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«In un solo anno lo scenario è cambiato radicalmente, la tecnologia sta evolvendo a ritmi mai visti prima e questo darà spazio a servizi e modelli di business nuovi, nei quali vogliamo essere first mover»
Commenta l’amministratore delegato Francesco Venturini, dopo la presentazione dei primi risultati della sua gestione che hanno visto i ricavi in salita a 2,9 miliardi di euro ( 10,1% rispetto al 2013) e un margine operativo lordo a 1,9 miliardi ( 9,2%), ma l’utile netto in calo del 32% a 359 milioni di euro, per colpa delle svalutazioni degli asset in Grecia.
«Al di là della partita greca, la crisi ha messo in evidenza la grande convenienza delle fonti rinnovabili, tanto che i governi sono costretti a bandire aste esclusive per le fonti convenzionali, come successo in Brasile, perché nelle aste aperte a tutte le tecnologie le rinnovabili sono sempre le più competitive», spiega Venturini, convinto che le fonti convenzionali siano destinate a «una morte lenta», addolcita dagli aiuti statali.
Gli incentivi alle fonti fossili, infatti, stanno crescendo in Europa, dove diversi Stati, fa notare Venturini, «hanno introdotto o stanno introducendo dei meccanismi di remunerazione della capacità, come una sorta di salvagente economico per gli impianti termoelettrici più flessibili, che sono al momento fuori mercato e non producono». Quindi la crisi, contrariamente alle previsioni, ha finito per favorire l’energia pulita, invece di farle pendere quota.
«Per noi la crisi si è tradotta in una tendenza generale dei governi, soprattutto nei Paesi emergenti, ad eliminare gli sconti che calmieravano i prezzi dell’energia», precisa Venturini.
Con i prezzi in aumento e il crescente bisogno di elettricità in giro per il mondo, si è scatenata una corsa al kilowattora verde, che garantisce l’indipendenza energetica e non comporta spese per la materia prima. La svalutazione del petrolio viene considerata da alcuni come una minaccia, ma con il recente salto di qualità, che ha abbattuto i costi e migliorato le performance delle tecnologie pulite, i prezzi bassi del greggio e del gas non fanno paura. Egp, che da qui al 2019 investirà 8,8 miliardi di euro, sta crescendo anche in Africa, pur continuando a investire molto in America Latina, mentre in Europa la crescita è concentrata nei Paesi dell’Est e nella penisola iberica.
In Italia va a gonfie vele la nuova fabbrica siciliana di pannelli a film sottile, destinati per il 90% a impianti realizzati all’estero. Nel 2014 Egp ha aggiunto 1 gigawatt di potenza installata al suo portafoglio, arrivando a quasi 10 mila gigawatt complessivi, ma ha già avviato la realizzazione di buona parte degli impianti che la porteranno a 16 gigawatt installati nel 2019.
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