Quando si Parla di Innovazione di Prodotto in Chiave Green nelle PMI…

Scritto da Antonia Santopietro in Green Business Italia, News, Storie

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innovazione prodotto, innovazione sostenibile

Pubblicato il giorno 01 marzo 2013 - Nessun commento



   


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La crescente attenzione al mercato dei prodotti “verdi” e dei processi ecosostenibili, ha dato vita a metodi ed approcci per valutare l’eco-compatibilità di un prodotto o processo oltre che a diverse tipologie di certificazioni ed etichettature ambientali.

Tuttavia, il settore è caratterizzato da una disomogeneità di informazioni e una frammentazione di metodologie che disorientano sia il consumatore che le imprese, soprattutto le PMI che hanno la volontà di affrontare l’innovazione dei propri prodotti o processi valorizzando le caratteristiche di sostenibilità al fine di restare competitivi sul mercato.

Per far chiarezza e dare degli esempi concreti ne abbiamo parlato con il dott. Dario Bovo, direttore del Consorzio Venezia Ricerche organismo di ricerca di eccellenza nell’ambito dell’innovazione in chiave green.

consorzio venezia ricerche

Antonia Santopietro: Dott. Dario Bovo, come si progetta un prodotto in maniera ecocompatibile?

Dario Bovo: Rispondere al requisito di ecocompatibilità o considerarlo come obiettivo finale di un processo di progettazione comporta un preciso percorso di sviluppo. Se consideriamo quanto prevede la Direttiva Europea Energy using Products (EuP) del 2005 questa per prima ha definito la progettazione ecocompatibile come “l’integrazione degli aspetti ambientali nella progettazione del prodotto nell’intento di migliorarne le prestazioni ambientali nel corso del suo intero ciclo di vita”.

Si tratta dunque di applicare metodi ed approcci integrati fra loro che valutano la prestazione ambientale di prodotto come le metodologie dell‘Analisi del ciclo di vita (Life Cycle Assessment - LCA) e dell’Ecodesign che guidano i criteri dell’ingegnerizzazione di prodotto nell’ottica della sostenibilità. Pensare il prodotto in termini di ciclo di vita significa pensare all’impatto dei materiali con cui è fatto così come al suo fine vita per ottenere un prodotto “green”. Non possono poi mancare analisi chimiche, prestazioni energetiche e test sperimentali mirati, che consentono di valutare quantitativamente e in maniera corretta, completa e trasparente l’ecompatibilità del prodotto stesso.

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Analisi del ciclo di vita (Life Cycle Assessment - LCA). Esempio di valutazione dei benefici ambientali ottenuti in ambito di processo.

Come Consorzio Venezia Ricerche (CVR), organismo di ricerca specializzato in temi ambientali e nel trasferimento tecnologico, ci siamo trovati più volte ad affiancare le imprese, soprattutto le PMI che non dispongono internamente di un settore R&D, ad innovare il proprio processo o prodotto valutandone l’ecocompatibilità.

Siamo membri della Rete Italiana LCA ed utilizziamo molteplici strumenti per la valutazione dell’Analisi del Ciclo di Vita secondo le norma ISO e mediante strumenti che permettono l’applicazione dei principi dell’Ecodesign. Siamo inoltre partner di The Reach Center inglese ed aderiamo al Water Footprint Network e nel contempo disponiamo, tramite i nostri consorziati, di laboratori in grado di condurre analisi e test specifici che consentono di ottimizzare la fase di utilizzo del prodotto. L’insieme di queste competenze ci consente di individuare i più significativi indicatori di prestazione ambientale tagliati su misura per singolo prodotto o di valutare correttamente il fine vita degli stessi, migliorando se necessario anche i processi aziendali.

Antonia Santopietro: Ci può portare qualche esempio di questi processi di innovazione sostenibile?

