Progetto AXIA: Nuovo Asse tra Imprese e Ricerca

Scritto da Redazione - GenitronSviluppo.com in Ambiente, News, Trend, Zoom

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Pubblicato il giorno 27 febbraio 2012 - Nessun commento



   


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Un modello innovativo di collaborazione tra ricerca universitaria e aziende, basato sul concetto di sistema e sulla volontà comune di creare conoscenza. E’ questo lo spirito del progetto Axìa (valore, in greco) promosso dalla Crui (Conferenza dei rettori dell’università italiane) e finanziato con un milione di euro da Nestè in Italia.

Da sempre, dall’Accademia Platonica ai più moderni Campus, il ruolo delle Università si identifica nella produzione e nella diffusione dei saperi con l’obiettivo di contribuire allo sviluppo sociale, economico e civile. Oggi però, rispetto al passato, al sistema accademico si chiede sempre più spesso un supporto concreto nel produrre innovazione, nel trasformare il sapere in opere, nel concretizzare le conoscenze per generare sviluppo in sinergia col mondo del lavoro.

“Il ruolo dell’università non è più solo quello di produrre e diffondere il sapere allo scopo di contribuire allo sviluppo sociale, economico e civile della società, ma anche di essere un sopupporto concreto all’innovazione”, spiega Giovanni Puglisi, vice presidente Crui e rettore dell’Università Iulm di Milano. Il progetto Axìa mira proprio a recuperare il valore della scoperta scientifica finanziando solo il “meglio” delle ricerche, scelte all’interno dell’università: in questa edizione sono stati 31 atenei coinvolti, per un totale di 500 ricercatori che hanno elaborato 117 progetti. In pratica, una fotografia aggiornata e dettagliata delle nuove frontiere dell’innovazione nell’ambito dell’alimentazione e dello sviluppo sostenibile. L’intento è chiaro, come sottolinea Puglisi: “rendere concreto il circolo viruoso tra impresa, docenti ma soprattutto studenti e neolaureati di talento, creando le condizioni per accorciare i tempi del passaggio tra ricerca di base e ricerca applicata”.

Un passaggio che in tema di sostenibilità dà luogo a un neologismo e a una nuova visione: la “sosten-abilità”. Un concetto già assorbito da ragazzi e adolescenti che anche se non hanno ancora maturato uno stile di vita sostenibile non solo geneticamente predisposti ad attuarla. Mentre deve ancora essere predisposti ad attuarla. Mentre deve ancora essere sviluppato nel mondo della produzione dell’economia, della competizione e dello sviluppo.

La traduzione in pratica della teoria della sostenibilità è tangibile nei risultati delle quattro ricerche finanziate che sono stati presentati domani all’Università Iulm in occasione del convegno “Dalla sostenibilità alla sosten-abilità. Università e imprese: insieme per rilanciare la competitività italiana”.

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Il Packaging del Futuro

In linea con la filosofia della sostenibilità-abilità, tra quelle selezionate c’è l’”imballaggio-green” in tutti i suoi aspetti. A fronte di confezioni tradizionali, funzionali ma con materiali di vecchia concezione difficilmente riciclabili e non sempre in grado di garantire lunghe durate, nascono confezionamenti “funzionali” che, grazie a strati sottili di materiali polimerici, consentono un migliore effetto barriera contro ossigeno, vapore acqueo, temperature e radiazioni ultraviolette, impedento quasi completamente il rilascio di sostanze dall’ambiente verso l’alimento e viceversa. Tutto questo per conservare i prodotti garantendo un minor impatto ambientale e preservando le caratteristiche nutrizionali originali dell’alimento.

Non solo. Il nuovo packaging è anche “intelligente”, cioè capace di controllare e simultaneamente indicare la perdita di qualità del prodotto in funzione del tempo, dovuta, gra le tante cause, a una crescita microbica. Tag posizionati sull’involucro esterno misurano l’”activity water”, la freschezza del prodotto, attraverso il rapporto fra la tensione di vapore dell’acquae l’alimento stesso, su cui agiscono l’integrità dell’involucro, la data di confezionamento, la temperatura, le variazioni di pH, eccettera.

