ECOLAMP: Come Raccogliere, Scomporre e Riciclare da una Lampadina

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Pubblicato il giorno 30 novembre 2012 - 1 commento



   


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Ogni anno vengono immessi nel mercato italiano circa 120 milioni di lampade a basso consumo di energia. Ecolamp è il Consorzio senza scopo di lucro che si occupa proprio della raccolta e del trattamento delle sorgenti luminose a basso consumo esauste, rifiuti che contengono componenti tossiche ma possono essere riciclati fino al 95%. Grazie a Fabrizio D’Amico direttore generale di Ecolamp, scopriamo uno spaccato di un settore in continua evoluzione.

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Daniel Casarin: Recupero e smaltimento di apparecchiature di illuminazione. Ci puoi dare un quadro della situazione italiana?

Fabrizio D’Amico: Il sistema di raccolta RAEE, di cui le apparecchiature di illuminazione fanno parte, ha ufficialmente preso avvio a gennaio 2008, anche se l’operatività reale inizia nel 2009. In questi anni molto è stato fatto e la crescita della raccolta differenziata di RAEE ha consentito nel 2010 di raggiungere l’obiettivo dettato dalla normativa europea dei 4kg di raccolta pro capite. Attualmente si registra un andamento in discesa nella raccolta di RAEE ad eccezione del cosiddetto gruppo R5, rappresentato appunto dalle lampadine. I dati raccolti dal Centro di Coordinamento (CdC) registrano un +6% nella raccolta di lampadine nei primi 8 mesi del 2012, va tuttavia evidenziato come questo dato non consideri anche i canali di raccolta volontaria, come quelli offerti da Ecolamp e dedicati al mondo professionale, dove il consorzio a fine settembre registrava addirittura un +25%, rispetto al 2011.

Daniel Casarin: Di quale mercato parliamo?

Fabrizio D’Amico: Ecolamp ha registrato, nel 2011, 567 tonnellate dalla raccolta presso le isole ecologiche, 901 dalla raccolta volontaria (servizi Extralamp e Collection Point), per un totale di 1.468 tonnellate. Un +16% rispetto al 2010.

Daniel Casarin: Si può dire che la vostra attività di consorzio è nata in seno ai consorzi di trattamento dei RAEE, come mai è nata questa esigenza di trattamento specifica per le apparecchiature di illuminazione?

Fabrizio D’Amico: Le apparecchiature di illuminazione fanno parte a pieno titolo dei rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE) sin dalla nascita del sistema di raccolta che li riguarda e che è regolato a livello europeo dalle direttive 2002/95/CE, 2002/96/CE e 2003/108/CE, recepite a livello nazionale dal Decreto Legislativo n.151 del 25 luglio 2005.

Il D.M. 185 del 25 settembre 2007, inoltre, ha definito i Raggruppamenti di RAEE che devono essere effettuati nei Centri di Raccolta e in base ai quali vengono calcolate le quote di raccolta di competenza di ciascun produttore:

  • R1 Apparecchiature refrigeranti;
  • R2 Grandi bianchi;
  • R3 Tv e Monitor;
  • R4 PED,CE,ICT, Apparecchi Illuminanti ed altro;
  • R5 Sorgenti Luminose.

Le sorgenti luminose rappresentano una categoria molto particolare per una serie di caratteristiche intrinseche al prodotto. Si tratta di oggetti fragili, essendo costituiti per oltre l’85% da vetro, il loro peso è decisamente contenuto (soprattutto se confrontato con altre categorie di RAEE come i grandi bianchi), contengono piccole quantità di mercurio (da 1 a 5 mg). Questo giustifica l’esigenza di modalità di raccolta e trattamento specifici. Non tutte le sorgenti luminose sono RAEE, non fanno parte della categoria le tradizionali a incandescenza (recentemente uscite dal mercato, ma ancora presenti nelle nostre case) e le lampadine ad alogeni. A parità di emissione luminosa una fluorescente compatta consuma fino all’80% di energia in meno, rispetto alle lampadine a incandescenza tradizionali, ma, a differenze di queste ultime, va raccolta separatamente dai rifiuti indifferenziati.

