Antibiotici nella Carne? Ora Anche nella Verdura! Nuovi Studi Dimostrano come gli Ortaggi, Anche quelli Biologici, Possano Contenere Antibiotici e Farmaci Utilizzati nell’Industria dell’Allevamento

Scritto da Redazione - GenitronSviluppo.com in Ambiente, Zoom

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Pubblicato il giorno 15 gennaio 2009 - Nessun commento



   


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Per mezzo secolo, i produttori di carne hanno alimentato gli animali della propria azienda con  antibiotici cercando di aumentarne la loro crescita e di evitare le infezioni. Ora dei ricercatori dell’università del Minnesota hanno scoperto che tali farmaci sono presenti in luoghi inaspettati: verdure, come il granoturco, le patate e la lattuga assorbono gli antibiotici quando vengono coltivati in terreni fertilizzati con letame prodotto da bestiame “dopato”.

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Oggi, secondo l’Union of Concerned Scientists, il 70% degli allevatori solo negli USA utilizza antibiotici e farmaci per il loro bestiame regolarmente, includendo bovini, suini e pollame,  Anche se questa pratica sostiene una crescente domanda di carne, genera nella salute pubblica timori connessi con questa crescente presenza di antibiotici e farmaci. Ora, la nuova ricerca mostra che questi antibiotici possono anche essere ingeriti attraverso verdure e ortaggi, magari anche quelli coltivati su aziende biologiche. I ricercatori del Minnesota hanno studiato mais, cipolla e cavolo verde trattato nel 2005 con letame, per valutare gli impatti ambientali degli antibiotici e dell’alimentazione del bestiame. Sei settimane dopo, i raccolti sono stati analizzati e si è riscontrato clorotetraciclina (Aureomicina), un farmaco ampiamente utilizzato per il trattamento di malattie nel bestiame. In un altro studio di due anni più tardi si è studiato mais, lattuga e patate piantati in un terreno trattato con concime liquido di maiale. Negli ortaggi successivamente si sono riscontrate concentrazioni di un antibiotico che prende il nome di Sulfametazina, comunemente usato per i suini.

“Circa il 90% di questi farmaci che vengono somministrati agli animali finiscono per essere rilasciati negli escrementi e nelle urine e poi utilizzati come concime”, spiega Holly Dolliver, membro del team di ricerca. “La stragrande maggioranza del letame viene poi utilizzato come un importante contributo per 9,2 milioni di ettari (USA) in terreni agricoli.” E lo stesso letame, ampiamente utilizzato in sostituzione di fertilizzanti chimici, viene aggiunto come sostanza nutritiva che aiuta a far crescere le piante anche in agricoltura biologica. “Abbiamo inoltre scoperto che, sebbene le colture in studio sono state coltivate e raccolte solo nelle serre per un periodo di sei settimane, di gran lunga inferiore ad una normale stagione di crescita, gli antibiotici sono stati assorbiti facilmente nelle loro foglie. Se coltivati poi per una piena stagione, i farmaci ancora più probabilmente riescono a trovare la loro strada in tutte le parti della piante di cui si nutre l’uomo”, afferma Dolliver.

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“L’accumulo di antibiotici negli ortaggi che coltiviamo è solo un’altra conseguenza negativa della nostra industria, agricoltura e allevamento che non dovrebbe sorprenderci dato il quantitativo di dopanti spesso somministrati al bestiame”, continua Steve Roach, direttore del programma di sanità pubblica Riguarda Trust. Una constatazione che preoccupa particolarmente gli scienziati alimentari riguarda l’accumulo di antibiotici all’interno dei tuberi di patata. I tuberi infatti come patate, carote e ravanelli, l’uomo gli utilizza direttamente e spesso in larga quantità. “Dato che queste colture di tuberi e radici sono a diretto contatto con il suolo si riscontrare una maggiore propensione nell’assorbimento di quantità significative di antibiotici”, spiega Gupta.

Gli scienziati infatti così temono che mangiare verdura e carne “dopata” con farmaci per il trattamento di infezioni degli animai, significhi promuovere ceppi resistenti di batteri negli alimenti e nell’ambiente. Roach intanto ha dichiarato: “la chiara implicazione della sanità pubblica” dal trattamento con antibiotici nel bestiame e lo sviluppo di batteri resistenti, può ridurre l’efficacia della medicina umana. Precedenti studi hanno dimostrato che un’eccessiva diffusione di antibiotici riduce la loro capacità di curare le infezioni. Gli scienziati inoltre ritengono anche che gli antibiotici possono aver contribuito alla crescita esplosiva di sintomatologie come asma e allergie nei bambini negli ultimi 20 anni.

I ricercatori dell’Henry Ford Hospital di Detroit hanno seguito 448 bambini, nella loro crescita fino a sette anni, e coloro che hanno ricevuto antibiotici nei loro primi sei mesi hanno avuto un più alto rischio di sviluppare allergie e asma. Tali preoccupazioni per la salute ha portato l’Unione europea nel 2006 a vietare l’uso di antibiotici come additivi per mangimi nella la promozione della crescita del bestiame. Ma gli allevatori sostengono che la diffusione di ceppi resistenti di batteri deriva dall’eccessivo uso di tutti i medicinali per il trattamento di malattie infettive in uomini e animali.

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Senza considerare il fatto che il letame può avere un impatto più che sul suolo. Una volta distribuito sulla terra, gli antibiotici presenti possono infiltrarsi nelle falde idriche e nelle acque superficiali a causa del dilavamento del suolo, ha spiegato Dolliver. “L’altra cosa da ricordare è che non esiste un ambiente sterile. Topi, conigli e volpi attraversano continuamente i terreni agricoli mentre gli altri animali pascolano, tutte con il potenziale di diventare vettori di batteri resistenti agli organismi e capaci di diffonderlo ad altre specie animali”, ha affermato Pat Millner, uno US Department of Agriculture. La presenza di antibiotici all’interno della catena alimentare è destinato ad aumentare in quanto l’US Food and Drug Administration ha permesso un maggiore utilizzo di farmaci nell’allevamento degli animali. Ad esempio, lo scorso ottobre, l’FDA ha abbandonato i piani per bloccare l’utilizzo di cefquinome, un potente antibiotico.

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L’alta temperatura con cui viene trattato spesso il letame nel compostaggio certificato per agricoltura biologica generalmente destina ad uccidere agenti patogeni e ciò potrebbe eliminare alcuni antibiotici. Ma i produttori non sono tenuti a verificare il trattamento del letame. “Abbiamo urgente bisogno di trovare un modo per mettere in atto gli orientamenti sugli alimenti biologici in merito a tali prodotti”, afferma Gupta. Il compostaggio può essere d’aiuto così ad eliminare una parte di questi farmaci. “Il processo avviene molto rapidamente e in questo studio ci sono voluti circa 10 giorni”, continua Millner. “Questo non è sorprendente dal momento che anche gli antibiotici non sono un composto chimico termicamente stabile”.

Si è riscontrato che in un compostaggio ben fatto si è stati capaci di ridurre le concentrazioni di alcuni antibiotici fino al 99%. “Questi risultati suggeriscono la gestione del letame come importante strategia per ridurre l’impatto globale di questi composti pericolosi”. Esistono comunque gravi implicazioni sociali per quanto riguarda le scoperte già fatte e le questioni ancora da risolvere, conclude Gupta. “Siamo una società chimica e l’uomo è il principale utilizzatore di prodotti farmaceutici. Abbiamo bisogno di una migliore comprensione di ciò che avviene nel momento in cui le sostanze chimiche vengono applicate alle fonti di alimentari”.

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