Origami: La Matematica della Vita e sue Applicazioni. Paul Jackson, Arte e Natura dell’Origami: la terapia per progettisti per un design sostenibile

Scritto da Redazione - GenitronSviluppo.com in Ecodesign, Storie

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Pubblicato il giorno 21 luglio 2008 - 1 commento



   


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Si ringrazia  Jeff Rutzky per il contributo.

Vedi anche: ► Origami: La Matematica della Carta e sue Applicazioni. Robert Lang racconta dell’arte antica interdisciplinare che accomuna air bag, pannelli fotovoltaici e telescopi spaziali

Paul Jackson è un professionista e artista di origami dal 1982. Nato in Inghilterra e studiando alla Scuola d’Arte Slade a Londra, le sue sculture di carta sono state esibite in tutto il mondo. Ha ha scritto  più di 30 libri sull’arte della carta e realizzato numerose commissioni e consulenze. Ha insegnato in più di 150 corsi di design fra Inghilterra, Europa e Stati Uniti, riguardo le tecniche di manipolazione dei fogli ai studenti di design industriale, moda, gioielli, architettura, progettazione di imballaggi, tessile e ceramica. Nel 2001 Paul Jackson sposò Miri Gola, Direttrice del Centro Origami in Israele trasferendovisi. Attualmente insegna nei vari dipartimenti della Scuola di Design e Ingegneria Shenkar a Tel Aviv e continua la sua professione a livello internazionale.

Thanks to Jeff Rutzky for his contribution

Paul Jackson has been a professional paper artist since 1982.  Born in England and trained at the Slade School of Art in London, his folded paper sculptures have been exhibited widely.  Additionally, he has written almost 30 books about the paper arts and undertaken many commissions and consultancies.  He has taught on more than 150 Design courses throughout the UK, Europe and the US, teaching the techniques of sheet manipulation to students of industrial design, fashion, jewelery, architecture, package design, textile design, ceramics, etc.  In 2001, he married Miri Golan, the Director of the Israeli Origami Center, and relocated to Israel.  He teaches regularly within several departments of the Shenkar School of Engineering and Design in Tel Aviv and continues his international practice.  For more information, please visit www.origami-artist.com or email  origami@netvision.net.il

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  • Araceli de la Parra: Nel tuo lavoro così “organico” dell’Origami cosa hai trovato che possa legare quest’arte alla natura?
  • Araceli de la Parra: In your organic work what have you found is the relationship between origami and nature?

Paul Jackson: Innanzitutto faccio una chiara separazione tra “origamie quello che io chiamo “piegare”. Origami è una parola Giapponese che significa letteralmente “piegare la carta”. Più specificamente il suo significato è diventato la rappresentazione di oggetti – un cane, un fiore, un ottaedro, etc – grazie alla piegatura della carta. In questo senso la pratica dell’origami non può essere legata alla piegatura che si verifica in natura in un senso più significativo che quello della similitudine incidentale delle tecniche.

Eppure se si amplifica la definizione di origami includendo tutto ciò che comincia come una superficie bidimensionale ed è manipolato in 3 dimensioni, a quel punto siamo entrati nel mondo della “piegatura” e la “piegatura” ha qualcosa di molto comune nella e con la natura. Se il mondo dell’origami è possibile rappresentarlo della misura di un pisello, il mondo della “piegatura” è almeno della misura di una mongolfiera! La piegatura è una parte cruciale del mondo naturale in tutte le dimensioni e scale, dalla piegatura microscopica delle proteine,  negli strati di roccia alle “piegature” a 3 dimensioni delle correnti oceaniche.

A mio parere, il legame che intercorre fra origami e il “piegare” è molto simile a quello che esiste fra musica e suono – la musica è l’organizzazione dei suoni in accordi pieni di significato, piacere e importanza. Cosi, anche l’origami è un’organizzazione delle pieghe della natura; grazie alla “piegatura” la natura può essere analizzata, compresa e apprezzata in modo migliore.