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Daniel Casarin: Ecolamp è il consorzio che si occupa della raccolta e del trattamento delle sorgenti luminose a basso consumo esauste. Tutti rifiuti che contengono pericolosi composti tossici ma che possono essere riciclati fino al 95%. Ci puoi descrivere nel dettaglio perché è tanto “pericolosa” una lampadina a basso consumo?

Fabrizio D’Amico: Non creerei inutili allarmismi, la classificazione come rifiuto pericoloso deriva dal contenuto di mercurio di queste lampadine. Si tratta tuttavia di quantitativi minimi, che semplicemente richiedono una maggiore accortezza nel maneggiare il prodotto, per evitare che si rompa e che il mercurio fuoriesca, e una raccolta ad hoc, che consenta, oltre al recupero di materie prime seconde, l’adeguato smaltimento del mercurio.

Daniel Casarin: Grazie per la chiara spiegazione, ma come si scompone una lampadina a basso consumo e come vengono raccolti e riciclati i diversi componenti raccolti?

Fabrizio D’Amico: Il trattamento in apposti impianti delle lampadine a basso consumo consente di separare vetro, plastiche, metalli e polveri fluorescenti. ll vetro lavato e triturato può trovare nuove applicazioni in manufatti per l’edilizia (ad esempio lane di vetro e isolanti) o nei processi di vetrificazione delle superfici di piastrelle. Il mercurio viene invece recuperato per distillazione e può trovare applicazione a livello industriale, poiché presenta le medesime caratteristiche della materia prima originale.

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Daniel Casarin: Quali sono le tipiche domande frequenti che consumatori, professionisti, distributori e produttori vi pongono?

Fabrizio D’Amico: Consumatori, professionisti e distributori, quando si rivolgono a noi, cercano informazioni sulla normativa vigente, gli adempimenti burocratici relativi alla propria categoria e, soprattutto, ci chiedono quali siano i canali di raccolta a loro disposizione. Anche i produttori, spesso, ci consultano per sapere se i loro prodotti sono parte della categoria dei RAEE e, quindi, cosa la legge richiede loro di fare in quanto soggetti formalmente responsabili della raccolta e recupero dei rifiuti derivanti dai prodotti che immettono sul mercato.

Daniel Casarin: I Led?

Fabrizio D’Amico: I Led, con la nuova direttiva europea sui RAEE, entrata in vigore lo scorso agosto e in attesa di trasposizione nazionale entro il 14 febbraio 2014, entrano a pieno titolo nella categoria dei RAEE. Per questo motivo Ecolamp li considera già parte della propria raccolta e gli impianti a cui si rivolge sono in grado di gestirne il trattamento. Tuttavia ad oggi, data la loro longevità e il recente ingresso sul mercato, i quantitativi recuperati sono ancora trascurabili.

Daniel Casarin: E’ possibile progettare meglio dispositivi di illuminazione per facilitare al meglio il vostro lavoro? Quali consigli potete dare ai produttori e ai designer?

Fabrizio D’Amico: La tecnologia, da questo punto di vista, è in continua evoluzione e la nostra attività nasce per questa tipologia di prodotti. Le difficoltà che riscontriamo, quindi, sono a volte legate a caratteristiche intrinseche al prodotto, difficilmente eliminabili. Si pensi ad esempio al discorso della fragilità. Sicuramente si studiano soluzioni ottimali per il miglior trattamento possibile e, allo stesso tempo, si chiede uno sforzo da parte di tutti affinché la percentuale di prodotti raccolti in maniera differenziata cresca significativamente, portandoci ai livelli di altri paesi europei con una cultura più radicata in termini di rispetto dell’ambiente e comportamenti ecosostenibili. Nel frattempo gli sforzi di designer e produttori sono certamente rivolti alla realizzazione di prodotti con il minor impatto ambientale possibile.

