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Nella maggior parte dei paesi ad alto reddito i tumori rappresentano la seconda causa di morte (più di un quarto di tutte le morti nei paesi Ocse) dopo le malattie cardio-vascolari ma anche, a causa dell’aumento della sopravvivenza (e del costo elevato delle terapie) una componente importante della spesa sanitaria nazionale. Da questa considerazione prende spunto il seminario “L’impatto dei tumori sui sistemi sanitari: approcci ed esperienze a confronto”, organizzato dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità (Iss) e in corso domani, martedì 4 febbraio, a Roma (Cnr, Aula Marconi, P.le A. Moro 7, ore 14.30).
L’incontro si basa sui dati presentati nella monografia “Comparing Cancer Care and Economic Outcomes Across Health Systems: Challenges and Opportunities”, curata da ricercatori del Cnr, dell’Iss, dell’Università di Roma Tor Vergata e del National Cancer Institute statunitense e pubblicata dal “Journal of the National Cancer Institute” (Jnci). La giornata vuole essere un momento di discussione sul tema, secondo prospettive multiple (demografica, economica, epidemiologica, farmaco-economica) e partendo da confronti con realtà internazionali caratterizzate da sistemi sanitari differenti.
“La monografia del Jnci evidenzia la grande variabilità nell’esito finale della cura dei tumori. Secondo dati Ocse 2009, la mortalità femminile per cancro è di 117 casi su 100.000 in Italia, 111 in Francia, 143 in Canada e 130 negli Usa, con una media Ocse di 124”, spiega Anna Gigli, dell’Istituto di ricerche sulle popolazioni e le politiche sociali (Irpps-Cnr) e tra gli autori della monografia. “I decessi per tumore al seno nel nostro Paese erano uno su 100.000, due negli Stati Uniti e tre nella media Ocse. Quelli per cancro alla prostata 16 su 100.000 in Italia, 17 negli Usa, 22 nei paesi Ocse; quelli per cancro al polmone 58 su 100.000 in Italia, 57 negli States e 52 come media Ocse; quelli per cancro al colon-retto 17 su 100.000 in Italia, 14 negli Usa e 18 nei paesi Ocse”.
Ma anche l’organizzazione del sistema sanitario agisce sull’esito generale delle patologie oncologiche, attraverso molteplici fattori: percentuale di copertura assicurativa, centralizzazione di diagnosi e cura per i tumori più rari, capacità del sistema di garantire un accesso tempestivo e uniforme sul territorio. “Considerando alcuni esami di tipo preventivo, emergono disparità: il pap-test per la prevenzione del tumore del collo dell’utero, ad esempio, nel 2009 viene effettuato dal 39% delle donne tra i 20 e i 69 anni in Italia, dall’86% negli Stati Uniti e dal 61% nell’Ocse”, osserva la ricercatrice dell’Irpps-Cnr.
Per il tumore del colon-retto, infine, sono stati confrontati i percorsi terapeutici tra i pazienti over 65 di alcune regioni Usa e d’Italia (Toscana e Veneto): “I trattamenti sono simili, ma negli Stati Uniti si fa maggiore ricorso alla chemioterapia adiuvante per pazienti di stadio più avanzato, mentre la terapia chemio e radio pre-operatoria è maggiormente somministrata in Italia, dove si osserva una permanenza ospedaliera media di 30 giorni contro i 15 negli Usa”, conclude Gigli. “Per questo tumore – per la prevenzione del quale è attivo un programma di screening nazionale solo dal 2003, mentre negli Stati Uniti è stato avviato nel 1987 – il 57% della spesa ospedaliera nelle due regioni italiane è concentrato nel primo e nell’ultimo anno di malattia, tra diagnosi, trattamento primario e in fase terminale. Una distribuzione di risorse e un percorso clinico che non si discosta da quello di pazienti oncologici trattati in contesti assai diversi per tipologia di sistema sanitario e ammontare di spesa”.
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