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Non male per quelle aree del Paese, abituate a vedersi verso il fondo della lista. Lo studio di Fondazione Impresa, che si basa sull’incrocio di dati provenienti principalmente da Istat, Terna, Ispra, Sinab ed Enea, fotografa lo stato dell’arte della green economy nel Belpaese utilizzando 21 indicatori standardizzati: energia pulita, risparmio energetico, riciclo rifiuti, bioagricoltura, eco-edilizia, diffusione di licenze Ecolabel, per specificare qualche parametro. Persino piste ciclabili, turismo ecologico, vendita di prodotti bio, edilizia e carbon intensity (emissioni per unità di pil). Le regioni del Mezzogiorno, quindi, non ottengono brutti piazzamenti, come spesso accade nelle classifiche socio-economiche. Ma mostrano una capacità di sviluppo nelle strategie ecofriendly.
«Il loro punto di forza è la produzione dell’agroalimentare biologico in continua espansione — spiega Daniele Nicolai, ricercatore di Fondazione Impresa —. Il biologico è settore in crescita nel nostro Paese, in controtendenza rispetto alla contrazione generale dei consumi. Ma stanno andando avanti anche su altri campi, come le energie rinnovabili. L’Abruzzo, per esempio, ha 13 indicatori su 21 nella parte alta della classifica e si distingue per la carbon intensity e la quantità di rifiuti in discarica che sono pia bassi della media nazionale». II primo posto, indiscusso, è assegnato al Trentino-Alto Adige. Non è una novità. La regione del Nord-Est conferma la leadership dell’anno scorso e svetta da sola in cima alla classifica, staccando di diversi punti gli inseguitori.
«Il Trentino-Alto Adige è comunque incalzato dal blocco sottostante — precisa Nicolai — perché rispetto al 2013 ha perso qualche punto, passando da un indice vicino all’1 allo 0,6. Adesso ha soltanto 8 indicatori nelle primissime posizioni, mentre lo scorso anno ne aveva 11».
A tenerla così in alto è la quota di energie elettrica prodotta da fonti rinnovabili (92% contro una media nazionale di 38,6%), anche se il risultato dipende dalla disponibilità di risorse idriche naturali. Prendendo in esame la situa zione generale descritta dall’Ige, si osserva un’Italia verde un po’ a macchia di leopardo. I dati sono estratti a livello regionale e non tengono conto dei casi eccellenti mostrati da alcuni comuni isolati. Ciò che stupisce è il piazzamento negativo della Lombardia.
«Non siamo abituati a vederla così in basso, considerando che ha un’economia migliore di altre — commenta Nicolai — e nonostante il risultato finale, possiamo dire che si salva in extremis perché presenta due eccellenze: è al primo posto per la quantità di rifiuti smaltiti in discarica e per densità di piste ciclabili».
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