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Come è stato ricordato da Chiara Campione, project leader della campagna TheFashionDuel di Greenpeace, la sfida lanciata due anni fa da Greenpeace ai più importanti brand della moda è stata accolta inizialmente da Valentino Fashion Group ma ora anche importanti aziende del comparto tessile hanno deciso di dare un contributo impegnandosi ad eliminare dai propri tessuti sostanze inquinanti e pericolose. Il ruolo nella filiera dei produttori di tessuti ed accessori, è stato giustamente ricordato, è fondamentale per realizzare una moda rispettosa dell’ambiente e i tempi sono maturi per un approccio che punti ad individuare i problemi concreti indicando le soluzioni per affrontarli.
Le classi di sostanze chimiche indicate da Greenpeace sono normalmente utilizzate nelle lavorazioni tessili come ausiliari di processo, coloranti e funzionalizzanti. Si tratta di sostanze pericolose che non sono solo responsabili dell’alto grado di inquinamento dei fiumi ma che minacciano la salute dell’uomo entrando nella catena alimentare. Eliminarle, ha ricordato Greenpeace, è condizione basilare per un’industria tessile seriamente impegnata nel rispetto dell’ambiente e delle condizioni di vita dell’habitat nel suo insieme. È certamente inevitabile prevedere miglioramenti progressivi ed è quindi necessario coinvolgere in questo progetto sempre più soggetti della filiera tessile e della chimica, oltre che sensibilizzare i consumatori finali.
L’Impegno Detox Parte dall’Italia
Le aziende che hanno oggi sottoscritto l’impegno Detox sono tutte italiane, è la conferma che esiste in Italia un’offerta di abbigliamento, tessuti e accessori che senza rinunziare a qualità, bellezza e moda ha già ridotto ed è impegnata a progressivamente eliminare l’uso di sostanze pericolose e tossiche per la salute. Diverse anche per dimensione, le sei imprese operano in diversi settori: tessitura (Tessitura Attilio Imperiali), tessitura a maglia (Besani), tessitura denim (Italdenim), bottoni (Berbrand), zipper (Zip Gfd), abbigliamento e stampa di tessuti (Miroglio).
Complessivamente le 6 imprese realizzano quasi 1 miliardo di Euro di fatturato, e volumi di produzione importanti: 7 milioni di metri di tessuto prodotti e oltre 40 milioni di metri stampati, 35 milioni di bottoni e zipper. L’effetto dell’impegno Detox di queste 6 imprese si farà sentire, ogni anno su oltre 70 milioni di capi di abbigliamento che troveremo nei negozi.
Il ruolo di Blumine e Sustainability-Lab
“Dal 2010 ci impegniamo nella diffusione della cultura e della pratica della sostenibilità nella filiera della moda con il social network www.sustainability-lab.net, – ha dichiarato il presidente di Blumine Srl, Aurora Magni. Con il progetto DetoxLeader abbiamo agito da facilitatori del dialogo tra Greenpeace e le imprese accompagnando queste ultime nel processo di sottoscrizione dell’impegno Detox. È per noi motivo di soddisfazione che tra imprese e movimenti ambientalisti si sviluppi un dialogo costruttivo per una moda più sostenibile”.
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