Fabrizio D’Amico, direttore generale di Ecolamp.

Fabrizio D’Amico, direttore generale di Ecolamp.



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1 commento

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  1. Un ottima realtà produttiva aziendale attenta a garantire sostenibilità ambientale anche per un prodotto, come le lampadine a fluorescenza ( -80% di consumo enegetico) che sono già nate con l’obiettivo di riduzione dei consumi energetici e ambientali rispetto alle vetuste lampadine ad incandescenza, ma che a causa della presenza di alcune sostanze tossiche (inevitabili per come sono state ideate e per la tecnologia utilizzata), presentano comunque questo problema di smaltimento a fine ciclo da non sottovalutare.

    Il LED però é la frontiera dell’illuminazione pubblica, domestica e quella industriale. I suoi vantaggi in termini di riduzione della CO2 equivalente (gas serra) e risparmio energetico sono incomparabili con qualsiasi altra tecnologia diffusa oggi sul mercato persino di quelle a fluorescenza che sono già altamente efficienti. Salvo realtà sperimentali di prodotti o progetti in corso di R&D, di cui al momento non ne conosco l’esistenza, ma che ci sono sicuramente nel mondo (mi verrebbe da pensare per es. ad un progetto di laboratorio che avevo letto “di ricreare i meccanismi biologici della bioluminescenza di alcuni organismi marini abissali tecnofori nel nostro mondo iper tecnologico”) magari anche più avanzati del LED stesso, a questo punto mi viene da porre una domanda a ECOLAMP, e quelle imprese vicine a esso come tipo di Attività?

    Ma se il LED, si diffonderà in futuro come tecnologia principale, realtà produttive come ECOLAMP, sebbene nate con logica ecosostenibile e lodevole, non rischiano di essere “sputate fuori dal mercato” e conoscere gravi perdite economiche?
    C’é una scelta da fare allora:
    Accettare la nuova tecnologia e reinventarsi un nuovo modello produttivo aziendale, che escluda progressivamente il trattamento delle lampadine a fluorescenza sostituite dal LED e tecnologie all’avanguardia
    - Ammesso che il LED non abbia grossi problemi di smaltimento (in questo non sono informato) si riconoscono i benefici ambientali, economici, sociali che sono e quindi si procede a chiudere l’attività perché lo sviluppo nella tecnologia é stato talmente forte che non si può riconoscerlo.

    Mi piacerebbe sapere ECOLAMP cosa ne pensa dell’opportunità offerte dal LED? se ha gia previsto un rinnovamento della sua strategia produttiva ambientale a seguito di una sua possibile diffusione su larga scala nel settore dell’illuminazione?

    Concludo questa mio “lungo” commento con una speranza:

    Mi piacerebbe e spero che il LED si diffonda presto nella nostra società, ma per farlo bisogna intervenire sul suo costo (ancora nettamente troppo alto!!!!) e poi eticamente sulla voglia del singolo (cittadino, azienda, etc.) a spendere un pelo di più all’inizio, ma con l’ottica di un ottimo guadagno sul lungo periodo in un strategico piano di sostituzione delle vecchie tecnologie con quelle nuove più efficienti (aspetto tutt’altro che semplice da instaurare nell’opinione pubblica e accantonato per la forte crisi economica che tutti viviamo).

    Senza riduzione dei costi del LED non é possibile creare i presupposti per diffusione dello stesso su larga scala, ma attenzione se riducono troppo i costi, e nel breve periodo, molte di queste aziende che 10 anni fa hanno deciso di fare un investimento rischioso, perderanno di competitività ed anche questa tecnologia “super” non conoscerà sviluppo e non potrà andare quindi a risolvere un problema energetico ambientale importante come lo spreco nell’illuminazione e la riduzione delle emissioni di gas climalteranti poiché in Italia più della metà dell’energia elettrica é ancora prodotta a partire da combustibili fossili (Ricordiamocelo!)

    Cordialmente

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