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Non si è trattata di un’interruzione “pericolosa” per la nostra economia, ma la sospensione delle esportazioni di gas libico verso l’Italia è un altro, preoccupante segnale che arriva dal turbolento Nord Africa.
A metà gennaio si era registrato un breve calo delle forniture algerine di gas verso l’Italia dal giacimento di “In Amenas”, dove erano morti decine di operatori stranieri e locali in seguito a un maxi sequestro compiuto da un commando di estremisti islamici. Sabato è toccato alla Libia. Dopo quasi tre giorni di stop l’Eni ha comunicato ieri di aver avviato le procedure necessarie per far ripartire la produzione preso il grande sito di Mellitah, a ovest di Tripoli. Ci vorranno almeno altri 3-4 giorni affinché il gas arrivi sulle nostre coste. Ma non c’è alcun allarme. Anche perché le scorte italiane si trovano a livelli confortevoli, altri paesi come Russia e Olanda possono supplire al deficit libico, e il quantitativo di gas venuto a mancare non era così rilevante (circa 20 milioni di metri cubi di gas giornalieri). La Mellitah Oil & Gas, è joint venture fra la compagnia libica nazionale e l’Eni.
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