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«Le speranze dell’umanità poggiano sulle nostre spalle, mai la posta in gioco è stata cosi alta». Così François Hollande apre il vertice sul cambiamento climatico. Barack Obama accetta la parte del “grande inquinatore pentito” e ammette: «Riconosciamo il ruolo dell’America nel creare questo problema. Abbiamo il potere di cambiare il futuro ma solo se saremo all’altezza di questo appuntamento. Come avvertì Martin Luther King, si può arrivare troppo tardi. E noi ci siamo quasi, siamo l’ultima generazione che può fare qualcosa». Dall’Africa arriva l’appello di papa Francesco: «Il mondo è sull’orlo del suicidio».
I capi di Stato e di governo danno il via ai lavori che dureranno 12 giorni, per produrre un accordo che deve entrare in vigore nel 2020. L’obiettivo: contenere l’aumento della temperatura planetaria a 2 gradi rispetto all’era pre-boom industriale. Sulla base dei piani fin qui presentati, salirà di almeno 2,5 gradi. «Il rischio è che raggiungeremo l’obiettivo, perché lo abbiamo fissato troppo basso», avverte Hollande. Obama descrive l’emergenza ambientale che abbiamo creato: Gli ultimi 14 anni sono i più caldi della storia da quando registriamo le temperature. Ho visto coi miei occhi in Alaska il mare che inghiotte villaggi, la tundra che brucia, i ghiacciai che si sciolgono. E un anticipazione del futuro che prepariamo ai nostri figli: nazioni sommerse, città abbandonate, campi che non danno più raccolti, nuove guerre e fiumane di profughi disperati». Il vertice deve rendere coerenti i piani nazionali che ciascun governo ha preparato, per limitare le emissioni carboniche del proprio paese entro il 2025 o il 2030. Obama garantisce per gli Stati Uniti entro un decennio tagli del 26-28% al di sotto dei livelli del 2005 grazie alle nuove norme su automobili, camion, centrali elettriche. Xi Jinping impegna la Cina a fermare l’aumento dei gas-serra entro il 2030. Insieme, sono le due maggiori potenze inquinatrici del pianeta.
«Non possiamo accontentarci di un accordo al ribasso», ha dichiarato il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, nel suo discorso inaugurale della conferenza, al quale ha fatto eco anche Matteo Renzi. «Sul clima l’Italia fa la sua parte, ma non tutti a livello mondiale si comportano allo stesso modo», ha detto il presidente del Consiglio arrivato nella capitale francese insieme a circa 150 i capi di Stato e di governo che dovranno fare il punto sullo stato di salute del pianeta ed elaborare strategie per il contenimento delle emissioni inquinanti e per la salvaguardia dell’atmosfera e della biodiversità. Target ambizioso: far aumentare di soli due gradi la temperatura globale rispetto all’era preindustriale, ma ci sono Paesi ancora più ambiziosi, Italia compresa, che puntano a limitare l’incremento del riscaldamento a 1,5 gradi. «L’Italia ha la leadership in alcuni settori della green economy (terza globalmente in Europa, ndr)», ha aggiunto il premier. «Noi stiamo andando nella giusta direzione e stiamo facendo tutti quegli sforzi che ci portano a essere una delle nazioni guida in questo settore. Sono ottimista, ma è ancora lunga» per giungere a un accordo globale valido. «Spero che l’accordo sia il più vincolante possibile, altrimenti si rischia un impegno scritto sulla sabbia».
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