Innovazione & Sostenibilità: Città Intelligenti e Intelligenza nelle Città

Scritto da Daniel Casarin in News, Smart City, Zoom

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Pubblicato il giorno 02 gennaio 2014 - Nessun commento



   


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The world is urban. Attualmente oltre la metà degli abitanti della terra vivono in città e questo numero è destinato a crescere raggiungendo il 70% entro il 2050.

Non solo sempre più persone gravitano intorno ad una città e cercano di raggiungere una città per opportunità economiche, ma anche sempre più per opportunità uniche offerte dalla cultura e dalla qualità della vita che ne deriva. Le città sono centri di crescita economica e l’ambiente urbano sta diventano sempre più “intelligente” in tutto il mondo.

Così le città si trovano ad affrontare importanti sfide a livello globale nel campo della promozione della salute pubblica alla ricerca di soluzioni e risultati sostenibili integrando strategie di resilienza. I progettisti così stanno iniziando a lavorare e collaborare cercando di prevedere l’evoluzione dell’ambiente urbano, aiutando e supportando la progettazione di soluzioni innovative.

Ambienti, Barriere e Spazi di Crescita

I leader di ogni città su scala globale stanno entrando in una nuova era di competizione e collaborazione senza precedenti: per prosperare le città devono necessariamente creare un ambiente sotto ogni profilo sostenibile. I governi locali in tutto il mondo stanno lavorano con professionisti, progettisti ed esperti in nuove tecnologie per creare nuovi quartieri ed edifici unici sotto ogni profilo. Piattaforme per il futuro? Qualcuno sta cercando di effettuare scelte politiche importanti sfruttando la creatività attraverso progetti di social design in modo da generare un ambiente più sano, stimolante e a misura d’uomo. Iniziative come quelle dell’AIA, “le città come un laboratorio”, cercano di evidenziare e sostenere queste politiche. Un progetto che mira a dimostrare la potenza e l’importanza delle aree urbane come laboratorio per un cambiamento sostenibile.

Il progetto Global Urban Solutions Challenge in collaborazione con università come il MIT Center for Advanced Urbanism e partnership locali intende creare soluzioni sostenibili integrando design e tecnologia focalizzandosi su aree chiave come salute, ambiente e resilienza. Un progetto nato negli USA attraverso la Clinton Global Initiative e di ampio respiro che attraverso il coinvolgimento di università di architettura e di leader delle più grandi città al mondo offre la possibilità di ottenere risultati su larga scala replicabili in tutto il mondo.

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Prospettive in Italia e l’I-City Rate 2013

Smart City Exhibition intanto inizia ad aprire con i suoi contenuti a nuove visioni e contenuti. E se in un’intervista Douglas Schuler, fondatore di progetti come Seattle Community Network e ormai impegnato intorno a concetti quali Civil Intelligence e Human Smart Cities, si pensa ad un’Italia come laboratorio. Coinvolgere, partecipare, proporre soluzioni, pensare al futuro, delineare i problemi e i modi per risolverli sono i (soliti) punti chiave. Ma quanto la casta che governa il bel paese è in grado di intraprenderle? Continua nella sua intervista Douglas Schuler: “Non possiamo limitarci a chiedere alle istituzioni di risolvere i problemi per noi, in quanto nella maggior parte dei casi le amministrazioni non pongono attenzione se non c’è coinvolgimento o non viene mostrato interesse.” Quanto aziende, enti e associazioni sono in grado di promuovere una cultura di questo tipo in Italia?

E sempre in Italia intanto l’ICity Rate, il rapporto annuale realizzato da Forum PA, dopo aver analizzato 103 comuni e capoluoghi ha identificato con Trento e Bologna le città italiane con dimensione urbana e sociale più vicina ai bisogni dei cittadini.

