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Continua il botta-e-risposta a distanza, avviato la settimana scorsa, fra la Tirreno Power (gruppo GdF Suez) e il ministero dell’Ambiente. Oggetto del battibecco a colpi di comunicati è l’autorizzazione Aia alla centrale elettrica savonese di Vado Ligure, a carbone.
La centrale dal marzo scorso è spenta su ordine della magistratura di Savona. Ieri si è svolto il consiglio d’amministrazione della Tirreno Power e «il Cda ha preso atto del decreto di rilascio dell’Aia perla centrale di Vado Ligure e della impossibilità di ottemperare ad alcune prescrizioni – dice l’azienda -inattuabili nei tempi indicati e molto più restrittive di quelle stabilite per le altre centrali analoghe italiane».
La società così ritiene inaccettabile il decreto autorizzativo e farà opposizione in ogni sede. Il veleno è nelle ultime righe del comunicato, in cauda venenum. «È quanto meno singolare che il ministero dell’Ambiente abbia rilasciato, pur essendoci il diverso impegno del Governo, un’autorizzazione palesemente non ottemperabile e poi addirittura affermi che si tratta di “un falso problema”», protesta la società elettrica.
«L’azienda non può chiedere il dissequestro degli impianti sulla base di un’Aia che non può, allo stato, essere applicata».
Pronta risposta dal ministro Gian Luca Galletti. «Obiettivo del ministero dell’Ambiente è salvaguardare l’ambiente, la salute delle comunità e i posti di lavoro. Oggi Tirreno Power non è ferma per le prescrizioni del ministero, ma per un sequestro operato dalla magistratura». Un passaggio sottolinea che una terza parte, in teoriaestranea, la magistratura savonese, è entrata pesantemente a orientare anche le scelte tecniche dell’amministrazione dello Stato:
«Un’Aia rigorosa, puntuale e attenta anche alle valutazioni espresse nel procedimento giudiziario rappresenta una condizione utile a sbloccare gli impianti». Tuttavia, ricorda che «se c’è un problema tecnico, di tempistica, il ministero è pronto ad affrontarlo e a risolverlo. L’Aia è un’autorizzazione, occorre ribadirlo, del tutto conforme alla legge e condizione probabilmente necessaria al dissequestro dello stabilimento».
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