Il futuro del Design: 4 interlocutori d’eccezione al World Economic Forum di Davos per identificare i 3 principali temi che trasformeranno il futuro di ciò che ci circonda

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3 temi per identificare il futuro del design. Un dibattito nato al World Economic Forum di Davos in Svizzera grazie a 4 interlocutori: Paola Antonelli (curatrice del dipartimento di architettura e design per il MoMA di New York), Hilary Cottam (sviluppa soluzioni in materia di istruzione, assistenza sanitaria e altri servizi pubblici) e John Maeda la stella del digital design nominata preside del Rhode Island School of Design (RISD).

Il 1° tema affronta il problema dei progettisti di poter dedicare più tempo ed energia al 90& della popolazione del mondo che non può permettersi la maggior parte di prodotti e servizi concepiti soprattutto pensando alla minoranza ricca del 10% che probabilmente ha meno bisogno delle loro innovazioni.

Il 2° tema affronta la smaterializzazione. Piuttosto che creare oggetti e prodotti nuovi, i designer e gli industrial designer dovrebbero preoccuparsi a integrare alcuni oggetti in dispositivi elettronici digitali. Come accade ad esempio per i dispositivi multifunzione come l’Apple iPhone.

Il 3° tema affronta le responsabilità morali di un designer. In un momento in cui nessuno di noi può ignorare le conseguenze ambientali ed etiche degli oggetti che compriamo. Il processo di come un oggetto è stato realizzato, venduto e poi smaltito, ormai deve diventare parte integrante di una progettazione e design sostenibile.

Paola Antonelli del MoMA è focalizzata sul rapporto fra design, scienza e tecnologia. Il suo progetto riguarda la stampa 3D, ora in rapidissima crescita anche grazie alle ricerche di aziende come Materialisse in Belgio. Un processo che permette un alto grado di personalizzazione di oggetti, complementi e mobili, realizzata a computer. Nessun materiale sprecato durante la produzione, nè la fabbrica, nè il rivenditore dovrà detenere scorte. “Non ci sarà nessuno spreco di risorse e di spazio” prevede Paola Antonelli, ma purtroppo ci sarà un numero inferiore di vendite a fine stagione.

Paola Antonelli ritene inoltre che la propria privacy o “massima esistenza” come la chiama lei, diventerà sempre più un fattore importante e da considerare per i progettisti e designer del futuro. Questo fenomeno iniziato nei primi anni ’80 con il lancio dei primi dispositivi portatili come il Sony Walkman per finire ai giorni nostri con iPod è avvenuta l’eliminazione di rumori esterni per gli auricolari permettendo di creare uno spazio più “privato” nelle sempre più trafficate metropoli.

In conclusione per Paola il potenziale per il design del futuro dovrà necessariamente unirsi ai progressi della scienza e della tecnologia per poter soddisfare qualsiasi desiderio. I recenti sviluppi della bioingegneria e delle scienze cognitive hanno un potenziale enorme, ma devono essere applicati con intelligenza. “A causa del loro ruolo di intermediari fra ricerca scientifica – tecnologica e produzione, i designer spesso agiscono come i principali interpreti di una nuova società intellettuale e -pragmatica- “. E questo sarà il prossimo tema della mostra al MoMa del prossimo mese “Design and the Elastic Mind“.

Hilary Cottam ci presenta il “Design come forza politica – i modi in cui un approccio progettuale ha un potere reale di affrontare le grandi questioni sociali del nostro tempo”. Il suo intento è quello di utilizzare il design per incoraggiare un cambiamento di comportamento nelle persone. Un esempio è Activmobs, un programma sviluppato per il Britain’s Design Council, in cui i progettisti hanno collaborato con operatori sanitari per trovare il modo di aiutare gruppi di persone con problemi comuni come il mal di schiena, malattie cardiache e sovrappeso. Queste persone in contatto continuo e incoraggiati da un assistente monitoravano la loro salute con risultati positivi.

Un altro ruolo per il designer è quello di sviluppare nuovi modi di affrontare i problemi sociali attraverso la collaborazione di massa. Questa forma di approccio è stato applicato con successo in un altro progetto del Design Council che riguarda le persone con diabete rilevando i problemi relativi alla loro condizione e trattamento. Hilary Cottam ha inoltre affrontato il ruolo del designer nel processo decisionale politico, sostenendo che i progettisti sarebbero meglio affiancati dai politici per capire le ambiguità e le contraddizioni della vita quotidiana. Ha suggerito inoltre che ogni parlamento dovrebbe includere almeno un designer.

John Maeda ha affrontato invece il tema delle responsabilità morali di un designer. Egli ha sottolineato l’importanza della trasparenza nel design e di estendere la partecipazione “open source” al processo di sviluppo di un progetto estendendolo anche ad altri settori della produzione. E John Maeda ha sottolineato a proposito che mantenere un segreto (riguardo a un progetto) crea l’illusione del potere ma se tutti sapessero di non avere nessun segreto il suo valore sarebbe nullo. Per capire un pò più sul suo approccio, Maeda, il giorno in cui fu nominato preside del RISD, lanciò un blog dove tutti potessero parlare apertamente riguardo la scuola.

Il suo secondo argomento argomento è stato la semplicità e la sua importanza nel design moderno dato che le nostre vite diventano sempre più complicate (spesso inutilmente). Uno dei principali colpevoli, secondo Maeda, è la tecnologia, che ha un enorme potenziale di semplificazione delle nostre vite, ma ha crea spesso l’effetto opposto. Una priorità quindi per i designer del futuro sarà quella di garantire un utilizzo semplice e intuitivo di qualsiasi prodotto.

John Maeda ha concluso sottolineando l’importanza per tutti di dover apprezzare la bellezza dei luoghi e degli oggetti di tutti i giorni e che spesso diamo per scontata. Facendo alcuni esempi di intriganti forme offerte dalla natura Maeda ha suggerito che dovremmo prendere spunto da questa e rallegrarci della possibilità avuta.

[ Links utili e approfondimenti ]

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• HeraldTribune