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Il progetto Sociopolis nasce per esplorare la possibilità di creare un “habitat condiviso” in grado di favorire una maggiore interazione sociale tra i suoi abitanti, proponendo nuove tipologie abitative in linea con le mutate condizioni familiari del nostro tempo, in un contesto di alta qualità ambientale.
La domanda a cui rispondere è semplice: se viviamo nell’era della conoscenza e se per agire il mondo deve investire nella ricerca, non dovremmo dedicare una parte della nostra produzione di alloggi pubblici alla ricerca e allo sviluppo di nuove tipologie di edifici che rispondano alle nostre esigenze attuali e che possano prefigurare situazioni future? Questa domanda elementare è stata formulata decine di volte, ma solo molto raramente si è dato un adeguato sostegno culturale e politico affinché la risposta fosse affermativa. A Valencia si è deciso di tenere la Biennale delle Arti, un’opportunità per l’elaborazione di un progetto che potrebbe fornire una base per questa riflessione universale.
Il concetto di edilizia sociale si compone di due parti: l’abitare e le relazioni sociali. Tradizionalmente la responsabilità della costruzione di case di questo tipo (che vanno da alloggi per la popolazione così detta “svantaggiata” agli alloggi sociali, più comuni al giorno d’oggi), in diverse aree del mondo occidentale spetta allo stesso dipartimento responsabile della costruzione di strade e delle altre infrastrutture. C’è quindi una tendenza ad attribuire importanza molto di più ai problemi di produzione o di bilancio che a problemi sociali. I servizi competenti all’assistenza sociale dedicano gran parte dei loro sforzi a soddisfare le richieste del modello europeo della società del benessere, ma nella maggior parte dei casi non fanno alcun tentativo per collocare queste politiche nella giusta dimensione spaziale.
Sociopolis possiede un importante spicco sociale, tutti i progettisti hanno spinto la stessa progettazione verso un lavoro di gruppo interdisciplinare in modo da creare forme di alloggio che rispondano alle nuove esigenze sociali. Attualmente c’è carenza di alloggi a prezzi accessibili per i giovani e per gli anziani (molti dei quali vivono da soli) soprattutto nelle città, così come per immigrati o persone coinvolte in specifici programmi di assistenza. Numeri importanti che costituiscono una fetta considerevole della nostra società.
Sociopolis è nato come progetto pensato per un sito ai margini della città di Valencia, nella Huerta, al fine di affrontare una situazione comune nel processo di crescita urbana, dove ci si trova faccia a faccia con l’ambiente naturale e la periferia della città. La Huerta Valenciana è da secoli una zona di coltivazione dei seminativi, con un’importante rete di canali d’irrigazione di origine araba che utilizza direttamente l’acqua del fiume Turia e pianifica efficacemente il territorio. L’urbano e il rurale non devono necessariamente essere due concetti opposti. Tuttavia Valencia e molte altre aree del Mediterraneo hanno una storia diversa. Per gli arabi, gli Huerta erano il loro giardino, un territorio produttivo fertile in cui vivevano e in cui hanno costruito i loro palazzi. I monasteri e le città medievali hanno così imparato da questa cultura, sviluppando il concetto di “hortulus”.
Un modo per uscire dalla dicotomia città-campagna è quello di creare luoghi di transizione tra i due, creare aree che in Italia abbiamo definito come “semi-rurali” al fine di integrare una cultura come quella della Huerta nella città, garantendo che certi valori siano assunti come propri della nostra cultura e del nostro tempo. Nella Valencia del 21° secolo, in un momento in cui città e territori agricoli stanno cercando di far valere le loro caratteristiche e peculiarità di fronte alla globalizzazione, il fatto di avere un paesaggio e una cultura della Huerta in città può essere un fattore chiave a favore del progresso urbano e culturale.
