COP15: Copenaghen LIVE – Guida alla Conferenza. Come Nasce, Cosa Significa e Quali Sono gli Obiettivi della Conference of Parts alla 15a Edizione

Scritto da Redazione - GenitronSviluppo.com in Ambiente

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Pubblicato il giorno 07 dicembre 2009 - Nessun commento



   


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COP15, prende il via la tanto attesa conferenza di Copenaghen! Questo evento monumentale riunirà 20.000 delegati ufficiali da 192 paesi. Una conferenza che punta a riconoscere e risolvere le tante questioni ambientali in fatto di clima e riduzioni di emissioni. La conferenza segna una pietra miliare nella storia dei cambiamenti climatici. E mentre Obama visiterà la conferenza di COP15 artisti come Alfio Bonanno e Christophe Cornubert abbelliscono la città di ricchi stimoli visivi quanto eloquenti, come la loro “CO2 Cube”. Una rappresentazione della quantità di anidride carbonica emessa ogni mese da una persona normale in un paese industrializzato, o, nel caso degli Stati Uniti, ogni due settimane. Ma scendiamo nel dettaglio e vediamo cosa realmente significa la COP15. Per cominciare qui sotto tutte le utilità per seguire l’evento:

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COP15: Live dell’UN Climate Conference grazie a OneClimate

COP15: LA POSTA IN GIOCO

La temperatura terrestre è aumentata di 0,74°C negli ultimi 100 anni. Un aumento di aumento di soli 2°C in più porterà alla perdita massiccia di centinaia di specie animali e la creazione di 100 milioni di rifugiati climatici oltre a numerose conseguenze ambientali e socio-politche. È necessario quindi fissare rigide limitazioni alle emissioni di CO2 entro il 2012, deadline per evitare una catastrofe climatica in tutto il mondo che già numerosi scienziati hanno ugualmente previsto.

Gli effetti diretti dei cambiamenti climatici come ormai tutti ben conosciamo come un mantra sono: una maggiore siccità e le numerose inondazioni, l’innalzamento del livello degli oceani, la mancanza di acqua potabile, e l’aumento di eventi meteorologici più estremi come ondate di caldo, forti precipitazioni e forti tempeste. Già stiamo assistendo a queste conseguenze che si manifestano mettendo in rovina intere popolazioni e nazioni e creando squilibrio negli ecosistemi. I leader mondiali concordano sul fatto che sia necessario limitare le emissioni di CO2 e puntare grazie ad accordi commerciali e nuove tecnologie ad essere neutrali al carbonio entro il 2050.

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COP15: SIGNIFICATO

Il nome “COP15” non ha nulla a che fare con Copenhagen. Si distingue per la Conference of  Parts. L’obiettivo della COP15 era originariamente di istituire un trattato vincolante sul clima e di farlo entrare in vigore entro il 2012 quando il protocollo Kyoto scade. Ma facciamo un passo indietro. L’accordo di Kyoto non ha un corso di esecuzione formale. Inoltre la maggior parte dei soggetti che hanno siglato l’accordo sostengono che Kyoto non ha funzionato. È necessaria una chiara definizione e sanzioni vincolanti per i paesi che non concludono il proprio impegno sottoscritto. I negoziatori dovranno in qualche modo essere d’accordo su chi controlla e fa rispettare il trattato. Come suggerisce il nome COP15, ci sono state già 14 conferenze simili prima di questa. Ma le polemiche sono pesanti. Già il mese scorso i leader mondiali (tra cui il tanto osannato presidente Obama) ha considerato questo trattato globale sul clima troppo vincolante e ambizioso e ha voluto invece concentrarsi su come sia possibile creare un accordo meno specifico. “Un accordo vincolante non è fuori da ogni considerazione, ma i tempi non sono i migliori per farlo ora. Potrà essere probabilmente meglio discusso in un vertice in seguito a Città del Messico”, così afferma Obama con il suo pesante peso politico.

