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L’ultimo piano del paese riporta indietro le lancette di quasi trent’anni. E, forse, basta questo a spiegare la determinazione con cui il Governo ha voluto e messo in campo la strategia energetica nazionale presentata l’altro ieri dal ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, e dal titolare dell’Ambiente, Corrado Clini, e trasformata in un decreto interministeriale.
«Era nostro dovere arrivare fino in fondo e mantenere gli impegni che c’eravamo presi. L’Italia attendeva da decenni queste linee guida», sottolinea Passera. «Lasciamo al nuovo Parlamento e al prossimo Governo un modello di lavoro integrato», gli fa eco Clini. Già, l’esecutivo che verrà, ancora avvolto dall’incertezza. Nessuno osa sbilanciarsi, ma «la strada è tracciata», riconosce Passera. E la sua realizzazione ricadrà necessariamente sulle spalle di chi li seguirà.
Non a caso Claudio Andrea Gemme, presidente di Confindustria Anie, auspica «che il decreto sia messo in cima all’agenda delle priorità del nuovo governo, che ci auguriamo sia operativo prima possibile».Quattro gli obiettivi con un primo, importante, step già al 2020 (ma l’orizzonte è ancora più lungo): risparmio di circa 9 miliardi di euro l’anno sulla bolletta nazionale di elettricità e gas (pari oggi a 70 miliardi), superamento di tutti gli obiettivi ambientali europei al 2020 per fare dell’Italia una best practice; minore dipendenza di approvvigionamento con una riduzione della fattura energetica estera di 14 miliardi l’anno – circa l’1% del Pil – e un calo dall’84% al 67% della dipendenza dall’estero; spinta alla crescita – perché l’energia, dicono all’unisono Passera e Clini, «è un volano per l’economia» – grazie a 170-180miliardi di euro di investimenti privati da qui al 2020, solo in parte incentivati. La rotta, insomma, è chiara, come i benefici. Alcuni dei quali già evidenti grazie al lavoro portato avanti finora.
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