Può la Tecnologia Degradare il Pensiero Critico e la Capacità di Analisi? Nuovi Studi Dimostrano il Calo di Capacità Intellettive di Pensiero a Scapito di un’Intelligenza Visiva. Soluzioni Possibili?

Scritto da Redazione - GenitronSviluppo.com in Energia, Energie rinnovabili

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Pubblicato il giorno 30 gennaio 2009 - Nessun commento



   


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Gli studi fanno luce su degli interessanti aspetti della psicologia umana collegando multi-tasking, videogiochi e apprendimento. La tecnologia sta svolgendo un ruolo sempre maggiore nella nostra vita quotidiana, mentre la nostra capacità di pensiero critico e di analisi sono diminuiti, a scapito di una capacità di intelligenza visiva migliorata. Questa è la conclusione secondo la ricerca di Patricia Greenfield e altri docenti di psicologia dell’UCLA oltre al direttore del Children Digital Media Center di Los Angeles. Ma vediamo in particolare di cosa tratta l’interessante studio:

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Diversi tipi di studenti sono stati analizzati a seguito della loro esposizione alla tecnologia, spiega la Greenfield, mettendoli a confronto continuo con più di 50 studi sull’apprendimento e la tecnologia, compresa la ricerca sul multi-tasking e l’utilizzo del computer, Internet e i videogiochi. Ora la storica ricerca è stata pubblicata questo mese sulla rivista Science. Il piacere del leggere è sceso tra i giovani in questi ultimi decenni oltre alla capacità di pensiero e d’immaginazione, impegnato in un mondo fatto da supporti visivi come i videogiochi e  la televisione. Quanto le scuole quindi dovrebbero utilizzare questi nuovi media, rispetto ai più convenzionali, come le tecniche di lettura e la discussione in aula?

“Nessuno è un buon medium per tutto ciò”, afferma la Greenfield. “Se vogliamo sviluppare una varietà di competenze, abbiamo bisogno di una dieta equilibrata di media. Ciascun mezzo ha dei costi e dei benefici in termini di capacità potenziale e sviluppata”. Le scuole dovrebbero compiere maggiori sforzi verso gli studenti che utilizzano mezzi visivi, continua la Greenfield, chiedendo loro di preparare presentazioni PowerPoint, per esempio. “Come gli studenti trascorrono più tempo con i media visivi e meno tempo con la stampa, i metodi di valutazione che includono i supporti visivi daranno un quadro più preciso di ciò che effettivamente questi studenti sappiano. L’utilizzo di più supporti visivi per gli studenti offre la possibilità di veicolare maggiori informazioni. Tuttavia, la maggior parte dei media visivi sono in tempo reale e non consentono alcun tempo per una riflessione di analisi o di fantasia, questo per quanto riguarda quei media come la televisione o i video giochi. La tecnologia infatti non è una panacea in materia di istruzione a causa di importanti competenze che vengono perse.

“Gli studi dimostrano che la lettura sviluppa l’immaginazione, l’intuizione, la riflessione oltre al pensiero critico, così come il proprio vocabolario linguistico”, afferma dura la Greenfield. “Leggere per piacere è la chiave per uno sviluppo di queste competenze. Ormai le statistiche parlano chiaro molti studenti non leggono per piacere. Un ruolo fondamentale poi spetta ai genitori che dovrebbero incoraggiare i figli a leggere e leggere”.

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Tra le ricerche della Greenfield vi era una classe di studio che dimostra che gli studenti che hanno avuto accesso a Internet durante le lezioni e, una classe di ragazzi che non hanno utilizzato questo processo ma una lezione creata solamente dall’oratore. Quando gli studenti sono stati testati dopo le lezioni di classe, quelli che non hanno avuto accesso a Internet hanno ottenuto risultati migliori rispetto a quelli che lo hanno fatto e l’esperimento ripetuto non ha confermato nient’altro che la sentenza.

