Efficienza Energetica in Edilizia: Sfida di un Nuovo Approccio Culturale e Tecnico

Scritto da Alessandro Cortesi in Bioarchitettura, Mercato Immobiliare, News, Zoom

Taggato come: , , , , ,

efficienza energetica, case passive, certificato energetico, certificazione energetica

Pubblicato il giorno 12 settembre 2011 - 1 commento



   


Se qui sei nuovo ISCRIVITI alle News RSS feed. Thanks for visiting!



CasaNoi, vendere e comprare casa tra privatiQuesta serie è supportata da CasaNoi, il social market che ti aiuta a vendere comprare affittare casa. Per scoprire l’importante innovazione offerta da questa start-up italiana a tutti coloro che cercano o vendono casa senza intermediari segui questo link. Per rimanere aggiornato su tutte le più importanti novità del settore visita Blog.Casanoi.it

- – -

Recentemente mentre sfogliavo un volantino informativo di un noto franchising immobiliare ho potuto constatare quali fossero le caratteristiche più diffuse per descrivere un immobile in vendita sia esso nuovo o usato. Aldilà dei requisiti legati alla collocazione, vicinanza o meno a vie di comunicazioni o alla dotazione di verde e parcheggi della zona non mi sembra si vada oltre le classiche travi a vista, seguite dal “palquet” (con la elle…) per finire con la predisposizione del climatizzatore.

Al momento ho notato che la questione energetica non è in grande risalto e, anzi, credo non sia ancora stimolo forte per la promozione di nuovi immobili da parte della maggior parte degli operatori immobiliari né tanto meno costituisca elemento discriminante/qualificante  per la scelta di un immobile da parte di un privato.

Un Certificato Colorato…

La sensibilità di fronte alla “questione energetica” doveva essere incentivata dalla certificazione energetica obbligatoria che è stata introdotta in Italia a macchia di leopardo con il risultato che oggi è sotto gli occhi di tutti: vi sono regioni che hanno investito su procedure in grado di qualificare fortemente sotto il profilo energetico i nuovi immobili (e gli interventi di risanamento energetico) ed altre che, a mio giudizio, ne hanno vanificato la portata riducendolo a mero iter burocratico con la conseguente produzione di un “certificato colorato” che spesso non è rappresentativo del reale status energetico dell’edificio.

Per molti l’introduzione della certificazione energetica avrebbe dovuto stimolare il mercato edilizio favorendo lo sviluppo di una nuova generazione di edifici di fascia alta in grado di attrarre le nuove aspettative di acquirenti attenti. Personalmente credo che le cose siano ancora ben lontane da questo obbiettivo. È vero, alcune regioni hanno saputo favorire questo tipo di dinamica con procedure rigorose ma sovente il certificato energetico non è che un documento prodotto e allegato al rogito o al contratto di affitto senza che la portata del suo contenuto sia compresa dall’acquirente/affittuario. In caso di affitto a volte il certificato viene addirittura allegato dopo il rinnovo del contratto quale semplice adempimento burocratico svuotatolo, nei fatti, della portata attribuita dal legislatore.

Tra la poche iniziative comunque rintracciabili ho riscontrato una piccola percentuale di proposte immobiliari in classe energetica A ma la maggior parte dell’offerta non si allontana dagli standard minimi di legge con classi B o C, fermo restando che a livello nazionale i certificati energetici non sono raffrontabili in quanto diverse regioni, in forza della clausola di cedevolezza ammessa in materia, hanno provveduto a legiferare autonomamente “scavalcando” i regolamenti nazionali creando un quadro non omogeneo.

Quali gli interrogativi di fronte ad un simile panorama? È la scarsa fiducia degli operatori immobiliari in questo argomento che non sostiene l’offerta o viceversa è la scarsa richiesta da parte del mercato (peraltro in forte contrazione) che non alimenta la diffusione di edifici energeticamente efficienti?

efficienza energetica, case passive, certificato energetico, certificazione energetica

Obiettivo: Formare gli Acquirenti

Per rispondere a questo interrogativo sposterei l’attenzione sul committente/acquirente finale dell’immobile ponendo alcuni quesiti: chi si è incaricato di diffondere “cultura energetica” presso gli utenti finali? A chi spetta il compito sin qui decisamente sottovalutato di “formare” gli acquirenti affinché siano preparati al momento dell’acquisto? Quanti potenziali acquirenti si sono presentati da un costruttore o si sono rivolti ad un’agenzia immobiliare chiedendo i requisiti e le prestazioni energetiche di un immobile e non solo travi a vista e parquet? Quante persone si chiedono quale sarà il livello di comfort invernale ed estivo di un immobile? E ancora, quanti potenziali acquirenti si interrogano sull’entità della bolletta del metano o di quella elettrica? Temo che il problema parta proprio da questi interrogativi, ovvero dalla mancanza di cultura sull’argomento, oltre che dall’assenza della consapevolezza da parte di molti acquirenti che esiste un nuovo modo di vivere le nostre case, un nuovo modo di abitare improntato non su un minor costo rispetto al passato ma su un ridottissimo costo di gestione con un livello di benessere indoor ben più elevato di quello attuale.

