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Le start-up energetiche sono infatti salite a 444, con un discreto aumento di oltre il 20% rispetto alle 368 di un anno fa. La maggior parte si trova nel Nord Italia, grazie alla maggiore presenza di università e centri di ricerca; l’attività prevalente è ricerca scientifica e sviluppo. La dimensione è l’aspetto di maggiore criticità: solo il 30% di quelle che ha presentato il bilancio dichiara un fatturato superiore ai 100mila euro, e solo un 2% ha più di 10 addetti.
Un altro capitolo del rapporto contiene invece un sondaggio su un migliaio di consumatori, da cui emerge che il 66% si dichiara favorevole all’introduzione di nuove imposte per finanziare l’innovazione energetica (piuttosto che farlo attraverso la bolletta); le rinnovabili, per il 60%, sono il settore tecnologico da promuovere di più.
«Lo sviluppo delle rinnovabili ha ormai ridisegnato i contorni del mercato dell’energia, creando migliaia di piccoli produttori e gettando le basi anche per un consumo più consapevole – commenta Stefano da Empoli, presidente di I-Com -. Per non essere travolte dalle web company, le utility nei prossimi anni dovranno concorrere non solo e non tanto sul prezzo, ma su servizi sempre più sofisticati, eventualmente non solo energetici».
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