Eni sbarca in Messico con lo Sviluppo di tre Giacimenti Offshore

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Eni sbarca in Messico con lo sviluppo di tre giacimenti offshore

Pubblicato il giorno 06 ottobre 2015 - Nessun commento



   


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Il sole 24 ore

Eni sbarca in Messico, aggiudicandosi il primo di Ottobre, a Città del Messico, un production sharing contract a seguito di una gara internazionale. L’ottenimento del contratto, prevede lo sviluppo e lo sfruttamento dei giacimenti a olio di Amoca, Miztòn e Tecoalli nella Baia di Campeche, nell’offshore del Messico. I tre giacimenti, situati nella cosiddetta Area 1, in acque convenzionali, sono a una profondità che varia tra i 20 e i 40 metri e sono collocati a breve distanza dalla costa in un contesto operativo nel quale Eni ha una comprovata esperienza. Infatti, il gruppo italiano riesce a operare in questi contesti con un’elevata efficienza e con bassi costi operativi.

Secondo le stime ufficiali della Comisiòn Nacional de Hidrocarburos, che ha organizzato la gara, i volumi di olio complessivi in loco, per tutti e tre i campi, sono di circa 800 milioni di barili di olio e 14 miliardi di metri cubi di gas associato. Ora Eni procederà alla campagna di delimitazione dei giacimenti, con lo scopo di definire un piano di sviluppo sinergico, e costituirà la società Eni Mexico, attraverso la quale il gruppo opererà nel Paese. Delle cinque aree in gara, l’Area 1 è stata quella in cui si è registrata la maggior competizione e l’assegnazione del blocco sarà soggetta all’approvazione da parte delle autorità locali.

La gara è stata la seconda asta petrolifera convocata dall’ente petrolifero messicano nell’ambito della Ronda 1, in seguito alla riforma energetica del 2014, che consente anche alle compagnie straniere e locali di operare in Messico. Tuttavia, “secondo alcune indiscrezioni”, fanno presente gli analisti di Mediobanca Securities (rating outperform e target price a 17,50 euro confermati sul titolo), “Eni si è aggiudicata il contratto offrendo al governo messicano una partecipazione operativa all’83,75%, ben al di sopra del minimo richiesto ai partecipanti alla gara, ovvero il 34,8%”.

Eni sbarca in Messico con lo sviluppo di tre giacimenti offshore

Per gli esperti di Equita la notizia è comunque positiva, oltre che per Eni (rating hold e target price a 16,5 euro), anche per Tenaris (rating buy e target price a 13,6 euro). “Il Messico rappresenta l’8% del fatturato del gruppo e il 25% della produzione, e rappresenta uno dei principali driver di crescita del titolo nei prossimi anni”. La terza asta del Round 1 è prevista per il prossimo 15 dicembre. A Piazza Affari il titolo Eni avanza dell’1,35% a quota 14,24 euro, mentre Tenaris balza del 2,80% a 11,03 euro. Entrambi i titoli beneficiano anche del significativo rialzo del prezzo del petrolio con il benchmark europeo Wti che guadagna il 4,05% a 46,92 euro.

“L’intervento militare della Russia nel conflitto siriano ha aumentato i rischi geopolitici e questo sta dando slancio ai prezzi”, osserva Carsten Fritsch, analista di Commerzbank. A offrire sostegno alle quotazioni contribuisce anche l’uragano Joaquin, che sta acquistando forza mentre si muove in direzione delle Bahamas, secondo i dati del National Hurricane Center. Chi opera sul mercato energetico monitora gli uragani sull’Atlantico perché possono portare a chiusure precauzionali delle piattaforme di petrolio e gas nel Golfo del Messico o, in casi eccezionali, a danni alle infrastrutture energetiche.

La svolta per il declino del petrolio messicano

Un tempo era l’Arabia Saudita dell’America Latina, patria del mitico Cantarell: il giacimento offshore più generoso del mondo, dal quale sono arrivati a sgorgare fino a 2,1 milioni di barili di petrolio al giorno nel 2003. Da allora per il Messico sembrano passati anni luce. La produzione dei suoi pozzi, compresi quelli di Cantarell, da oltre un decennio sta diminuendo sempre più rapidamente e la Pemex – la compagnia di Stato alla quale nel 1938 era stato assegnato il controllo esclusivo dell’industria petrolifera locale – non ha abbastanza denaro e tecnologie per contrastare il declino.

Eni sbarca in Messico con lo sviluppo di tre giacimenti offshore

A tutto questo si e aggiunto il crollo delle quotazioni del petrolio, che per massima sfortuna è arrivato proprio nel momento in cui il Messico era riuscito a varare una storica riforma del settore, che riapriva le porte agli investimenti stranieri. L’arrivo dell’Eni, prima major a mettere piede nel Paese da quasi ottant’anni, è una vera e propria benedizione. Non tanto perché ci si illuda che gli italiani riescano da soli a risollevare da soli le sorti del settore (anche se non si sa mai, visto il colpo di fortuna che ha portato a scoprire Zohr in Egitto), quanto perché finalmente il Messico può dire di aver svoltato l’angolo.

Il Messico era partito con il piede sbagliato. La sua prima gara per l’assegnazione di licenze esplorative, lo scorso luglio, si era rivelata un terribile flop: nessuna tra le grandi compagnie petrolifere internazionali aveva partecipato e dei 14 blocchi messi all’asta solo 2 avevano raccolto interesse, finendo però entrambi in mano alla stessa cordata, a guida messicana «Abbiamo imparato la lezione», aveva commentato Juan Carlos Zepeda, presidente della Commissione nazionale idrocarburi. E l’esito dell’asta appena conclusa gliene rende atto.

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