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“È probabile naturalmente che i composti utilizzati saranno attentamente controllati nel quadro delle nuove ed emergenti tecnologie pulite e sarà anche possibile che alcuni composti possano essere vietati a priori” spiega il team della Loughborough. Il gruppi di ricerca punta così alla potenziale individuazione di alternative vista anche la possibile minaccia di un divieto dell’utilizzo del pericoloso ossido di nichel che dovrebbe stimolare questo sforzo.
Ma nelle nuove tecnologie pulite i composti pericolosi non sono l’unico problema. Le celle solari al silicio, come in passato abbiamo già minacciato con diversi articoli, attualmente fanno il loro affidamento su un materiale e semiconduttore dalle alte prestazioni e che funziona molto bene, ma il silicio potrebbe presto esaurirsi. E se l’energia elettrica prodotta e commercializzata dalle celle solari diventasse più redditizia (come sperano in molti), le spese per la realizzazione della preziosa tecnologia dovranno considerare necessariamente la scarsità di un materiale come il silicio. Daniel Kammen della Berkeley pensa che in questa nuova e critica realtà economica necessariamente si dovrà pensare a nuovi materiali meno costosi da utilizzare nelle celle solari in modo che l’industria possa minimizzare i costi e ripararsi dalle volatili forze di mercato. Il team della Loughborough ha anche studiato i costi dell’estrazione e la disponibilità di 23 semiconduttori possibilmente utilizzati nelle celle fotovoltaiche, considerando il basso costo delle materie prime e le alternative più sostenibili.
Così, invece di guadagnare in termini di efficienza utilizzando per i film fotovoltaici costosi materiali quali rame, indio e seleniuro di gallio (CIGS) o il tellururo di cadmio CdTe, l’industria potrebbe rivolgersi ad alternative più a basso costo come l’ossido di rame e la pirite. I fondamenti per questi studi e possibile opzione sono già in corso ad esempio Daniel Kammen ed il suo team di ingegneri alla Berkeley hanno creato delle celle solari a basso costo utilizzando l’ossido di rame e l’ossido di zinco. Come abbiamo già riscontrato in un nostro precedente articolo questo prototipo di cella solare sviluppato in collaborazione con Peidong Yang e Benjamin Yuhas sono ancora inefficienti commercialmente, ma il loro basso costo significa che hanno solo bisogno di ancora qualche ricerca in materia ma potrebbero offrire una nuova possibilità commerciale rispetto alle celle solari al silicio.
Tutto questo dimostra il fatto che i ricercatori stanno cominciando a considerare l’impatto nel mondo reale sul futuro del settore delle energie rinnovabili, delle tecnologie esistenti e che assolutamente deve cambiare. “Abbiamo bisogno di una nuova ondata di innovazione verde”, conclude sentenzioso il team Loughborough.
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