Paul Jackson: I make a clear differentiation between ‘origami’ and what I call ‘folding’. Origami is a Japanese word which means – literally – ‘fold paper’.  More specifically, it has come to mean the making of representations of objects — a dog, a flower, an octahedron, etc — by means of folding paper.  In that sense, the practice of origami cannot be related to the occurrence of folding in nature, in any significant way other than in a co-incidental similarity of techniques.

However if one widens the definition of origami to include anything which begins as a two-dimensional surface and is manipulated into three- dimensions, then we have entered the world of ‘folding’, and folding is common throughout nature.  If the world of origami is the size of a pea, the world of folding is at least the size of a hot-air balloon!  Folding is a crucial part of the natural world in all dimensions and scales, from 1-D protein folding, to 2-D rock strata, to 3-D ocean currents

For me, the relationship between origami and folding is very similar to the relationship between music and sound – music is the organization of sounds into meaningful, significant and pleasing arrangements; similarly, origami is the organization of folds into meaningful, significant and pleasing arrangements.  So, origami is a refined organisation of folding in nature, through which folding in nature can be better analysed, understood and appreciated.

  • Araceli de la Parra: If origami were to be the man-made equivalent for the way nature builds, what would be the principals that guide it?
  • Araceli de la Parra: Se considerassimo l’origami l’equivalente dell’uomo, per il modo in cui la natura costruisce, quali sarebbero i suoi principi che lo guidano?

Paul Jackson: Un bell’origami è meravigliosamente minimale, elegante, robusto, bilanciato e simmetrico. Ogni piega è piana e multifunzionale, ingegnosa e allo stesso tempo ovvia a posteriori. L’evoluzione di un origami da un quadrato iniziale di carta tramite il piegare e lo spiegare, le forme esibiscono in ogni tappa la loro estetica esattezza. Nulla è spreco ne eccesso, niente è estraneo e tutto è armoniosamente correlato. Un importante origami chiaramente esibisce caratteristiche di splendida progettazione, siano esse naturali o fabbricate. (Qui dovrei aggiungere che a mio viso nel processo di selezione naturale, non nella progettazione della natura, ma una selezione naturale riuscita esibisce le qualità di una buona progettazione).

Paul Jackson: Good origami is marvelously minimal, elegant, strong, balanced, and symmetric.  Each fold and plane is multi-functional, ingenious yet obvious-after-the-fact.  The evolution of a design from the initial square through a series of folds, unfolds and forms, exhibits rightness at every stage.  Nothing is waste or excess, nothing is extraneous and everything is harmoniously inter-related.  Great origami clearly exhibits characteristics of great design, whether natural or manufactured.  (I should add here that I believe in the process of natural selection, not in the design of nature, but that successful natural selection exhibits the qualities of good design)

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  • Araceli de la Parra: When you set out to begin a piece, what is the process you follow to get a desired shape? How does your vision of the piece become a reality, and what are the principals that guide the process?
  • Araceli de la Parra: Quando inizi un nuovo progetto, qual è il processo che metti in atto per raggiungere una forma desiderata? Come diventa realtà la tua visione e quali sono i principi che guidano questo processo?

Paul Jackson: Per gli origami “organici”, non so mai bene cosa e come terminerò, forse come un buon jazzista ho definito i parametri prima di cominciare, cose come il numero di pieghe orizzontali e verticali e il numero e il tipo di intrecci. Il processo implica molta improvvisazione. Io non copio mai. Lavoro molto più con le mie ditta che con i miei occhi, tastando la superficie più che guardandola. Conoscendo la tecnica base dell’origami molto bene, posso quasi dimenticarla ogni tanto a differenza di molti creatori di origami. Mi piace concentrarmi più su la forma gradevole, integrandovi il colore e meno sulla tecnica.

