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Agli inizi del 1800, durante il picco della rivoluzione industriale, la scienza moderna ruotava intorno al vapore e agli altri motori alimentati a carbone. Quindi potrebbe sembrare un po’ fuori luogo che già nel 1833, un fisico italiano chiamato G. D. Botto eseguiva esperimenti su una tecnica particolare per la produzione di idrogeno.”L’idrogeno è l’elemento più comune sulla Terra, il più leggero e il più semplice nella sua struttura,” spiega Roberto De Luca dell’Università degli Studi di Salerno, “l’idrogeno in gas era già noto a al chimico francese Lavoisier alla fine del Diciottesimo secolo. Tuttavia, la produzione di idrogeno, al momento che G. D. Botto eseguì il suo esperimento, poteva essere solo considerato come un sotto-prodotto dell’elettrolisi”. De Luca è parte di una squadra italiana di scienziati che hanno infatti rivisitato gli esperimenti del fisico italiano per verificare se la tecnica potrebbe avere applicazioni per l’odierno problema energetico.
Nel dispositivo originale di G. D. Botto, alternando collegamenti di platino e di ferro e collegati fra loro con una catenella il tutto avvolto attorno ad un’asta di legno e riscaldando l’asta con una fiamma, Botto è stato in grado di generare una corrente elettrica nella catena attraverso la termocoppia dei 2 metalli. L’obiettivo originale di G. D. Botto infatti era quello di mostrare semplicemente che si potrebbero produrre energia elettrica utilizzando una termocoppia di due metalli.
Il gruppo italiano è stato ispirato dalla convenienza del dispositivo per produrre idrogeno di G. D. Botto, che può essere facilmente fabbricato ed è composto da materiali ampiamente disponibili. I ricercatori hanno calcolato che, anche se una versione modificata del dispositivo di Botto produce una potenza elettrica molto bassa, si può ancora produrre abbastanza forza elettromotrice generando idrogeno. Le bolle di idrogeno nell’acqua che si creano mediante elettrolisi è stato il suo modo di confermare visivamente che la corrente elettrica era presente. Ma, dopo la scoperta originale di G. D. Botto, il contemporaneo team italiano ha ri-concepito il dispositivo per farlo diventare: un modo economico per produrre idrogeno senza avanzate tecniche industriali ma con componenti fai-da-te.
Con qualche accorgimento moderno, il team italiano è stato in grado di modificare il dispositivo di G. D. Botto in modo piuttosto ingegnoso. In primo luogo, ha sostituito la fiamma che Botto utilizzava per la produzione di calore con degli specchi parabolici per concentrare i raggi del sole nel tubo. In secondo luogo, ha sostituito il platino molto costoso con del rame. E in terzo luogo, al fine di creare una maggiore differenza di temperatura tra il lato riscaldato del tubo e il lato freddo, farebbero passare l’acqua al centro di esso.
I ricercatori ritengono che, sebbene la potenza elettrica di uscita per il loro dispositivo sperimentale è di piccole dimensioni (solo circa 20 mW), essa potrebbe generare abbastanza corrente per la produzione di gas di idrogeno mediante elettrolisi dell’acqua. “Riteniamo che questa idea potrebbe essere utilizzata per la produzione di gas idrogeno direttamente dall’energia solare, attraverso l’elettrolisi,” spiega De Luca, tuttavia continua il ricercatore, piuttosto di utilizzare una termocoppia di 2 metalli, sarebbe più efficiente utilizzare una centrale termoelettrica a semiconduttore per ottenere una più elevata potenza di uscita.