Anche se sappiamo che non sarà raggiunto un trattato onnicomprensivo alla COP15, la conferenza sarà determinante per far sì che le tecnologie verdi e i settori come quello della bioarchitettura e della bioedilizia continuino a crescere inesorabilmente. Questo perché i trattati internazionali e i nuovi accordi politici ispirino fiducia agli investitori privati, che a sua volta potranno finanziare con maggior denaro le nuove industrie di settore. Tagliare le emissioni di CO2 significa siglare un enorme  numero di accordi commerciali necessari alle imprese per ridurre da un lato le emissioni di anidride carbonica e dall’altro adottare tecnologie che guardino all’efficienza energetica e alla produzione di energia rinnovabile. Molti dirigenti di industrie guardano il vertice per vedere ad esempio come le nazioni come gli USA possono aiutare e sovvenzionare spesso le costose tecnologie verdi per i paesi meno sviluppati.

I progressi tecnologici e la diffusione delle attuali tecnologie per la produzione di energia pulita sono il cuore di una soluzione globale del clima. I negoziatori dovranno lottare con la questione di come trasferire queste tecnologie ai paesi in via di sviluppo. E il finanziamento, ovviamente, sarà un grosso problema. Senza parlare della discussione dei diritti di proprietà intellettuale (DPI). Proposte provenienti dai paesi in via di sviluppo suggeriscono un “rilassamento” dei DPI e migliori incentivi per i titolari di brevetti per concedere trasferimenti gratuiti a livello internazionale.

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COP15: PUNTO DI PARTENZA

La conferenza si aprirà con lo scottante tema del REDD (riduzione delle emissioni da deforestazione e degrado forestale), che consisterà potenzialmente in offrire ai paesi crediti di emissioni per fermare la deforestazione. Quasi il 20% delle emissioni mondiali di gas ad effetto serra è il risultato della deforestazione e il degrado delle foreste. Un aspetto del cambiamento climatico spesso messo in ombra da influenti accordi commerciali internazionali. La brochure ufficiale in PDF offre suggerimenti ai partecipanti su come rendere la loro esperienza del COP15 più sostenibile, da utilizzare dove sia possibile, l’acqua del rubinetto a come utilizzare un sistema avanzato di teleconferenza invece di volare tutti per la Danimarca. COP15 sarà una conferenza il più possibile neutrale al carbonio. Il governo danese ha voluto puntare sulla compensazione delle emissioni inclusi i viaggi per e da Copenaghen come le emissioni di CO2 dovute al riscaldamento dei locali durante la conferenza. Giusto per restare nello spirito dei colloqui.

COP15 è una delle prime conferenze internazionali politiche in cui si utilizzeranno faretti LED e dispositivi ad illuminazione ad energia solare. Verranno utilizzate auto di rappresentanza non elettriche ma comunque a bassa emissione di gas serra e molte saranno alimentate con biocarburanti alternativi come etanolo prodotto a partire da cellulosa. In ultima analisi, COP15 porterà più domande che risposte, ma dovrebbe almeno fornire un quadro di riferimento per le discussioni future a Città del Messico per il COP16.

Un compromesso politico ed economico, a quanto pare, è davvero difficile, soprattutto quando per le nazioni sovrane a cui si chiede di fare concessioni che vengono percepite a minacciare le loro economie o i loro piano di sviluppo (vedi Cina e India), o addirittura la loro stessa sopravvivenza. Quindi rimane una complessa serie di specifiche questioni controverse che possono creare o distruggere tali colloqui.

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COP15: CONDIVIDERE UNA VISIONE

Un eventuale accordo riguarderà quasi certamente una “visione condivisa”, in cui i gli obiettivi a lungo termine di tutela di un pianeta effettivamente più abitabile. Negli ultimi due anni, un limite convenzionale condiviso riguardava l’obiettivo di concentrazione di 450 ppm di CO2. Limite che molti scienziati pensano come critico per non far alzare oltre i 2°C il riscaldamento terrestre. Ma le ricerche più recenti vedono un massimale abbassato a 350 ppm (che porterebbe già ad un aumento critico di 1,5°C).