“La nostra analisi su un nuovo packaging alimentare che risponda a criteri di salute del prodotto, a vantaggio del consumatore e della tutela dell’ambiente – dichiara Finizia Auriemma, dipartimento di Scienze chimiche dell’Università Federico II di Napoli che ha coordinato la ricerca biennale su “Nuovi materiali polimerici per l’imballaggio rigido e flessibile di alimenti”  e collaborato con Claudio De Rosa a questo progetto – nasce da un’idea di studio biennale, articolato in cinque linee di ricerca. Il nostro impegno si è incentrato sull’identificazione delle migliori soluzioni applicative di imballaggio alimentare in relazione alla proprietà e alla struttura del film e materiali utilizzati e dell’alimento cui è destinato”.

Terreni Visti dal Cielo: Agricoltura di Precisione

Un test unico nel suo genere a livello europeo è quello che ha eseguito l’Università Milano-Bicocca allo scopo di rilevare lo stato di salute delle coltivazioni in fase precoce. La diagnosi si avvale di telerilevamento iperspettrale a immagine, che attraverso sensori ottici e termici “volanti” è in grado di determinare le caratteristiche biochimiche e biofisiche dei terreni che consentono di valutare e mappare il danno e lo stress idrico per interventi tempestivi mirati.

Sostenibili si Diventa: Nativi Sostenibili

Nella fotografia scattata dallo studio interuniversitario guidato dall’Università Iulm di Milano, i nativi sostenibili sono in bilico tra valori dichiarati e comportamenti reali. Infatti, solo il 12% degli italiani è promotore di una “cultura sostenibile”; il 50% è a un livello intermedio, il 37% risulta poco o per nulla sostenibile. L’immagine cambia però se si ordinano i dati per età, sesso e reddito: le vere sostenibili sono giovani donne tra i 30 e i 35 anni, di cultura e reddito medio-alti.

La Mappa del Gradimento: La Reputazione del Cibo

Si chiama “Food reputation map” e definisce la reputazione sociale del cibo. Oltre alla qualità, infatti esistono 23 indicatori che influenzano le scelte alimentari. Dalle ricadute sulla salute all’impatto sulla società o ambiente. Lo dimostra la ricerca condotta alla Sapienza di Roma che ha creato attraverso 6 indicatori sintetici (essenza del prodotto, effetti culturali, economici, ambientali, fisiologici e psicologici) la mappa per misurare target e gradimento dei cibi.

Il Ruolo di Nestlè

Per la prima volta in Italia un’azienda supera i tradizionali canali di finanziamento alla ricerca per creare un legame fra il mondo dell’impresa e il sistema accademico. Con un investimento già allocato di oltre un milione di euro, Nestlé, infatti, non solo permette operatività a quattro progetti, fra quelli raccolti, coerenti con le priorità strategiche del Gruppo in area scientifica e di valore condiviso ma, attraverso una pubblicazione, divulga ad ampio raggio i risultati di questo corposo lavoro di mappatura rendendoli pubblici e accessibili a tutti.

“Conosciamo bene il valore delle ricerca come leva strategica per la competitività sui mercati: Nestlé investe ogni anno in Ricerca e Sviluppo più di ogni azienda alimentare al mondo. Con il progetto Axìa, però, siamo convinti di aprire una nuova strada per il supporto alla ricerca universitaria del Paese. Cambia l’ottica di riferimento: a beneficiare dei risultati di una ricerca non sono più solo le aziende o gli enti sostenitori, ma l’intero sistema.” sottolinea Manuel Andrés, Capo Mercato del Gruppo Nestlé Italia. “In questo modo Nestlé avvia un percorso che mi auguro possa, in prossimo futuro, essere seguito anche da altre aziende desiderose di investire nella ricerca universitaria con l’intento di creare valore per l’uomo e per l’ambiente in cui esso vive.”

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