Ci illudiamo forse che un privato cittadino possa orientarsi da solo nel mercato immobiliare avendo in mano il solo certificato energetico? Quali sono le informazioni minime che dovrebbe avere un privato cittadino per fare una scelta “attenta” e consapevole riguardo le caratteristiche energetico/prestazionali del nuovo immobile?

Interrogativi “aperti” ma se da una parte, rispetto al passato, stiamo indubbiamente migliorando l’efficienza energetica delle nuove costruzioni sulla spinta delle recenti normative del settore dall’altra, per contro, non si è favorito la diffusione di informazione e cultura agli utenti finali. Per esempio l’Agenzia Casaclima oltre ad occuparsi della certificazione energetica degli edifici sia nella provincia autonoma di Bolzano che nel resto d’Italia ha ottenuto un grande successo in formazione per professionisti, costruttori ma anche per committenti i quali possono ricevere alcune nozioni di base per districarsi in un mercato, come quello edilizio, in cui tutto è diventato improvvisamente “efficiente”, “green”, “eco” e “sostenibile”.

Espansione di un Mercato in Continua Evoluzione

La prima grande rivoluzione può essere attuata coinvolgendo attivamente i committenti/acquirenti finali e nella e la diffusione di informazioni e “cultura energetica” in un mercato che si sta evolvendo rapidamente.

È vero, rispetto ai vecchi fabbricati da Legge 10 (cioè costruiti tra il 1991 e 2005) abbiamo assistito ad un raddoppio dello spessore degli isolanti, i rendimenti dei sistemi di climatizzazione invernale si sono innalzati grazie all’introduzione delle caldaie a condensazione e sistemi di regolazioni più efficaci ma, nonostante tutte queste novità, non abbiamo cambiato strada, non abbiamo avuto il coraggio di cambiare rotta definitivamente. Infatti riscontriamo ancora costruttori e progettisti che ignorano le regole del buon costruire trascurando il tema della correzione dei ponti termici, della tenuta all’aria degli edifici, dell’isolamento dei cassonetti, ecc… il tutto mentre le procedure di certificazione sfornano ogni giorno decine di certificati cui non sempre corrisponde un incremento della qualità del costruito.

La riduzione dei consumi (e quindi delle emissioni in atmosfera di CO2) è senz’altro positiva ma la vera rivoluzione sta nell’azzerare i fabbisogni e non solo ridurli! Così facendo continuiamo ad inseguire il problema senza risolverlo.
La seconda vera “rivoluzione energetica” consiste nel concentrare l’attenzione sull’involucro (muri, solai, tetti, finestre, ecc) e non sull’impianto: spostare questo baricentro significa costruire involucri opachi e trasparenti sempre più efficienti e iper-isolati (isolamento con spessori di 20/25/30 cm) in grado di avere fabbisogni ridottissimi fino al 90/95 % in meno di un vecchio immobile! Guardate l’immagine del secchio e ve ne farete immediatamente l’idea! Se il secchio corrisponde all’involucro e il liquido in esso contenuto corrisponde al comfort abbiamo tre casi rappresentativi dell’evoluzione nel tempo dell’efficienza energetica fino al vero obbiettivo dell’azzeramento (o quasi) dei fabbisogni.

Così come fatto negli ultimi 30 anni stiamo ancora progettando i nostri edifici e gli impianti di climatizzazione invernale “inseguendo” i consumi ovvero “coprendo” i fabbisogni e non riducendoli ai minimi termini.

I nuovi immobili probabilmente consumano in media il 60 – 70 % in meno di quelli costruiti 30 anni fa ma il loro fabbisogno complessivo è ancora alto se confrontato con esempi virtuosi già largamente diffusi in tutta Europa.

Anche la Comunità Europea se ne è accorta e con la Direttiva del Parlamento Europeo 2010/31/EU del 19 Maggio 2010 ha modificato la precedente direttiva 2002/91/CE che aveva introdotto la certificazione energetica richiedendo un ulteriore miglioramento della prestazione energetica nel settore edilizio con un richiamo esplicito a sistemi passivi di riscaldamento e raffrescamento con l’obbiettivo ambizioso della realizzazione di edifici a consumo quasi zero entro il 2020.

efficienza energetica, case passive, certificato energetico, certificazione energetica

Near Zero Energy

La verità è che oggi abbiamo competenze per risanare e costruire nuovi edifici NEAR ZERO ENERGY secondo standard consolidati e procedure collaudate. Questi standard è stato ideato in Germania dal PassivHaus Institut e si sta diffondendo in tutta Europa e nel resto del mondo.