Paul Jackson: For the organic pieces, I never know quite what I’m going to make, though; perhaps like jazz, I have defined the parameters before I begin – things like the number of folds horizontally and vertically and the number and type of pleats.  The process involves much improvisation.  I never copy.  I work more with my fingers than with my eyes, feeling the surface, more than looking at it.  I understand the basic technique to make the organic pieces very well, so I can almost forget them, unlike almost every other origami creator, for whom novel technique is paramount.  I focus more on a pleasing shape and with integrating colour with the form, more than on technique.

  • Araceli de la Parra: Credi che l’origami possa essere efficace a creare determinate forme come nella natura (utilizzo del minimo materiale per realizzare il massimo)?
  • Araceli de la Parra: Do you think origami can be as efficient as nature in creating certain shapes (use of the least to accomplish the most)?

Paul Jackson: Sicuramente si e poiché l’origami è progettato con un intento piuttosto che per selezione naturale, la progettazione può essere più raffinata della sua controparte progettuale o tecnica sviluppata dalla natura per eoni. La mente umana ha anche scoperto (inventato?) tecniche complicate di manipolazione mai viste in natura e quindi ciò che è possibile grazie all’origami è più grande di quello che si può osservare in natura.

Paul Jackson: Certainly yes, and because origami design is design by intent rather than by natural selection, the design can be more refined than a similar design or technique evolved by nature over eons.  The human mind has also discovered (invented?) complex techniques of manipulation not seen in nature, and so what is possible through origami is greater than what is seen in nature.

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  • Araceli de la Parra: Che ruolo ha la matematica in tutto questo? Potrebbe essere lo strumento per “controllare” e far diventare l’origami un approccio prevedibile e preciso per reinventare il nostro ambiente costruito?
  • Araceli de la Parra: What role does math play in all this? Could math be the tool to ‘control’ and make of origami a ‘foreseeable’ and accurate approach to reinventing our built environment?

Paul Jackson: La matematica ha un ruolo centrale. Spesso si parla di origami come un’attività fondamentalmente matematica visto che ogni piega può essere tracciata e quindi definita matematicamente – una definizione di una piega può essere “quella bisettrice perpendicolare che passa per 2 punti distanti’, una descrizione nettamente matematica.

Ciò nonostante, quasi tutti i creatori di origami non gli creano utilizzando matematiche complesse. Piegatori di carta con una certa esperienza capiscono la matematica nel modo in cui molti compositori capiscono la scala di 12 accordi, cioè, la scala musicale è completamente descrivibile dalla matematica, cosi come le armonie e i ritmi, ma per comporre, non devi capire la matematica. Così è anche coll’origami, la matematica può essere esposta e utilizzata o utilizzata intuitivamente.

Un numero crescente di architetti ed ingegneri strutturali oggi studiano la piegatura della carta, non solo per il suo valore estetico ed intrinseco ma anche per le sue lezioni sull’economia delle risorse e dei materiali, oltre alla prevedibilità matematica di una superficie (piegata) manipolata. Insieme ad altri strumenti informatici come il CAD, è possibile sviluppare l’origami ed il suo vocabolario progettuale espandendolo e quindi contribuendo alla re-invenzione (usando la tua parola) dei nostri ambienti.

Paul Jackson: Math has a central role. It has often been said that origami is a fundamentally mathematical activity, because the location of every fold can be plotted and thus defined mathematically – a strong definition of ‘a fold’ is ‘the perpendicular bisector of two distant points’, a wholly mathematical description.

However, almost all origami creators do not create using high-level mathematics. Experienced paper folders understand mathematics in the way that many composers understand the 12-tone scale.  That is, the musical scale is entirely definable mathematically, as are harmonies and rhythms, but to compose, you do not need to understand the mathematics.  So it is with origami.  The mathematics can be exposed and utilized, or used intuitively.

A growing number of architects and structural engineers now study paper folding, not just for its aesthetic values or for its lessons regarding its economy of means and materials, but also for the mathematical predictability (or ‘foreseeable’, to use your word) of a manipulated (folded) surface.  Along with other tools such as CAD, origami is enabling the vocabulary of design to be expanded and is thus contributing to the ‘re-inventing’ (again, your word) of our environment.