Ma quanto nazioni sviluppate intendono firmare l’accordo per ridurre le loro emissioni? La UNFCCC ha suggerito che le nazioni industrializzate dovrebbero impegnarsi ad una riduzione repentina già del 25-40% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020 (e del 80-85% entro il 2050). Questo obiettivo è ambizioso. Il Giappone si è impegnato ad appena un taglio dell’8% entro il 2020, la Russia, 10-15%, e molti paesi sono del tutto assenti. Gli Stati Uniti hanno offerto un obiettivo provvisorio che equivale ad una riduzione di appena il 4% delle loro pesanti emissioni. Poi c’è la questione delle economie emergenti e dei paesi in via di sviluppo: Cina, India e Brasile.

In questa visione rientra a pieno titolo anche la Banca Mondiale, l’istituto egemone che detiene i cordoni della borsa e desidera che i destinatari dei crediti verifichino e riferiscano su come il loro denaro viene speso. Per questo i paesi poveri si sentono di essere soggiogati dalla Banca Mondiale per decenni, ormai, e vogliono un nuovo organismo indipendente che agisca come economo non come istituto privato. E certamente non vogliono dover spendere una parte significativa del loro denaro per la creazione di sistemi per la misura, la segnalazione e verifica di come i pochi finanziamenti in tecnologia verde vengono avviati.

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COP15 E SILICON VALLEY

Ad oltre 8.000 chilometri di distanza dalla Bay Area e dalla Silicon Valley, dove gli imprenditori dell’hi-tech fondano le proprie idee e creano le nuove tecnologie del futuro, i leader mondiali si riuniranno per prendere decisioni politiche e determinano non solo come il mondo dovrà affrontare il cambiamento climatico, ma anche come l’attività di tecnologie verdi dovrà svilupparsi. In gioco per le aziende del green tech è quanto grande o piccolo sarà la dimensione del proprio mercato oltre a conoscere le modalità per determinare il prezzo della CO2, chiave integrante di molte imprese green tech. Come Frost e Sullivan’s Renewable Energy Analyst, analisti che hanno appena concluso un nuovo report su come dai futuri investimenti in tecnologie pulite dipenderà l’esito della COP15.

Senza l’azione aggressiva e un accordo da parte dei governi in materia di riduzione delle emissioni, “le imprese private saranno timide nella realizzazione di investimenti su larga scala nel settore delle tecnologie pulite”, ha spiegato Hassan. Il gruppo Combat Climate Change delle imprese, che ha soci come BP, General Electric e Siemens, ha espresso sentimenti simili, spiegando che senza una forte azione internazionale, il settore privato sarà restio a fare investimenti importanti. In una nota di ricerca della Deutsche Bank Research, le importanti decisioni per il settore green tech avverranno durante i colloqui per le istituzioni finanziarie, che “svolgono un ruolo chiave” nella lotta contro il cambiamento climatico. Così come l’articolazione di tutta una serie di obiettivi intermedi per il 2015, 2020 e 2030 per raggiungere gli obiettivi a lungo termine. Una fiducia che stimola e fornisce sufficienti risorse finanziarie da parte delle nazioni sviluppate per le nazioni in via di sviluppo per mitigare e adattarsi ai cambiamenti climatici.

Un importante numero di imprenditori e innovatori del settore green tech sarà presente al COP15 (ricordiamo l’influente Better Place di Shai Agassi), tutti nella speranza che la loro presenza mostri quanto siano importanti le decisioni e gli accordi internazionali nel proprio settore d’industria. Mentre molti nella Silicon Valley ancora guardano con occhio attendo e con cautela al settore della green tech, per evitare una qualsiasi bolla che comparirà non appena i fondi di stimolo governativi si esauriranno o il prezzo del petrolio scende ad un livello piuttosto basso. L’industria del green tech in realtà è diventato il più vasto settore ad altro rischio finanziario dell’ultimo trimestre negli USA, eclissando investimenti in biotecnologia e informatica.

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