E’ tempo ormai che chiariamo l’esistenza nell’era post-industriale di una nuova società tecno-agricola, nella quale, come cittadini del pianeta, si partecipa alla cultura e all’economia attraverso le tecnologie dell’informazione, si viaggia verso luoghi lontani con sistemi di trasporto ad alta velocità, ma allo stesso tempo si afferma la qualità del locale, l’ambiente immediato abitabile; un nuovo equilibrio intelligente tra ciò che generiamo e ciò che consumiamo.
I primi decenni del ventesimo secolo hanno stabilito molti dei tratti caratteristici delle abitazioni che ci sono ancora oggi: nuovi standard di igiene, l’utilizzo di energia elettrica (e degli apparecchi ad essa associati), la standardizzazione dell’arredamento e dei regolamenti riguardanti gli obblighi sanitari si sono combinati per fornire alloggi più o meno decenti per la maggior parte dei cittadini del mondo occidentale.
Questa situazione ha contribuito a consolidare approcci di routine per il processo di costruzione e ha dato un piccolo impulso a ragionare sulle materie innovative per le abitazioni. La società dell’informazione pone però sfide nuove e genera nuove opportunità:
- Come possiamo evitare l’isolamento totale della persona nel proprio ambiente e raggiungere una maggiore coesione sociale?
- Come si fa a promuovere una maggiore qualità ambientale, integrando la natura negli ambienti abitabili?
- Come vengono utilizzate le nuove tecnologie dell’informazione per costruire meglio e vivere meglio?
- Come possiamo favorire un habitat favorevole?
La famiglia tradizionale composta da due genitori e uno o più figli rappresenta ormai meno del 50% delle famiglie in molte regioni della Spagna. Aumentando la mobilità internazionale (e in particolare quella infra-europea) l’emancipazione dei giovani e il ritardo nella decisione di avere dei figli, maggiori aspettative di vita e il miglioramento della qualità della vita degli anziani sono fattori che condizionano il modo in cui un gruppo occupa la casa e ci vive. Stiamo assistendo ora all’emergere del concetto di famiglia virtuale, in cui persone di diverse generazioni, che non sono parenti di sangue, si comportano in una certa misura come una famiglia, condividendo risorse o attività. Sociopolis propone quindi un’organizzazione a tempo indeterminato di unità abitative, facilitando configurazioni multiple all’interno di un singolo edificio e consentendo ad ogni casa di essere individuale tanto quanto le persone che ci vivono.
Oltre l’8% della popolazione ha una qualche forma di disabilità. Inoltre, dato l’innalzamento della durata della vita, le persone avranno sempre più problemi di mobilità. I bambini nati nel 2004 vivranno in media 100 anni. La questione dell’accessibilità di ogni luogo della città (abitazioni, spazi pubblici, luoghi di lavoro, ecc), indipendentemente dalla condizione fisica, è una questione chiave da considerare per i quartieri del futuro. Non si tratta solo di garantire ai disabili l’accesso alle proprie case ma anche di renderli in grado di accedere ovunque e di impegnarsi in qualsiasi attività normalmente.
Sociopolis è stato presentato alla Biennale di Valencia come progetto in cui hanno preso parte 13 studi di architettura. Il progetto ha proposto un modello di nuovo sviluppo urbano in cui sono stati integrati alloggi e strutture multifunzionali in un ambiente agricolo, la continuazione e l’aggiornamento del modello costituito dall’ “hortulus” mediterraneo. Dopo la presentazione del progetto si è deciso di costruire un primo quartiere di 2.500 case nel quartiere di La Torre, a sud della città di Valencia, su un sito di 350.000 mq, sulle rive del nuovo corso del fiume Turia deviato. Sociopolis è stato presentato alla Biennale di Valencia come progetto in cui hanno preso parte 13 studi di architettura. Il progetto ha proposto un modello di nuovo sviluppo urbano in cui sono stati integrati alloggi e strutture multifunzionali in un ambiente agricolo, la continuazione e l’aggiornamento del modello costituito dall’ “hortulus” mediterraneo. Dopo la presentazione del progetto si è deciso di costruire un primo quartiere di 2.500 case nel quartiere di La Torre, a sud della città di Valencia, su un sito di 350.000 mq, sulle rive del nuovo corso del fiume Turia deviato.
