cittadino, ma anche di prospettive future per il pianeta. La lotta allo spreco alimentare è un dovere quotidiano ma, semmai ce ne fosse bisogno, a ricordarcelo è la Giornata di prevenzione dello spreco alimentare, giunta alla seconda edizione dopo il debutto nel 2014 che aveva visto a Roma gli stati generali dello spreco, ovvero una consulta dei soggetti in grado di delineare politiche in ottica di riduzione e prevenzione del fenomeno.
Il tema è particolarmente sentito nell’anno dell’Expo e in ottica comunitaria: la chiamata alla responsabilità tocca tutti, ma forse c’è anche bisogno di qualche assist normativo. Una svolta auspicata e annunciata dal presidente di Last Minute Market Andrea Segrè, coordinatore del comitato tecnico scientifico attivato dal ministero dell’Ambiente per la prevenzione del fenomeno, e che riguarda la semplificazione normativa per gli alimenti invenduti, per favorire e incentivare la donazione delle eccedenze e dei prodotti invenduti lungo la filiera.
Un’azione che richiede un cambiamento piuttosto complesso del quadro di riferimento che disciplina il settore e che vede in un position paper le linee guida per una norma che si spera diventi operativa nell’anno dell’Expo. Tuttavia, quando si parla di spreco alimentare, concentrarsi esclusivamente sulla dinamica consumo-dispersione rischia di trasformare il problema in un giudizio di valore sulle attitudini di fasce di popolazione nei confronti della tavola e del frigo; ma in ballo c’è molto di più, il futuro del pianeta, perché come ricorda anche il WWF in occasione dell’evento, biodiversità e clima sono costantemente minacciati da questa cattiva prassi mondiale, tipica soprattutto delle società ricche.
Ma Come?
Come rivelavano i dati del rapporto Food wastage footprint. Impacts on natural resources della Fao nel 2013, si stima in 3,3 miliardi di tonnellate di CO2 le emissioni dei prodotti non utilizzati. Non è poi così difficile immaginare l’effetto dominio che si innesta a molti livelli: il cambiamento climatico impatta sulla produttività agricola, che riguarda il mondo nel complesso, ma anche la vita di quelle popolazioni che nei campi lavorano e trovano sostentamento alimentare. Per produrre cibo e irrigare i campi ci vuole acqua blu e lo spreco annuo di questa risorsa a causa dello spreco alimentare si attesta globalmente sui 250 km cubici; per ospitare il cibo che si spreca oltre 1,4 miliardi di ettari di terra, ovvero il 30% della superficie occupata da terreni agricoli a livello mondiale, vanno perse.
Infine, laddove c’è un cambiamento di equilibri climatici e ambientali, c’è una minaccia esplicita alla biodiversità, a causa del mutamento degli habitat. Dati su cui riflettere e non in senso astratto, perché abbiamo un solo pianeta per vivere e anche piuttosto interconnesso nelle sue dinamiche. Ci vuole sensibilità, cultura del problema e perché no, una giusta dose di tech: almeno secondo quanto rivelano i dati dell’osservatorio Waste Watcher – Knowledge for Expo, gli italiani, quattro su cinque, guardano anche alle nuove tecnologie per evitare lo spreco, per esempio il frigorifero intelligente, che segnala le date di scadenza del cibo contenuto e conserva meglio il cibo.
5 aprile 2017 alle 08:43
[...] contro lo spreco alimentare: il 10% di sconto sulla parte variabile della tariffa rifiuti per le attività commerciali che [...]