Dall’energia del sole nel deserto si è partiti a pensare di realizzare un ambizioso progetto da 45 miliardi di € che consentirebbe a diversi paesi del vecchio continente di condividere l’energia elettrica proveniente dalle abbondanti fonti di energia pulita come ad esempio l’eolico del Regno Unito o della Danimarca o l’energia geotermica Islandese e quella italiana fino a raggiungere il deserto del Sahara. L’idea sta guadagnando sempre più sostegno politico in Europa grazie a Brown e Sarkozy che recentemente hanno dato sostegno partendo dal progetto solare del nord Africa. All’Euroscience Open Forum di Barcellona, Arnulf Jaeger-Walden dell’Istituto per l’Energia della Commissione Europea, spiegando il progetto, avrebbe dichiarato che basterebbe catturare una piccola percentuale dell’energia solare dal Sahara e del Medio Oriente per rifornire l’intero fabbisogno di energia elettrica l’Europa.
Partendo dal presupposto fisico che la luce del sole è più intensa in questo settore geografico, i pannelli fotovoltaici in Africa settentrionale potrebbero generare fino a 3 volte l’energia elettrica rispetto agli stessi pannelli situati in Europa settentrionale. Jaeger-Walden avrebbe spiegato come l’elettricità dall’energia solare prodotta dagli impianti in Africa (ciascuno di 50-200 MW di potenza) attraverso i migliaia di chilometri di linee a corrente continua (invece che alternata) raggiungere l’Europa. L’utilizzo di linee di tensione a corrente continua ridurrebbe sensibilmente le perdite di energia rispetto ad una trasmissione su lunghe distanze utilizzando corrente alternata e facendo diventare il progetto antieconomico. “Se si guarda alla radiazione solare, la regione del Mediterraneo è la meglio favorevole” ha affermato Jaeger-Walden.
La proposta creare una rete di energie alternative attraverso tutta Europa ha come obiettivo quello di bilanciare i vari impianti dall’eolico del nord al solare del sud. “Partendo dall’idroelettrico, al vento e poi il solare e così via, la vera soluzione rimane nella combinazione delle diverse fonti energetiche rinnovabili”. Adeguando impianti, creando batterie e grandi accumulatori si conviene che l’utilizzo dell’energia solare risulterebbe la più conveniente in una fascia oraria centrale della giornata, in modo da compensare così il picco tra le 11:00 e le 13:00 in estate, quando la popolazione va a casa e vengono accesi i condizionatori. L’idea di sviluppare impianti fotovoltaici nella regione del Mediterraneo e nel nord Africa, proviene da un nuovo impulso dato recentemente dal presidente francese Sarkozy, quando all’inizio di questo mese ha evidenziato come questo progetto debba diventare una parte fondamentale del lavoro della neo-costituita Unione mediterranea.
A seconda della dimensione della rete, costruire le necessarie linee ad alta tensione in tutta Europa potrebbe costare fino a € 1 miliardo ogni anno fino al 2050 ma Jaeger-Walden ha sottolineato immediatamente che tale cifra è piccola rispetto alle dimensioni delle recenti previsioni realizzate dall’Agenzia internazionale per l’energia che prevederebbero investimenti di 10 volte tanto. Gran parte dei costi sarebbero dedicati agli impianti delle reti pubbliche di questi paesi in via di sviluppo che attualmente non avrebbero le capacità di trasportare l’energia elettrica dal nord Africa.
“Anche se i collegamenti fra Italia e Africa devono essere realizzati, già è possibile utilizzare la rete fra Spagna e Marocco mentre ristrutturazioni dovrebbero essere previste nell’asse Turchia, Grecia e Italia. Doug Parr scienziato del Greenpeace inglese ha accolto con favore la proposta. “Supponendo che il costo si tramuti in reale efficacia, progetti di rete su vasta scala come questi è il tipo di innovazione di cui avremmo tutti bisogno se vogliamo veramente abbattere il cambiamento climatico. Secondo Jaeger-Walden l’utilizzo massiccio di grandi impianti fotovoltaici come questo potrebbero contribuire a portare una riduzione del costo degli impianti domestici per i consumatori. “Abbiamo bisogno di coordinamento sia nelle attività di ricerca sia nelle attività di coordinamento” ha spiegato Giovanni de Santi direttore del CCR a Barcellona. Il CCR è un progetto che comprende l’utilizzo delle celle a combustibile a idrogeno e carbone pulito oltre ai biocarburanti di seconda generazione, la fusione nucleare e l’energia eolica.
Realizzate per la prima volta nel 1930 le linee ad alta tensione di corrente continua (HVDC) sono viste come il modo più efficiente per trasportare energia elettrica su lunghe distanze senza dover sostenere le perdite in condizioni normali delle linee AC. Un altro vantaggio delle linee HVDC è quello di poter essere utilizzate come collegamenti fra paesi che utilizzano frequenze e sistemi di corrente diverse senza dover sincronizzare il punto di partenza o il punto di arrivo.
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