ECOPOLIMER: Agglomerati che Aiutano l’Ambiente

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Pubblicato il giorno 05 luglio 2012 - Nessun commento



   


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In un mondo in cui il problema dei rifiuti è all’ordine del giorno, sempre più aziende si stanno muovendo verso una prospettiva ecosostenibile. Questo è quello che ha fatto Ecopolimer. Quest’azienda infatti produce agglomerati di materiali plastici espansi, gomme espanse e granuli di gomma, impiegando come materia prima materiali altrimenti destinati allo smaltimento in discarica.

L’obiettivo di Ecopolimer: creare soluzioni utili a migliorare la vita di tutti i giorni contribuendo, nel frattempo, a limitare le conseguenze per l’ambiente dovute alle sempre crescenti difficoltà di smaltimento. Convinti che la possibilità di riciclaggio di qualsiasi materiale (anche della conoscenza) dovrebbe essere presa in considerazione da tutte le aziende e curiosi di sapere qualcosa in più sul tema, abbiamo chiesto a Marco Brambilla di raccontarci più in dettaglio la realtà di Ecopolimer.

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Daniel Casarin: Ecopolimer produce nel proprio stabilimento di Trezzo sull’Adda (Milano) agglomerati di materiali plastici espansi, gomme espanse e granuli di gomma. Per una percentuale di oltre il 90% Ecopolimer utilizza materiali altrimenti destinati allo smaltimento in discarica. Puoi raccontarci meglio Marco come funziona il processo produttivo della vostra azienda?

Marco Brambilla: Oltre il 95% dei materiali che noi recuperiamo derivano da scarti industriali pre-consumo. Significa che sono sfridi di lavorazione derivanti dalla produzione di impianti industriali e considerati scarti per vari motivi come materiali di inizio e fine ciclo di lavorazione, ritagli, fustellature, matarozze, fuori parametri standard per lievi differenze nella densità, negli spessori, nelle dimensioni. Si tratta, in realtà, di materiali mai utilizzati e quindi che conservano ancora tutte le caratteristiche delle materie prime iniziali. Questo è importante perchè, quando si parla di riciclo, si pensa subito a quello post-consumo, quindi a materiali già utilizzati che vengono mentalmente associati a materie di seconda scelta. Nel nostro caso non è così: il pre-consumo consente di avere qualità costanti e di poter anche certificare le prestazioni dei nostri prodotti finiti. Inoltre le quantità riciclabili di scarti pre-consumo sono spesso più elevate di quelle post-consumo e reperibili con costi inferiori in quanto già localizzate presso grandi impianti di produzione.

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Daniel Casarin: Quali sono gli ostacoli con cui un’azienda come la vostra si scontra ogni giorno? E quali sono i fattori che determinano il vostro mercato?

Marco Brambilla: Le difficoltà principali sono da sempre legate alla burocrazia fin dalla nostra nascita nel 1999. Le norme spesso non distinguono in modo adeguato tra chi ricicla gomma piuma, come noi, da chi tratta materiali tossici e pericolosi. Questo comporta un dispendio di tempo e denaro per adeguarsi a norme a volte ridicole e ad una burocrazia con tempi giurassici. Un esempio: nel 2008 abbiamo chiesto il rinnovo dell’autorizzazione all’attività. Tutto tace fino a metà del 2011 quando l’ente preposto ci richiede un supplemento di documentazione e una fidejussione che sia retroattiva e parta dal 2008! Visto che sono passati ormai 3 anni chiediamo di prestare la fidejussione per il futuro ritenendo ormai superfluo il passato. Risposta negativa, si deve versare comunque. L’ombra dell’eco-mafia finisce inoltre con il gettare sospetti anche su chi, come Ecopolimer, fa un lavoro utile a tutta la società, perchè il problema rifiuti c’è e sarà sempre maggiore ed il settore pubblico non ha la volontà e le risorse per risolverlo.

Daniel Casarin: Quali sono le materia prime, come avviene la loro raccolta e come si trasformano nel ciclo di produzione?

Marco Brambilla: Le nostre materie prime sono materiali plastici espansi come il poliuretano espanso flessibile (comunemente ma erroneamente chiamata gomma piuma) e il lattice, gomme espanse di vario genere e gomme compatte. Vengono dapprima triturate in granelli o in fiocchi e poi agglomerate utilizzando resine poliuretaniche con funzione di legante. Si ottengono quindi, tramite pressatura, dei blocchi che vengono poi tagliati in lastre di vari spessori. Spesso vengono poi accoppiate ad altri materiali come erba sintetica, cartongesso, fibra di legno, gomme, legno, metallo in base alla funzione che dovranno svolgere.

Daniel Casarin: Isolanti termoacustici, protezioni per impianti sportivi, barriere di sicurezza per piste, pavimentazioni in erba sintetica, sottofondi per campi e palestre… quali sono le applicazioni su cui state scoprendo un vero successo del vostro prodotto e perché?

Marco Brambilla: Tutti i nostri articoli sono stati ben recepiti sul mercato. Ultimamente le barriere antiurto per le piste di kart e le protezioni per gli impianti sportivi e le palestre sono molto richieste, segno che, finalmente, alla sicurezza si pensa anche quando le risorse economiche scarseggiano.

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Daniel Casarin: Esiste un reparto di ricerca all’interno di Ecopolimer? Se si, come viene effettuata per lo sviluppo di nuovi prodotti?

Marco Brambilla: Ecopolimer è una piccola realtà ma che fa da sempre ricerca. Quasi tutti i prodotti della nostra gamma sono stati studiati e realizzati spesso partendo dall’analisi dei materiali che ci venivano sottoposti da chi aveva l’esigenza di smaltirli. Il bello del gioco sta nel trovare un’applicazione a qualcosa che altrimenti verrebbe buttato. Dopo lo studio preventivo si passa alla realizzazione di campioni prima in piccola scala, poi su scala industriale. La collaborazione con i potenziali futuri clienti è determinante per testare e migliorare il prodotto finale. Dopo la messa a punto che, in alcuni casi è durata mesi, si procede alla eventuale certificazione e alla commercializzazione.

Daniel Casarin: Ecopolimer aderisce a Remade, un’associazione senza scopo di lucro fondata nel 2009 che promuove, a livello nazionale ed internazionale, i prodotti “made in Italy” derivanti dal riciclo. Quanto è importante per Ecopolimer partecipare ad un progetto di filiera e certificazione?

Marco BrambillaRemade in Italy fa un egregio lavoro soprattutto per far conoscere le realtà legate al riciclo. In Italia siamo poco ecologisti rispetto ad altri Stati europei, o meglio, siamo tutti ecologisti a parole, un po’ meno nei fatti. Se solo costa di più del prodotto analogo prodotto da materie prime e in modo industriale, già si storce il naso. Le certificazioni sono utili perchè danno importanza al prodotto e aiutano a farlo conoscere.

Daniel Casarin: State lavorando solo sul mercato italiano o anche estero? Pensate di espandervi nel prossimo futuro?

Marco Brambilla: Principalmente abbiamo lavorato in Italia fino alla fine dell’anno scorso. Dall’inizio del 2012 stiamo invece puntando molto sull’estero, considerando soprattutto l’asfissia che regna sul mercato italiano e l’assoluta incapacità di tutti i recenti governi nell’assumere iniziative che possano risvegliare il mercato interno. Per ora tutti sono riusciti solo ad aumentare solo le imposte. Un imprenditore che pensi di espandersi in Italia in questo momento gioca alla roulette russa, con la situazione e le prospettive attuali chi può scappa all’estero.

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