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  • Daniel Casarin: Microcosmo e macrocosmo, uomo e universo, natura e artificio. Di questo, quanto è intrinseco al’arte del origami?
  • Daniel Casarin: Microcosm and macrocosm, man and the universe, nature and artifice. How much of this is embedded in the art of origami?

Paul Jackson: Quelli sono grandi concetti e questa è una grossa domanda! Non lo so se il mio cervello riesce a “stirarsi” tra loro, ma già che lo chiedi … il “piegare” è presente in tutte le scale nel mondo naturale, infatti, non posso immaginare il nostro universo senza questa cinesi. E’ cosi fondamentale per tutto ciò che esiste – microcosmo e macrocosmo, uomo e universo, natura e artificio – che il “piegare” è presente in tutto. In questo senso l’attività dell’origami come un raffinamento del fenomeno di piegatura che avviene in natura, anche se matematico in essenza, è un un connettore simbolico al mondo naturale. Per me e per altri piegatori di carta, l’origami non è una tecnica ma una meditazione sulla creazione e i processi di cambiamento e quindi una filosofia naturale odierna e moderna.

Paul Jackson: Those are big ideas and a big question! I’m not sure my brain can stretch between them.  But since you ask … folding is present at all scales in our natural world.  In fact, I cannot imagine our universe without it.  It is so fundamental to everything that exists — ‘microcosm and macrocosm, man and the universe, nature and artifice’ — that it is present in everything.  In that sense, the activity of origami, as the refinement of the phenomena of folding in nature, although mathematical in essence, is a symbolic connector to our natural world.   For me, and for some other paper folders, origami is not a technique, but a meditation on creation and the processes of change, and thus, a modern-day natural philosophy.

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  • Araceli de la Parra: La tua esperienza di insegnante è quella di insegnare la tecnica dell’origami, o di insegnare determinati principi che avvengono tramite l’origami? Che ruolo credi che abbia l’origami nell’educazione e come la vedi evoluzionarsi?
  • Araceli de la Parra: Is your experience in teaching, teaching the technique of origami, or teaching certain principals through origami? What do you see is the role of origami in teaching and how do you see it evolving?

Paul Jackson: Per rispondere alla prima domanda. Io insegno quei determinati principi che avvengono tramite l’origami insegnando la tecnica del origami. Faccio questo in una serie di workshops manuali, cosi le persone possono sperimentare direttamente l’attività di piegare. Io proibisco tutti gli aiuti meccanici come computer, righe, colla, forbici, ecc … cosi tutto ciò che si realizza lo si crea solo con il proprio corpo (le mani). Da questo livello di semplicità, altri strumenti possono essere introdotti in progetti seguenti. Mentre insegno collego le tecniche di piegatura che stiamo utilizzando a diversi principi rilevanti estrapolandoli quando è necessario. Mi piace anche introdurre principi, idee, aneddoti anche se non rilevanti per la classe specifica, dimostrando che esiste una base più ampia per l’origami di quello che semplicemente si crede, fornendo ciò di cui hanno bisogno veramente d’imparare.

Per rispondere alla tua seconda domanda. Credo fermamente che ogni studente di design e ogni professionista, dovrebbe studiare origami e le tecniche di manipolazione dei fogli come parte della propria educazione e pratica professionale. Il Bauhaus riconosceva l’importanza della piegatura della carta impartendo il coros Grundlagen come uno dei componenti fondamentali del design. Da allora però è stato molto trascurato e dimenticato. La manipolazione dei fogli è una parte fondamentale del vocabolario di progettazione e dovrebbe essere impartito come materia di studio.

L’origami ha anche altri ruoli: è immensamente utile per i dislessici e altri diversamente abili; la semplicità di risorse (foglio di carta e mani) come può avere immense implicazioni su molti livelli nel design, così lo avrebbe nell’educazione e in determinate terapie. E’ facile da cominciare (io utilizzo soltanto formati A4 o A3, la carta normale), è divertente, economico e i risultati possono essere ottenuti subito e sono molto soddisfacenti. E’ un ottimo modo per attirare studenti e professionisti lontano dai loro virtuali computer E COSTRUIRE QUALCOSA!

