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La campagna spiega come le persone possano vivere in modo più efficiente, risparmiando energia e riducendo la propria produzione di CO2. Inoltre, informa i Comuni su come raggiungere il 100% di energia pulita attraverso un mix energetico intelligente, collaudando un sistema che sarà presto possibile in intere Regioni e Paesi.
Juwi punta a raggiungere proprio questo obiettivo, grazie alla creazione di sistemi di approvvigionamento energetico sicuro, economico e indipendente dalle importazioni. Approfondiamo la conoscenza di questa realtà, prima tedesca ora multinazionale, grazie al contatto con Juwi Italia.
Mirko Paglia: Juwi Italia si occupa di rinnovabili. Possiamo conoscere, nello specifico, il vostro attuale business core?
Marco Margheri: Il nostro attuale core-business è il fotovoltaico, e in futuro ci vorremmo occupare anche di biomasse, eolico ed elettro mobilità.
Mirko Paglia: Nel settore del fotovoltaico, in genere, il problema maggiore è la diffidenza nei confronti di una tecnologia che i tecnici definiscono “discontinua”. Qual è il vostro approccio con i clienti?
Marco Margheri: Stabilendo che per discontinuità si intendano criteri metereologici e di giorno/notte, è necessario innanzi tutto distinguere fra grandi impianti e impianti residenziali, perché gli approcci e il valore della discontinuità sono diversi fra gli uni e gli altri.
Per i grandi impianti, i principali problemi consistono soprattutto nei rapporti fra clienti e gestori di rete, ma si stanno comunque cercando soluzioni tecnologiche per affrontare la discontinuità minimizzando la curva di generazione fotovoltaica e producendo in modo costante. Per gli impianti residenziali, stiamo cercando di ridurre i costi e avvicinarli a quelli degli impianti di grande taglia, ma i clienti non si lamentano della discontinuità, quanto piuttosto, anche i questo caso, dei rapporti con il gestore della rete.
Mirko Paglia: Energia rinnovabile è quella prodotta con fonti cicliche. Ma il pannello che genera l’energia elettrica è “riciclabile” o “riutilizzabile”? Come viene gestito il suo fine vita?
Marco Margheri: Noi utilizziamo moduli fotovoltaici First Solar e Canadian Solar, che hanno una vita utile attesa superiore ai 30 anni e sono iscritti al consorzio di smaltimento e riciclaggio a fine vita PV Cycle.
Mirko Paglia: Molti non sono favorevoli ai parchi fotovoltaici perché rubano terreno all’agricoltura e ai pascoli. E’ realmente così? Ci sono agricoltori che dismettono le loro coltivazioni per “generare energia”? Come vi ponete nei confronti di queste installazioni a terra?
Marco Margheri: Vorrei citare uno studio uscito di recente (Dati dell’Istituto Nazionale di Economia Agraria): in Italia ci sono 17 milioni di ettari di terreno agricolo, di cui 12,7 milioni rappresentano la superficie agricola utilizzata, mentre i restanti 4,3 milioni sono inutilizzati. Supponendo di utilizzare il 92% di questi 4,3 milioni di ettari per nuove colture, abbiamo calcolato che basterebbe ricoprire di fotovoltaico soltanto l’8% della restante superficie agricola non utilizzata per generare tutta l’elettricità consumata in un anno in Italia.
Questi dati e questo ragionamento dimostrano che il rapporto conflittuale fra agricoltura e grandi impianti fotovoltaici a terra è un falso problema, perché provano che installando il fotovoltaico su qualche punto percentuale dei terreni agricoli non utilizzati (quindi senza occupare i terreni agricoli utilizzati) si arriverebbe a coprire l’equivalente dell’intera produzione elettrica italiana. Anche per quanto riguarda gli agricoltori questo è un falso problema, perché le percentuali di terreni attualmente occupati sono talmente esigue da non mettere a rischio la professione agricola.
Per quanto riguarda gli impianti a terra, li abbiamo fatti, li facciamo e continueremo a farli proprio perché non occupano spazi tali da togliere numeri significativi alle produzioni agricole, e soprattutto perché ci sono più tipi di terreno utilizzabile, come le ex cave e le discariche. Ovviamente, la nostra vocazione è quella di produrre energia in modo distribuito utilizzando le coperture degli edifici, ma una parte di questa energia può essere integrata con impianti a terra, senza impatti sulle produzioni agricole.

Marco Margheri - Amministratore delegato Juwi Energie Rinnovabili
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