“Il cablaggio delle aule per l’accesso a Internet non favorisce assolutamente l’apprendimento”, replica duramente la  Greenfield che in un altro studio ha provato dopo aver analizzato studenti universitari che hanno guardato “CNN Headline News” con sistemi di ancoraggio sullo schermo e senza una “scansione cosciente” delle notizie ma con le notizie riportate a scorrimento nella parte inferiore dello schermo (vedi TG2 della sera) hanno ricordato significativamente meno i fatti più importanti della trasmissione televisiva, rispetto a quelli che l’hanno guardata con distrazione e con l’aggiunta di un notiziario borsa e informazioni meteo semplicemente esplicate a voce. Questi ed altri studi hanno dimostrano che il multi-tasking “impedisce alle persone di ottenere una più profonda comprensione delle informazioni,” spiega la Greenfield.

Tuttavia, per alcuni compiti, una precisazione è importante farla, ha aggiunto. “Se sei un pilota, è necessario essere in grado di controllare più strumenti nello stesso tempo. Se sei un tassista, è necessario prestare attenzione a più eventi contemporaneamente. “, continua. “D’altro canto, se si sta tentando di risolvere un problema complesso, è necessario sostenere la concentrazione. Se stai facendo un compito che richiede una riflessione profonda e duratura, il multi-tasking è dannoso.”

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In Nuova Zelanda un ricercatore, Paul Kearney, ha misurato questi processi di multi-tasking e ha trovato che una serie di persone che hanno giocato ad un realistico videogioco prima di impegnarsi in una simulazione militare ha mostrato un significativo miglioramento nella loro capacità di multi-task, in confronto con una serie di persone in un gruppo di controllo che non ha giocato al videogioco. Nella simulazione infatti il giocatore gestisce una console di armi, individua obiettivi e reagisce rapidamente agli eventi.

“Più del 85% dei videogiochi contengono violenza e più di uno studio sui videogiochi violenti hanno dimostrato di essere in grado di produrre effetti molto negativi, tra cui comportamenti aggressivo e desensibilizzazione per la violenza nella vita reale” dichiara la Greenfield in sintesi delle conclusioni. In un altro studio, il videogioco può creare competenze e migliorarle, questo è il caso dei chirurghi “con il loro successo nello svolgimento di chirurgia laparoscopica, dove il chirurgo fa una piccola incisione in un paziente e inserisce un tubo che utilizza una piccola fotocamera. Il chirurgo esamina gli organi interni in un video sul monitor collegato al tubo in modo da poter  utilizzare la visualizzazione per guidare l’intervento chirurgico”. La Greenfield ha spiegato che si può arrivare addirittura ad una percentuale del 47% in meno di errori commessi durante operazioni di questo tipo per chirurghi che prima hanno svolto delle simulazioni con un videogioco.

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L’intelligenza visuale è aumentata a livello globale negli ultimi 50 anni, afferma la Greenfield. Nel 1942, le prestazioni visive di molte persone, misurate da un test di intelligenza visiva nota come Raven Progressive Matrices, ha confermato che l’andamento di queste prestazioni è andato costantemente a diminuire in persone in una fascia d’età che va dai 25 anni ai 65. Nel 1992 lo studio è stato ripetuto e si è notata una impercettibile significativa disparità legata all’intelligenza visiva, ma non per quanto riguarda le fasce d’età dai 25 ai 60 anni dove questa disuguaglianza si è più che affermata. La Greenfield ritiene infatti che gran parte di questo cambiamento è legato al nostro maggiore uso della tecnologia, come pure altri fattori, tra cui un aumento dei livelli di istruzione formale, una migliore nutrizione e una maggiore complessità della società. Ma questo studio resta nel 1992, cosa ci si può aspettare dai giovani di oggi e dal livello di penetrazione delle tecnologie, dai media e da quel Web 3.0 del futuro?

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