Al momento, è bene precisare, nessuna decisione è stata presa e un quadro definitivo poi sarà tracciato solo con la stesura del nuovo piano industriale , previsto per fine febbraio. L’orientamento, in ogni caso, sarebbe quello di muoversi sulla stessa linea tracciata da Enel, che di recente ha annunciato lo spegnimento di ben 23 vecchie centrali a causa del crollo della domanda di elettricità e della forte concorrenza delle rinnovabili. Una mossa che, per entrambe le aziende, viene dettata dalla necessità di razionalizzare l’attuale e ormai cronica sovraccapacità produttiva, con un conseguente e significativo risparmio in termini di costi, fatta salva la gestione delle inevitabili ricadute sul fronte occupazionale.
A indicare la strada, come riportato da Radiocor, è stato lo stesso amministratore delegato di A2A, Valerio Camerano, durante l’ultima conference call con gli analisti a commento della trimestrale. A specifica domanda, il manager ha chiarito che, seppur i ragionamenti sulla questione siano in una fase «molto preliminare», si prevedono:
«chiusure eventuali di impianti termoelettrici fino a 2mila MW: tutto sarà più chiaro nel business plan, ma questo è l’ordine di grandezza su cui stiamo ragionando».
In poche parole, si tratterebbe di fermare poco più di un terzo dell’intero parco termoelettrico, alimentato a gas, della multiutility lombarda un parco con capacità produttiva complessiva pari a 5500 MW e composto per l’esattezza da sei centrali a gas: tre controllate direttamente (Cassano d’Adda, Gissi e Mincio) e altrettante attraverso la ex genco Edipower (Chivasso, Sermide e Piacenza). Per dare un’idea dell’attuale situazione, basta pensare che l’anno scorso gli impianti termoelettrici di Edipower hanno registrato un fattore di utilizzo del 9%, dal 19% del 2012 e dal 25% del 2011.
Di fronte a numeri simili, e vista l’assenza di iniziative immediate a sostegno del settore termoelettrico da parte del Governo, si deve ricorrere alla chiusura di alcuni impianti, viene ritenuto ormai inevitabile, anche perché le stime sul medio periodo non lasciano intuire alcuna ripresa sostanziale della domanda di energia. Ad oggi, peraltro, fanno notare gli esperti del settore, praticamente tutte le centrali termoelettriche italiane, a eccezione di quelle a carbone, bruciano cassa per raggiungere il target di 2mila MW, il management di A2A ha attualmente allo studio di diverse soluzioni e un mix di interventi ancora da definire ma che in ogni caso garantiranno la piena tutela dell’occupazione.
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