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“Nel 2017, quando BLOOM ha iniziato la sua campagna al Parlamento Europeo, tutti i partiti politici tranne uno (la Sinistra Unitaria Europea) accettavano il principio della pesca europea, i pescatori artigianali non avevano più alcuna speranza di vederla vietare e il dibattito verteva addirittura sulla sua estensione massiccia in Europa”, dichiara Claire Nouvian, fondatrice di BLOOM.
“Il cammino fatto fin qui è enorme. Partivamo da lontano. Abbiamo completamente ribaltato a nostro favore l’ecosistema politico e la negoziazione questa sera si è concentrata unicamente sulla data di entrata in vigore del divieto, nessuno metteva più in discussione il principio.”
Fino ad allora, i pescherecci da traino già equipaggiati con l’energia elettrica potranno continuare ad avvalersi delle esenzioni accordate dal 2007, vale a dire entro il limite del 5% dei pescherecci da traino degli Stati membri. Nessuna nuova deroga sarà ammessa.
Inoltre, l’accordo politico raggiunto specificava che la ricerca scientifica doveva essere rigorosamente controllata, con un numero limitato di navi (sei navi, decisamente troppe) e l’avvallamento dell’organismo scientifico della Commissione europea (il Comitato scientifico, tecnico ed economico per la pesca).
“Finalmente! ” ha esclamato Mathieu Colléter, capo delle relazioni istituzionali di BLOOM, che ha seguito da vicino il dossier pesca elettrica a Bruxelles. “Ci sono voluti più di due anni di campagne, due denunce formali alla Commissione europea, una richiesta di apertura di indagine europea per frode, una vertenza di BLOOM dinanzi alla Mediatrice europea, centinaia di incontri con le Rappresentanze permanenti degli Stati membri e con i parlamentari Bruxelles per ottenere il divieto totale di praticare la pesca elettrica.”
Sabine Rosset, direttrice di BLOOM, ha precisato che il divieto dal 30 giugno è stato il risultato di un compromesso troppo generoso nei confronti dei Paesi Bassi. Costretti al divieto, gli industriali chiedevano una transizione lunga tre anni, per poter continuare a devastare l’ambiente marino fino al 2022, mentre BLOOM e i pescatori artigianali reclamavano un divieto in vigore dal 31 luglio, 2019.
“Un periodo di transizione di XXX a partire da oggi è troppo lungo per i pescatori artigianali che soffrono da anni ormai la concorrenza sleale delle navi industriali che pescano illegalmente”, nel frattempo, la Francia deve vietare senza ulteriori ritardi la pesca elettrica nelle proprie acque, in modo che le navi olandesi non possano più pescare sulle nostre coste. Inoltre, è essenziale che le istituzioni prevedano un piano di emergenza per fornire un sostegno finanziario alla pesca artigianale, perché non ha più i mezzi per resistere.”
“Quando abbiamo iniziato la nostra campagna contro la pesca elettrica, l’intero ecosistema politico era contro di noi ” ricorda Claire Nouvian, fondatrice di BLOOM. “Ci siamo imbarcati in questa nuova lotta, decisamente troppo grande per la piccola squadra di BLOOM, perché ci sembrava moralmente inaccettabile permettere la “fulminazione” della vita marina. Ma le scoperte dei nostri ricercatori Laetitia Bisiaux e Frédéric Le Manach ci hanno permesso di portare alla luce fatti di una gravità inaspettata: abbiamo rivelato una serie di decisioni pubbliche profondamente corrotte a favore delle lobby olandesi della pesca industriale. La nostra lotta ha avuto una svolta inaspettata, portando alla luce la frode sistemica, gli abusi finanziari, i privilegi ingiustificati e la disfunzione preoccupante delle istituzioni. Oggi celebriamo non solo una vittoria per l’ambiente marino e la pesca artigianale, ma anche per i cittadini. Questo risultato ci ricorda che con perseveranza e rigore, un piccolo gruppo di persone motivate e sostenute dall’opinione pubblica può vincere contro un sistema politico-industriale radicalmente ostile.”
BLOOM ha reso omaggio alla mobilitazione dei pescatori artigianali europei, delle associazioni e dei cittadini che hanno fatto campagna con noi così come ad alcuni politici che hanno svolto un ruolo chiave nel percorso verso la vittoria, come gli eurodeputati Younous Omarjee, Yannick Jadot e Rosa d’Amato.
Anche la mobilitazione di alcuni eletti si è rivelata cruciale: Isabelle Thomas, François Ruffin, Erwan Balanant, Paul Christophe, Jean-Luc Mélenchon (e molti altri) in Francia, Frédérique Ries in Belgio, Anja Hazekamp nei Paesi Bassi e i britannici Richard Benyon, Zac Goldsmith, Julie Girling, John Flack e Peter Aldous.
“La Commissione europea ha riconosciuto il merito della nostra denuncia sull’illegalità dell’83% delle licenze di pesca elettriche” ricorda Frédéric Le Manach in conclusione, “e ha annunciato che intende avviare una procedura d’infrazione nei confronti dei Paesi Bassi. La decisione dipende dal Collegio dei commissari. Ma nella notte tra il 12 e il 13 febbraio abbiamo saputo, ancora una volta dai giornalisti olandesi, che è stata presa la decisione di non perseguire penalmente i Paesi Bassi per le loro licenze illegali. Dalla stessa fonte avevamo anche appreso la decisione dell’Ufficio europeo di lotta anti-frode di non aprire un’inchiesta a seguito della denuncia da BLOOM. La misura adesso è colma! Abbiamo chiesto a Jean-Claude Juncker di esprimersi pubblicamente per dirci se il Collegio dei commissari ha bloccato o no la richiesta della Direzione Generale degli Affari marittimi e Pesca (DG MARE) di avviare un procedimento contro i Paesi Bassi. D’altro canto, i milioni di euro raccolti con licenze illegali devono essere restituiti ai contribuenti europei, costi quel che costi. Non ci fermeremo qui”.
L’accordo raggiunto sul divieto di pesca elettrica deve ancora essere approvato dal Parlamento europeo in una votazione in plenaria. “È un passaggio obbligatorio ma senza rischi. Una volta che un compromesso è stato raggiunto su un terreno politico così delicato, è quasi impossibile che il Parlamento lo metta in pericolo” specifica Mathieu Colléter.
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