Nel caso la gara andasse positivamente in porto per Hera, la multiutility emiliana sfiorerebbe i 3 milioni di unità dagli attuali 2 milioni. Già a fine ottobre il presidente Tomaso Tommasi di Vignano aveva parlato di un interesse da parte di Hera, che si è ora concretizzato in un’offerta ufficiale. Alcune indiscrezioni parlano di offerte depositate anche da parte di F2i, di Italtrading (per il portafoglio clienti), del fondo di private equity Terra Firma per gli asset nell’eolico, di Erg per le rinnovabili idroelettriche. E bisogna vedere se anche Shanghai Electric Power ha presentato un’offerta: tra i manager cinesi e il colosso energetico tedesco ci sarebbero stati contatti preliminari per l’acquisizione degli asset italiani.
A breve comunque dovrebbe arrivare una risposta per Hera, anche se non bisogna sottovalutare la scarsa propensione del gruppo tedesco allo «spezzatino» degli asset italiani, visto il rischio che alcune attività possano non essere cedute. Intanto in casa Hera a fine anno scadrà il patto di sindacato tra i Comuni e in tempo di spending review alcune amministrazioni preparano la disdetta e altri trattano sulla ridefinizione delle clausole. Intanto per non creare un vuoto di governance si è deciso di rinnovare il patto per soli sei mesi, dopodiché ognuno sarà libero.
Questi sei mesi serviranno per conoscere la nuova norma del Testo Unico della Finanza in merito al voto plurimo per chi detiene titoli azionari per almeno due anni, il che consentirebbe ai Comuni di mantenere il controllo della multiutility pur abbassando la quota azionaria. Inoltre saranno valutate le disposizioni che potrebbero essere contenute nella legge di Stabilità circa razionalizzazione delle partecipate locali. In ogni caso la maggior parte dei Comuni sta deliberando, in vista della scadenza del patto, per vendere una parte delle azioni.
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