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Alla presentazione del settimo rapporto annuale di Intesa Sanpaolo sull’economia e finanza dei distretti industriali, a dirlo più volte è stato lo stesso consigliere delegato della banca, Carlo Messina.
«Nei giorni scorsi ho incontrato in un roadshow 80 investitori tra i più importanti al mondo. L’impressione che ne ho tratto è che vedono un punto di svolta: il nostro Paese, che è sempre stato considerato a crescita zero, ora viene visto come un’opportunità di investimento».
Merito dei vari fattori esterni che si sono allineati (cambio, Qe, prezzo del petrolio) ma anche di farina del sacco del governo, come il Jobs Act e la riforma delle banche popolari. A guidare la ripresa saranno proprio i distretti industriali. Lo dicono gli imprenditori, il cui «mood sta cambiando in positivo», come sottolinea il chief economist di Intesa, Gregorio De Felice, ma lo dicono soprattutto i numeri. Uno su tutti: dai distretti deriva il 62% dell’avanzo commerciale del manifatturiero italiano, vale a dire 60 miliardi di euro.
«I distretti sono l’area produttiva che più ha avuto miglioramenti in termini di esportazioni – commenta -, più del totale dell’industria tedesca e di quella francese».
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