Inquinamento Atmosferico Urbano: Il “Giusto” Lato della Strada Secondo una Nuova Ricerca Inglese

Scritto da Redazione - GenitronSviluppo.com in Ambiente, Lifestyle

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Pubblicato il giorno 12 ottobre 2009 - Nessun commento



   


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“Nei paesi industrializzati, checché se ne dica, l’inquinamento atmosferico rappresenta uno dei maggiori problemi di sanità pubblica. Secondo una recente stima dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), in Europa l’inquinamento atmosferico rappresenta il principale fattore di rischio ambientale e l’ottava causa di morte. Sempre secondo i dati dell’OMS, in Europa l’inquinamento da polveri fini nell’ambiente urbano è responsabile ogni anno di circa 100.000 morti (equivalenti a 725.000 anni di vita perduti)”, così afferma una ricerca presentata a Milano il 3 marzo 2006 dal Prof. Soffritti nel corso della presentazione dell’Osservatorio Lombardo sull’Inquinamento da Traffico nelle Aree Metropolitane promosso dall’Associazione Verdi Ambiente e Società.

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INQUINAMENTO ATMOSFERICO OGGI

L’Associazione Medici per l’Ambiente (ISDE) è chiara: “Vi è da tempo l’incontrovertibile evidenza del ruolo causale dell’inquinamento dell’aria nell’aumentare la frequenza di danni acuti, subacuti e cronici alla salute, nonché di effetti nocivi a lungo termine particolarmente preoccupanti in quanto riguardano i bambini e le generazioni a venire. Lo spettro di patologie la cui frequenza risulta aumentata in relazione al grado di inquinamento atmosferico va dalle malattie cardiocircolatorie alle affezioni respiratorie, ai tumori. Esiste un sostanziale consenso da parte dei ricercatori scientifici sul ruolo rilevante dei fattori ambientali nella genesi del cancro ed in questo contesto è innegabile il ruolo che anche l’inquinamento atmosferico comporta”.

“I principali studi condotti in Europa ed U.S.A. sulla correlazione fra inquinamento atmosferico e cancro al polmone sono concordi nel valutare che per ogni 10 µg/m3 di PM 2.5 si registra un incremento tra l’8% ed il 14% di neoplasie polmonari. Si ricorda che l’OMS ha stimato la quota di decessi attribuibili a valori di PM10 oltre 20µg/m3 in 13 città italiane con oltre 200.000 abitanti sulla base dei valori di PM10 registrati negli anni 2002-2004. La stima è di 8220 morti/anno di cui 742 morti/anno per cancro del polmone.

Si stima che SOLO in Europa le morti premature/anno per polveri sottili ( PM2.5) siano 348.000. Non può non destare allarme il drammatico aumento di tumori che si prevede nei Paesi in via di sviluppo e l’incremento che si registra nel nostro continente specie nel sesso femminile e, soprattutto, in bambini ed adolescenti: in Europa negli ultimi 30 anni si è registrato un incremento dell’1,2 % annuo dei tumori fra 0 e 14 anni e dell’1,4% tra i 14-19 anni.”

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L’INQUINAMENTO ATMOSFERICO NON PERDONA

Un nuovo studio condotto dai ricercatori dell’Università di Leeds afferma che i pedoni possono facilmente ridurre la loro esposizione all’inquinamento atmosferico del traffico semplicemente attraversando la strada e posizionandosi nel “lato giusto”. Forse ci dovrebbe essere un’applicazione creata per questo genere di cose, o anche solo un messaggio dovrebbe avvisarci quale si il “lato” migliore della strada e quello meno inquinato. All’University of Leeds il professor Alison Tomlin spiega che l’inquinamento atmosferico, in particolare negli spazi stretti è drammaticamente alto, soprattutto laddove la ventilazione non è ottimale fra gli alti edifici delle città. In particolare, la ricerca, “ha dimostrato che l’inquinamento tende ad accumularsi sul lato sottovento della strada (la parte protetta) in relazione alla direzione del vento a livello dei tetti.” O più specificamente, l’inquinamento atmosferico tende ad accumularsi nelle tasche create dagli edifici molto ravvicinati.

Una scoperta che potrebbe non essere così ovvia come sembra, infatti il monossido di carbonio è fino a quattro volte superiore per le strade laterali parallele, piuttosto che sulle grandi arterie stradali  principali, più trafficate ma anche più ventilate. Per chiunque abbia mai guidato una moto per le strade della città e si è assorbito i gas di scarico dei veicoli, non sembra molto intuitivo e veritiero, ma secondo questo studio, le strade parallele lato non hanno sufficiente flusso d’aria e questo consentirebbe quindi il ristagno dell’inquinamento atmosferico.

Lo studio ha monitorato un incrocio molto importante a ovest di Londra per un periodo di 8 settimane e tutta una serie di strade parallele limitrofe. Anche se gli scienziati affermano che i loro risultati sono più o meno quelli che ci si aspetterebbe, le concentrazioni di inquinamento sono in diversi momenti più alte in corrispondenza delle intersezioni, soprattutto dove le auto tendono a stare ferme a motore acceso, ma poi la ventilazione sposta l’inquinamento atmosferico nelle strade parallele e laterali. In ultima analisi, lo studio suggerisce ai motociclisti e pedoni di tenere in considerazione il fatto che non serve tenersi lontano dai principali incroci stradali per evitare concentrazioni di inquinamento atmosferico più elevate, semplicemente spostandosi sulle vicine strade parallele e quindi ripensando magari il proprio percorso quotidiano di spostamento magari per andare al lavoro.

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LA NECESSITA’ DI NUOVI STUDI

“I livelli di CO sono molto variabili su distanze notevolmente brevi”, spiega il professor Tomlin. “Come ci si aspetterebbe, lo studio ha mostrato alti livelli causati dal traffico in coda, ma con il vento l’inquinamento tende a spostarsi e a formare pericolose sacche di raccolta. La ricerca ha anche significato per gli enti locali e altri organismi di controllo per i livelli di qualità dell’aria nelle aree urbane. Attualmente ogni città ha un certo numero di siti di monitoraggio dei livelli di inquinamento al fine di garantire il rispetto delle norme UE”, ma il professor Tomlin afferma che questo rapporto potrebbe essere necessario essere guardato in relazione agli altri fattori individuati dalla ricerca al fine di garantire un quadro preciso dello spazio urbano e dell’inquinamento atmosferico. “Abbiamo bisogno di sviluppare modelli che tengano conto di questi fattori, in modo che i dati dai siti di monitoraggio possono essere analizzati accuratamente fornendo un vero riflesso della qualità dell’aria in tutta l’area urbana”. La ricerca è stata pubblicata nell’ultimo numero di Atmospheric Environment ed è stata finanziata dall’Engineering and Physical Sciences Research Council (EPSRC) e il Natural Environment Research Council (NERC).

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