Dario Bovo: Uno dei primi progetti che abbiamo affrontato è stato lo sviluppo di nuovi manufatti per l’arredo marino. L’obiettivo era quello di trovare una soluzione all’annoso problema del degrado del legno causato dagli organismi marini che in pochi anni lo rendevano inutilizzabile con una soluzione green. Abbiamo sviluppato assieme ad una PMI, che ha fatto poi nascere una nuova azienda la Greenwood (greenwood-venice.com), un materiale composito a base di farina di legno e poliolefine per la produzione di diverse tipologie di manufatti (tavole per camminamenti, passerelle, pali, ecc.) e abbiamo brevettato un palo di ormeggio realizzato con questo materiale. Lo sviluppo ha considerato tutto il ciclo di vita del prodotto in particolare il fine vita tanto che il manufatto è concepito affinché possa essere estruso nuovamente e rilavorato molte volte dopo il suo utilizzo.

In un altro settore tecnologico come quello delle refrigerazione per la ristorazione professionale abbiamo accompagnato Afinox nella valutazione dei consumi energetici dei loro nuovi prodotti in fase di prototipazione intervenendo in fase di progettazione e realizzazione applicando i dettami dell’Ecodesign e dell’LCA. Abbiamo valutato in particolar modo l’utilizzo di materiali isolanti innovativi ottenendo un significativo miglioramento delle prestazioni ambientali nel fine vita.

laboratori di eccellenza

Antonia Santopietro: Come una PMI può affrontare l’innovazione “verde” tecnicamente?

Dario Bovo: Non è semplice per una PMI affrontare tutti gli aspetti ambientali che generalmente non sono il suo core business. L’impresa deve senz’altro trovare un partner in grado di fornire un supporto qualificato che punti a soluzioni di avanguardia in campo ambientale, quindi che sia esperto nella valutazione e minimizzazione degli impatti ambientali e che sia capace di apportare innovazione e valore aggiunto al prodotto. A volte l’ecocompatibilità può essere un obiettivo a volte può diventare un approccio per stimolare l’innovazione. Ripensare il ciclo produttivo con i suoi impatti e cercare di minimizzarli diventa lo stimolo per la ricerca soluzioni innovative. La strada per l’innovazione sostenibile non è univoca.

L’unico elemento categorico è che l’attributo green deve essere misurabile come qualunque altra evidenza tecnico-scientifica in modo da farlo percepire anche al cliente finale. Tra gli strumenti di finanza agevolata che possono accompagnare l’impresa, sicuramente i progetti di ricerca europei dedicati allo sviluppo di nuove tecnologie nell’ottica della sostenibilità ambientale sono quelli più attenti a questo aspetto. Come Consorzio spesso collaboriamo con PMI nel presentare proposte di progetto nell’ambito di diversi filoni di finanziamento: dal 7° Programma Quadro o dedicato alla ricerca applicata all’Eco-innovation che promuove la diffusione dei prodotti più innovativi ed ecocompatibili nel mercato europeo.

Antonia Santopietro: Dopo che il processo di innovazione ha avuto luogo, quali sono le strategie efficaci di comunicazione verso l’esterno?

Dario Bovo: L’identificazione dei prodotti ecocompatibili può avvenire tramite il riconoscimento del possesso di determinate etichette ambientali di prodotto od in assenza di esse mediante la certificazione dello studio LCA realizzato su esso da parte di un ente terzo. Le eco-etichette sono, infatti, uno strumento di comunicazione della disponibilità di una ditta a fornire volontariamente informazioni sulla politica ambientale adottata nella realizzazione dei propri prodotti. In tal senso l’Environmental Product Declaration (EPD), ovvero la dichiarazione Ambientale di Prodotto, non avendo limitazioni come l’Ecolabel (che è possibile ottenere solo per una serie specifica di prodotti o servizi) sta avendo sempre più successo. Proprio in questi giorni dopo la realizzazione dello specifico studio di LCA che richiede tale certificazione stiamo portando differenti imprese ad ottenere questo prestigioso marchio con prodotti che spaziano dal parquet agli isolanti termici in polietilene espanso a prodotti in materiali compositi.

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Informazioni sull'autore: Antonia Santopietro

Antonia Santopietro è Consulente e Formatrice in Marketing, Comunicazione, ed Empowerment, Socia Individuale Professionista di Marketing di AISM (Associazione Italiana Marketing), per la quale è Coordinatrice del Dipartimento Green Marketing ed animatrice dei Gruppi AISM su Linkedin. E’ stata Consigliere di Direzione di ADICO della quale è attualmente membro professionista.

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