Inoltre, nel nostro mondo, sempre più dominato da chip e meraviglie ad alta tecnologia, che sempre meno o nessuno di noi capisce come funzionino, l’origami offre un vero antidoto ‘low-tech’. In un mondo dove la gente sta diventando soltanto numeri, l’origami ci fa tornare umani, permettendoci di controllare quello che facciamo senza nessuno strumento. E’ vera magia, forse anche alchimia (trasformare la carta in oggetti meravigliosi). Credo che lo studio dell’origami come materiali nei curricula di design crescerà. Non credo che l’attuale interesse sia dovuto a una moda che prima svanirà, e troppo importante e fondamentale perché questo accada.

Paul Jackson: To answer the first question first, I teach certain principals through origami, by teaching the technique of origami.  I do this in a series of ‘hands-on’ workshops, so that people can directly experience the activity of folding.  I ban all mechanical aids – computers, rulers, glue, scissors …everything, so that what is made is made only with the body (the hands).  From this base level of simplicity, aids can be introduced in any subsequent project.  During the teaching, I link the techniques we are folding to relevant principals, extrapolating when necessary.  I also like to introduce principals, ideas and anecdotes not relevant to a specific class, showing them that there is a wider base to origami than simply what they need to learn.

To answer the second question, it is my firm belief that every student of design – and every design professional, too — should study origami and the techniques of sheet manipulation as part of their education or professional practice.  The Bauhaus recognized the importance of paper folding, teaching it on the Grundlagen course as one of the basic components of design.  Since that time though, it has been largely neglected.  Sheet manipulation is a fundamental part of a design vocabulary and should be taught as a subject.

Origami has other roles too: it is hugely helpful to dyslexic and other learning-impaired students; it’s simplicity of means (just a piece of paper and a pair of hands) has huge implications on many levels of design, education and therapy; it is easy to set up (I use just ordinary A4 or A3 photocopier paper), fun, inexpensive, results come quickly and are very satisfying; it is a great way to pull students and professionals away from their computers AND MAKE SOMETHING!

Further, in our increasingly chip-driven world of high-tech wonders, which almost none of us understand the workings of, origami offers a necessary low-tech antidote.  In a world where people are increasingly just data, origami makes us human again, allowing us to control what we do with no tools whatsoever.  It is true magic, maybe even alchemic (transforming simple paper into wondrous objects). I think the teaching of origami as a design topic will grow.  I don’t think the current focus is a fashion, soon to be overridden by something else.  It is too important and too fundamental for that.

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Paul Jackson: Sono sicuro che l’origami continuerà a svilupparsi in tutti i suoi campi: design, matematica, educazione, terapia, arte, ingegneria, chimica, biologia, astronomia cosi come un hobby pre milioni di persone.

Il mio traguardo personale è semplicemente quello di utilizzare la mia esperienza di 25 anni con gli origami per assistere questo sviluppo. Un progetto che so che dovrò cercare di realizzare è quello di scrivere il manuale definitivo sulla piegatura come strumento di design, cosi l’enorme quantità d’informazione che possiedo e conosco potrebbe essere disseminata ampiamente oltre i miei gruppi di studenti. Non ho ancora trovato l’editore giusto. Grazie per questa l’opportunità di diffondere il mio lavoro.

Paul Jackson: I’m sure that origami will continue to advance on all fronts; in design, mathematics, education, therapy, art, engineering, chemistry, biology, astronomy and as an absorbing hobby for millions.

My personal goal is simply to use my 25 years professional experience assist with this growth.  The one future project I know I need to attempt is to write the definitive handbook on folding as a design tool, so that the mass of information I have can be disseminated wider than my student groups.  As yet, I have not met the right publisher. Thank you for the opportunity of this forum to make my work a little better known.

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  1. Piegare la carta è un’azione semplice…dargli Forma è come scrivere una poesia senza parole….

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