ICity Rate è il Rapporto annuale realizzato da ICity Lab per fotografare la situazione delle città italiane nel percorso verso città più intelligenti, ovvero più vicine ai bisogni dei cittadini, più inclusive, più vivibili. Per realizzare il Rapporto, ICity Lab individua e analizza diverse dimensioni urbane e, per ognuna di queste, un certo numero di variabili e di indicatori. I valori ottenuti dall’esame delle variabili/indicatori sulla base delle fonti esistenti, vengono poi trasformati e aggregati in un unico valore di sintesi che consente di stilare un indice finale (lo smart city index). Per un esame più dettagliato della metodologia utilizzata, si rimanda alla nota metodologica presente all’interno del singolo rapporto.

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Città Intelligenti e Intelligenza nelle Città

Costantemente si parla di creare piattaforme tecnologiche che rendano il sistema più equo ed efficace. Progetti di lungo periodo, incrementali e di progettazione partecipativa che spesso integrano mobilitazione sperimentale e formativa all’interno della comunità in cui si opera. Si parla di “decisioni che devono essere prese sicuramente per le persone, ma dobbiamo fare in modo che anche le persone stesse siano parte di questo processo.”

Concetti quali intelligenza collettiva, intelligenza distribuita e participatory democracy, processi collaborativi di problem solving e Web 2.0. Processi e strumenti di estremo interesse che però costantemente si scontrano contro una politica nazionale, regionale e locale che filtra, seleziona e cura clientele al di là di ogni visione di innovazione sostenibile (che mette al proprio centro l’uomo), dando solamente una visione distorta e vuota della “democrazia”. Le città non sono basate sulla tecnologia, ma la tecnologia può aiutare chiaramente le città a diventare un luogo migliore dove vivere e lavorare. La tecnologia migliora l’efficienza energetica urbana, la qualità della vita, così come l’attrattiva economica, sociale e ambientale.

Human Centered Design

Nelle città intelligenti si sta sempre più dimostrando a livello teorico che la dimensione “human” è la reale componente che ne fa la sua intelligenza. Apprezzo con vivo interesse l’avvio del master professionalizzante “Design of People Centered Smart Cities” realizzato e organizzato dall’Università di Roma Tor Vergata, sostenuto dal Forum PA dove una conoscenza orizzontale (metodologie di analisi e problem setting, sviluppo strategico del contesto e relativi strumenti, gestione e condivisione di dati e conoscenza, infrastrutture tecnologiche e tecnologie abilitanti) vede affiancata una conoscenza verticale su temi quali smart living and people, smart environment, smart mobility, smart governance, smart cultural heritage and learning. Ma la “stanza dei bottoni” non continua a restare un luogo chiuso e necessario alle lobby e alla casta per garantire la propria incolumità in termini economici e di potere, proprio laddove una concentrazione culturale estrema, progressista da una parte e conservatrice dall’altra, sono più marcate?

Risvolti di modelli top-down standard non esistono, ancor più in Italia, dove si è chiaramente evidenziato come non possa esistere un’unica via allo sviluppo delle smart city; il nostro, resta un territorio estremamente eterogeneo dove le componenti politiche, economiche e sociologiche disegnano un tessuto urbano spesso estremamente complesso. Così come non può esistere una pianificazione top-down di una smart city senza un’adeguata attenzione all’accettazione sociale che diventa effettivamente il vero e reale motore di sviluppo (sociale ed economico). Il grande dubbio resta la governance politica. La realtà infatti è estremamente più complessa al di là di qualsiasi approccio metodico o tecnologico. “Riscaldare” le relazioni sociali diventa una delle sfide più importanti a fronte dell’ambiente più alienante che esista: quello urbano. Non si tratta solo di concreta occupazione o ricchezza economica, ma si tratta di andare oltre e forse guardare le reali necessità di ogni uomo, etiche e valoriali.

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Informazioni sull'autore: Daniel Casarin

Una formazione trasversale lo avvicina al system e design thinking. Ideatore e fondatore di GenitronSviluppo.com, è a capo di Adv Media Lab, incubatore di soluzioni e servizi avanzati di digital strategy e performance marketing; ed Etnograph, team multi-disciplinare di progettisti, ricercatori e consulenti che opera in tutta Europa nel campo dell’innovazione aziendale. Operando costantemente in attività di business design, social design e digital strategy, Daniel supporta brand e organizzazioni in processi di innovazione design-driven.

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