In questo progetto la trasformazione urbana è guidata da un impegno a garantire la massima protezione per le Huerta esistenti (una delle zone agricole tradizionali intorno alla città di Valencia) irrigata grazie alle acque del fiume Turia attraverso canali scavati dagli arabi 800 anni fa. Il nuovo sviluppo urbano rafforza la tutela del paesaggio e dell’ambiente, mentre allo stesso tempo svolge una funzione sociale, creando alloggi disponibili ad un prezzo controllato per un grande numero di persone. All’interno del quartiere ci sono quattro case coloniche storiche ben conservate e intorno a queste sorgeranno i punti focali delle zone per la “fattoria urbana”, curata dai residenti locali.
Sociopolis si basa essenzialmente su due premesse: la prima è che la questione di abitabilità non può essere risolta semplicemente costruendo case, ma deve essere affrontata simultaneamente su diversi livelli, dall’unità abitativa alla pianificazione urbana. Oggi c’è bisogno di riformulare principi, in risposta alla necessità di interazione tra zone urbane e rurali al fine di creare nuovi paesaggi abitabili. L’idea di a volte viene confusa con la forma urbana che la città europea ha assunto. Tuttavia la globalizzazione ci ha portato a contatto con diverse formalizzazioni del fenomeno urbano nelle diverse parti del mondo in cui possiamo riconoscere l’interazione sociale, l’ibridazione funzionale, la compattezza e la diversità, senza che questo adotti la forma della città compatta, familiare in Occidente.
L’urbanistica è una disciplina fondata nel Diciannovesimo secolo che studia come le persone occupano il territorio. Secondo i principi originali della disciplina, le città si sviluppano attraverso un sistema razionale di strade ed edifici, di solito sovrapposti al territorio agricolo che permette la vita umana che verrà organizzata intorno ad esso. Questo tipo di occupazione del territorio, che ha avuto luogo in epoca industriale (successivamente riformulato sulla base delle autostrade e delle costruzioni isolate) contiene la definizione precisa delle volumetrie degli edifici che sono tenute a rispettarlo.
Contrariamente all’urbanistica delle periferie, noi oggi proponiamo un’urbanistica interattiva, non-lineare, in grado di interagire con l’ambiente, in scala adeguata, in cui l’analisi delle condizioni funzionali e ambientali del sito servono a sviluppare risposte ad hoc. Abbiamo bisogno di partire da strategie globali di crescita e sviluppo urbano e adattarle alle condizioni specifiche del luogo. La struttura di base della città e del territorio è già fatta. La cosa essenziale è quella di definire i luoghi di incontro tra il naturale e l’artificiale. (Probabilmente è anche il momento di stabilire nuovi insediamenti nel territorio invece di favorire l’espansione della periferia di una città non strutturata). Sociopolis incentiva le relazioni sociali, l’ibridazione, l’interazione, la creazione di zone verdi e servizi, mentre propone la costruzione di un’interfaccia aperta tra la città e la Huerta, l’area agricola irrigata all’esterno di Valencia. Sociopolis propone di creare uno spazio urbano che fungerà da pre-parco di uno spazio metropolitano aperto che dovrebbe includere una parte considerevole della Huerta. Tutti gli edifici proposti sono orientati verso la zona paesaggistica centrale che ha una superficie di 120.000 mq, con accesso diretto alla rete stradale periferica della città che corre intorno al complesso.
Gli edifici pubblici saranno composti anche da alloggi in locazione destinati ai giovani sotto i trent’anni e per anziani, al tempo stesso, tutti gli edifici rispetteranno la loro vocazione pubblica per mezzo di programmi che incoraggiano i rapporti sociali, come un centro culturale, un asilo, un centro sportivo, un centro sociale, un centro giovanile e studi per artisti.
[ Links utili e approfondimenti ]
3 maggio 2011 alle 16:51
Davvero interessante!