“Abbiamo imparato a conoscere l’idea di Botto attraverso il prezioso lavoro del professor Salvatore Ganci, co-autore di questo studio, che è un esperto nella storia della fisica”, continua De Luca. “E’ ora di scrivere un libro sugli strumenti scientifici costruiti da fisici della provincia di Genova nei primi anni del 19 ° secolo. Tra questi studi, vi è infatti il dispositivo utilizzato da Botto, con la quale è stato possibile dimostrare che l’elettricità poteva essere generata dal riscaldamento di una termocoppia di metalli. Senza il prezioso contributo del professor Ganci, questo lavoro non sarebbe stato possibile “. Per quanto riguarda il motivo per cui i ricercatori hanno suggerito di usare le radiazioni solari per riscaldare il dispositivo piuttosto che una fiamma, De Luca ha sottolineato i vantaggi economici del sole: “C’è una grande differenza, nella produzione di idrogeno, di utilizzare gratuitamente l’energia di una centrale nucleare che inizia a lavorare nelle prime ore del mattino e si ferma all’inizio della notte” riferendosi al nostro Sole.
“L’energia solare sarà libera per i prossimi 5 miliardi di anni, circa. L’idrogeno può essere quindi liberamente prodotto (a meno che non si consideri il costo dell’acqua) fino a quando questa meraviglioso e perfettamente pulito impianto nucleare sarà splendente su di noi. L’idrogeno può quindi essere utilizzato per le nostre automobili e per illuminare le nostre case di notte, in futuro”. Non voleva ribadire anche questo il famoso professore del MIT Daniel Nocera: Sole + Acqua = Idrogeno? Ora stiamo solo aspettando che rilascino il progetto via web Internet in modo che tutti possiamo iniziare a sperimentare la propria produzione di idrogeno.
[ Links utili e approfondimenti ]
7 gennaio 2009 alle 17:00
un comento sull’ Idea delle celle ad idrogeno è troppo facile, è stupenda. Non so se ci sono controindicazioni di qualsiasi natura, ma non penso, adesso si tratterebbe di ottimizzare la produzione per rendere i prezzi
accessibili a tutti e magari di installarli in centri commerciali, ecc. dove c’è tanto spreco, ma anche la microco generazione, media e grande, ad un prezzo ragionevole e già un bel passo avanti. Concludo sperando sia vero e concreto.
2 settembre 2009 alle 21:19
Veramente una cosa eccezzionale, si puo’ fare, multinazionali e lobby permettendo
9 novembre 2009 alle 22:49
Se possibile sarà il realizzarsi di un magnifico sogno !
7 febbraio 2011 alle 17:59
L’idrogeno funziona alla grande… il problema sono le persone ignoranti come galline. Markus Friedli è uno svizzero che si fa idrogeno per la casa e l’auto e pure per la corrente da 30anni cercate in youtube.
21 aprile 2011 alle 20:20
il problema non è di natura tecnico-scientifico ma, semplicemente economico e politico, purtroppo. Si conoscono ormai molti modi per produrre energia pulita e a sufficienza a patto che tale produzione sia delocalizzata e diffusa. Le lobby economiche multinazionali una tale produzione non sarebbero in grado di monopolizzarla, perchè questa potrebbe essere gestita autonomamente da chiunque, nell’ambito delle singole abitazioni ed aziende. Quindi il problema è unicamente dovuto al fatto che l’umanità, nonostante il progresso tecnologico è ancora in uno stato primitivo di civiltà e le prove di ciò sono facilmente riscontrabili nel perdurare dell’esistenza delle guerre, nella assurda distribuzione della ricchezza sul pianeta, nel preferire la logica dei grandi profitti privati ad una Terra che garantisca, nel futuro, l’abitabilità alle generazioni dei nostri figli e nipoti che verranno
23 novembre 2011 alle 11:12
per il momento utilizzo un kit HHO auto costruito e lo utilizzo per viaggiare in auto (risparmio circa il 45%), e per l’acqua calda sanitaria in casa mia, l’importante è di evitare che le lobby mettano il naso in casa nostra.
6 febbraio 2014 alle 17:33
Vorrei avere più informazioni mirate per poter coltivare un “Hobby” sicuramente più interessante che ….chiaccherare di politica
16 novembre 2014 alle 11:05
Vorrei avere più informazioni e magari kit già pronti. Facciamo una cooperativa per stimolare anche questi giovani ad impegnarsi, invece di perdersi in cose futili.