L’Inquinamento dei Fiumi in Cina Firmato Nike, Adidas, H&M e non solo… [REPORT]

Scritto da Redazione - GenitronSviluppo.com in Ambiente, News, Zoom

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Pubblicato il giorno 22 agosto 2011 - 1 commento



   


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Dopo un anno di indagini sulla gigante industria tessile cinese, Greenpeace ha scoperto che prodotti chimici destabilizzanti per gli ormoni e altre sostanze tossiche sono stati scaricati nei sistemi idrici più importanti del Paese dai principali impianti che forniscono grandi marchi sportivi come Nike, Adidas e Puma, così come marchi internazionali di moda come Lacoste, H&M, Calvin Klein e Converse.

Nonostante le affermazioni che promettevano sforzi per migliorare le pratiche ambientali da parte di alcune aziende, questi impianti hanno inquinato lo Yangtze e il delta del fiume Pearl con prodotti chimici vietati in Europa e in altre nazioni.

Due impianti principali sono al centro del rapporto di Greenpeace, chiamato Dirty Laundry. Uno è stato colto proprio nel momento in cui scaricava prodotti chimici perfluorinati (PFC), che possono danneggiare il fegato e diminuire la fertilità, e il nonilfenolo, un distruttore endocrino che si accumula nella catena alimentare. Mentre l’altro impianto, afferma Greenpeace, scaricava metalli pesanti, tra cui cromo e rame, così come l’alchilfenolo, il nonilfenolo e altri inquinanti persistenti.

Il rapporto Dirty Laundry concentra la sua attenzione sul Youngor Group, la più grande azienda tessile della Cina che lavora direttamente con i diversi marchi.

Ma le diverse aziende hanno negato immediatamente a Greenpeace di fare uso, tramite la Youngor Group di processi pericolosi. Tuttavia nessuno dei marchi, che utilizzano questi due impianti, ha attuato politiche globali di gestione delle sostanze chimiche che permettono di avere una panoramica completa delle sostanze chimiche pericolose utilizzate e rilasciate nel corso della catena di produzione.

Il Telegraph cita Li Yifang, Toxics Campaigner di Greenpeace, che parla della distanza che le aziende cercano di mettere tra il processo produttivo e del prodotto finale al fine di spostare la responsabilità: “Tali politiche danno ai fornitori essenzialmente il via libera allo scarico nelle acque dei rifiuti pericolosi.” Greenpeace sta spingendo affinché le aziende eliminino le sostanze chimiche tossiche da tutta la filiera e non solo dal prodotto finale, in modo che la salute dei lavoratori non sia compromessa e gli effetti ambientali, che i consumatori non vedono mai, siano ridotti al minimo.

Molte altre fabbriche possono essere potenziali colpevoli di forme di inquinamento ancora peggiori ma le loro attività passano inosservate perché seppelliscono i tubi di scarico o mescolano le loro emissioni con quelle di altri impianti industriali.

Unica nota positiva. Greenpeace afferma che l’indagine potrebbe dare l’opportunità alle aziende di ripulirsi e di privarsi delle sostanze chimiche che di solito impiegano. Secondo il Guardian, Yifang ha detto: “Noi non li stiamo accusando, ma li stiamo sfidando a prendere iniziative sull’eliminazione dei materiali tossici.” Ha aggiunto: “Non c’è un limite di sicurezza per questi prodotti chimici perché si accumulano. Quindi chiediamo a Nike e agli altri di contribuire ad eliminarli in un arco di tempo ragionevole. Questo sarebbe un ottimo segnale per l’intero settore tessile.”

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Essere Consumatori

di Sarah Laskow
Per un negozio di abbigliamento sostenibile ci sono alcune regole da seguire: andare negli spacci aziendali, acquistare in depositi di risparmio e nei negozi di spedizione, comprare da aziende di abbigliamento sostenibile che acquistano materiali di base ecologici. Ma il problema con queste norme è che richiedono tempo e fatica, per non parlare poi di un senso più sviluppato dello stile.

Circa un mese fa quando ha cominciato a far caldo davvero a New York, ho capito che non avevo intenzione di affrontare l’estate senza almeno il doppio dei vestiti che avevo nell’armadio e sono andata a fare shopping. Io vivo nell’East Village, un luogo benedetto dalla ricca presenza di depositi di risparmio e di negozi di spedizione di alto livello. C’è un negozio che vende abbigliamento sostenibile a cinque isolati dal mio appartamento. Ero andata lì alla ricerca di ciò di cui avevo bisogno ma non avevo trovato molto. H&M, invece era esattamente quello che volevo, e dopo aver trascorso circa una mezz’ora in negozio, avevo comprato vestiti che ho usato fin dagli inizi di giugno.

Dato che gli abiti di questo negozio sono a buon mercato, avrei dovuto immaginare che qualcuno, da qualche parte del mondo, avesse vissuto una qualche sofferenza in modo che potessi spendere 4,95 dollari per un vestitino estivo. Sul suo sito web l’azienda promette di essere rispettosa del clima, di utilizzare le risorse naturali in modo responsabile e di scegliere e premiare partner responsabili. H&M usa anche il cotone biologico e quello riciclato e prevede di utilizzare cotone che proviene unicamente da fonti sostenibili, entro il 2020. Tutto questo per me non aveva più senso dopo aver dato un’occhiata alla foto di Greenpeace che raffigurava gli scarichi appiccicosi e gialli della fabbrica di Youngor Group, che lavora anche per H&M. In sua difesa H&M ha affermato che a Greenpeace che i suoi prodotti non vengono fabbricati con processi di quel tipo, i quali creano questo tipo di rifiuti. Bene. Ma continuare un rapporto con una società responsabile dell’inquinamento dei corsi d’acqua cinesi non si addice all’affermazione di “scegliere e premiare partner responsabili”.

Non so se potrei smettere di acquistare prodotti in negozi come H&M ma le organizzazioni come Greenpeace offrono la possibilità di affrontare questi problemi prima di diventare clienti affezionati. Quando si sanno queste cose, i clienti possono fare pressione sulle aziende di abbigliamento al fine di spronarle ad essere all’altezza dei loro ideali e di scegliersi i partners giusti. Come sostiene Greenpeace nella sua relazione: “attraverso le scelte dei fornitori, il design dei prodotti e il controllo che possono esercitare sull’uso delle sostanze chimiche nel processo produttivo e del prodotto finale” le aziende come H&M hanno le migliori possibilità per cambiare i pericolosi processi produttivi nel settore tessile.

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1 commento

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  1. Poi ci si chiede come mai aumentino tumori e malattie endocrine…che vergogna. Non basterebbe costruire impianti seri di depurazione delle acque? Ci sono anche aziende italiane che li costruiscono, tipo Euromec…qui ci sono spiegate le fasi del trattamento dell’acqua http://goo.gl/475t5 tutti i processi sono interamente biologici e non vengono fatti pre-trattamenti chimici.

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