Lo “Sblocca-Trivelle” nel Mirino di Regioni Ambientaliste e Prelati

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Proteste per lo "Sblocca-Trivelle"

Pubblicato il giorno 23 gennaio 2015 - Nessun commento



   


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E’ un fronte trasversale, che non conosce distinzioni geografiche e tanto meno politiche: mette insieme i ricorsi alla Consulta di ben sei giunte regionali (di entrambi gli schieramenti ) con le proteste delle associazioni ambientaliste, a cui si aggiungono gli anatemi dei vescovi cattolici.

Tutti quanti uniti contro le norme del decreto Sblocca Italia che dovrebbero favorire la ripresa in Italia delle ricerca di gas e petrolio sia nel sottosuolo sia sul fondo del mare. In particolare, al centro delle contestazioni gli articoli che sottraggono alle Regioni – per passarle allo Stato centrale – le competenze sulla valutazione di impatto ambientale dei progetti e accelerano le procedure per ottenere i permessi e l’avvio dei cantieri. Secondo il Governo, quello che viene tolto alle amministrazione locali sotto forma di autonomia decisionale, viene compensato economicamente.

Contestazioni Regionali, Impatto Ambientale

Nelle intenzioni di Palazzo Chigi – che ha appoggiato le richieste di Assomineraria, l’associazione delle industrie del settore-1′Italia ha un patrimonio di riserve che potrebbe portare al raddoppio dell’attuale produzione di idrocarburi. II ‘tesoretto” è stato stimato in 11,8 miliardi di tonnellate equivalenti, pari al 10 per cento del fabbisogno annuale. Per un incasso – tra imposte e royalty- attorno al 1,5 miliardi di euro ogni 12 mesi, da suddividere tra Stato centrale ed enti locali. Ma sono proprio questi ultimi a rappresentare l’ostacolo maggiore: sei regioni hanno presentato ricorso alla Corte Costituzionale contro le norme del decreto che hanno già ribattezzato Sblocca-trivelle. Ultimo in ordine di tempo è stato il Veneto.

«Si calpestano le competenze regionali- ha spiegato il presidente Luca Zaia – in materia di governo del territorio, turismo e salute».

Le Compensazioni?

«Benefici economici irrilevanti». Si unisce a Lombardia, Campania, Abruzzo, Marche e Puglia che hanno tutte accolto l’invito rivolto da Legambiente, Wwf, Fai e associazione Mare Vivo. In Abruzzo a sostenere le battaglie contro le trivellazioni ci sono anche i vescovi: assieme ai colleghi del Molise hanno scritto una nota in cui si accusa il governo di non tenere conto della «contrarietà delle popolazioni locali», parlano di «difesa del Creato» e chiedono «l’emergere di una biociviltà che preferisca la vita al lucro, la cooperazione alla competizione».

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