Si tratta di immobili progettati secondo principi di bioclimatica e costruiti con tecnologie già presenti sul mercato e sono concepiti per garantire fabbisogni di riscaldamento e raffrescamento ridottissimi garantendo nel contempo livelli di comfort indoor molto elevati.

La filosofia di un edificio passivo è tutto sommato semplice: un’attenta progettazione bioclimatica per sfruttare al meglio gli apporti solari, un involucro dalla prestazioni di isolamento termico superiori che riduce le dispersioni e contribuisce a “trattenere” tutti i contributi passivi provenienti dall’attività antropica all’interno dell’edificio.

È questo l’uovo di Colombo! Con questo standard si accettano fabbisogni e consumi ridottissimi che vengono “coperti” da impianti piccolissimi. Se un committente/acquirente sapesse anche che il costo di una casa passiva non è di molto superiore ad una casa di fascia alta forse ci rifletterebbe bene prima di acquistare/costruire/ristrutturare l’immobile della vita.

Oggi in Austria 1 casa su 4 è costruita secondo questo approccio (hanno già superato la soglia dei 3.000.000 di mq passivi nel settore residenziale) e dal 2014 tutte le case dovranno rispettare lo standard PassivHaus.

E in Italia?

Continueremo a stampare certificati colorati? Continueremo a seguire le “mode impiantistiche”? La mia personalissima convinzione è che per proporre un comfort elevato e uno standard energetico davvero efficiente in grado di resistere alle sfide del tempo, alle classificazioni energetiche e alle “mode impiantistiche” sia necessario superare il mero rispetto delle norme attuali le cui maglie sono ancora troppo larghe e lontane dallo standard passivo coinvolgendo direttamente i committenti e diffondendo “cultura energetica”.

Condividi

Informazioni sull'autore: Alessandro Cortesi

Dopo la laurea in Architettura presso il politecnico di Milano nel 1999 Alessandro Cortesi affianca all’attività di progettazione di edifici residenziali e artigianali quella della promozione della sicurezza nei cantieri. Ma è dal 2005 che matura l’interesse verso il tema dell’efficienza energetica grazie alla formazione presso l’agenzia CasaClima di Bolzano (presso la quale diventa Consulente Esperto), fino al raggiungimento nel 2010 della qualifica di PASSIVE HOUSE DESIGNER rilasciato dal Passive House Institute di Darmstad; la passione verso il tema dell’efficienza lo spinge ad approfondire i temi della termografia diventando operatore termografico di primo livello e della tenuta all’aria degli edifici analizzando il tema del blower door test. Attualmente è impegnato nella diagnosi energetica di edifici residenziali finalizzata alla riqualificazione/ristrutturazione edilizia, oltre che alla progettazione di alcuni edifici passivi e ad altissima efficienza energetica.

Sfoglia gli articoli archiviati come Alessandro Cortesi

1 commento

Ci sono attualmente 1 commento on Efficienza Energetica in Edilizia: Sfida di un Nuovo Approccio Culturale e Tecnico. Perhaps you would like to add one of your own?

  1. Ciao Alessandro, e ciao a tutti. Sono un architetto e ti chiedo il permesso di intervenire perché mi occupo di certificazione energetica a Brescia. Ho trovato davvero interessante il tuo articolo e condivido in pieno quanto scrivi. L’unica cosa che forse mi discosta dalla tua esperienza è che ora (novembre 2011) trovo molte offerte di immobili in cui la classe energetica è messa in risalto (come dovrebbe essere). Spiace tuttavia notare che il più delle volte sia solo uno specchietto per le allodole: in alcuni casi la classe energetica reclamizzata non è quella effettiva, in altri casi invece – e mi riferisco agli edifici in costruzione – è solo virtuale, significa cioé che viene reclamizzata una classe “potenziale” di assegnazione. In linea con quanto scrivi, aggiungo che spesso le imprese edili chiedono davvero il minimo per quanto riguarda la qualificazione energetica degli edifici adducendo come scusa il periodo negativo del mercato. In altre parole affermano che dato che il metro quadro a risparmio energetico sembrerebbe costare di più (ce ne sarebbe da discutere su questo), e le persone non hanno la possibilità di permettersi case in classe A (vuoi per la stretta delle banche sui mutui, vuoi per l’effettivo costo più alto), allora è meglio ripiegare su case a minore efficienza energetica e a un costo più basso. Io ho seri dubbi su questa affermazione. Tu che ne pensi? In attesa di una tua risposta, ti ringrazio per avermi ospitato.

Scrivi un commento