Ripensiamo il Riciclaggio dei Rifiuti

Scritto da Redazione - GenitronSviluppo.com in Ambiente, Zoom

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Pubblicato il giorno 19 novembre 2010 - 2 commenti



   


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La questione più controversa in apertura della 2010 Net Impact Conference con Kim Jeffery, Presidente e CEO di Nestlé Waters, e William McDonough, di “Cradle to Cradle” è stata  l’idea che i consumatori dovrebbero essere messi in grado di scegliere se utilizzare acqua in bottiglia o quella del rubinetto. Jeffery ha presentato la questione in termini di “un trio di prestazioni” che supportano le scelte di vita: la salute, la comodità e lo stile. Alcuni oppositori tra il pubblico sostenevano che si sarebbero potuti soddisfare altrettanto facilmente tutti e tre i benefici riempiendo una bottiglia riutilizzabile.

Questo è certamente un argomento importante che deve continuare ad essere sostenuto; bisogna sfidare le società nel settore dell’imbottigliamento delle bevande, in particolare dell’acqua, a rivedere il loro confezionamento e le modalità attraverso cui offrire il loro prodotto. In base alle affermazioni del signor Jeffery, sembra che Nestlé stia cominciando a farsi strada anche nel settore dell’acqua. La questione, cruciale, e spesso non adeguatamente affrontata, è quella legata al rivitalizzare, il riciclaggio e l’intera infrastruttura dello smaltimento rifiuti. Un problema che sta rendendo l’Italia un triste caso studio…

“Infrastruttura” è un termine ampiamente utilizzato all’interno delle conversazioni politiche, economiche e ambientali, ma che cosa significa realmente? In base alla definizione di Wikipedia il termine “infrastruttura”  è un insieme di elementi strutturati in modo che uniti formino una struttura funzionante per uno scopo preciso. Quando Jeffery afferma della necessità di sviluppare un’infrastruttura di riciclaggio negli USA, sarebbe stato necessario chiedersi a cosa stesse pensando. Immaginiamo che si trattasse di una sorta di rivistazione necessaria dell’intero sistema di raccolta rifiuti standardizzata a livello nazionale e un sistema di lavorazione di tali rifiuti. Anche se questa può essere certamente una virtuosa strategia a lungo termine, non fa molto per noi in questo momento.

Sono d’accordo con l’affermazione di Jeffery che la maggior parte dei sistemi di gestione rifiuti abbiano raggiunto il suo limite; deve essere interamente rimodellato per ottimizzare il tasso in base al quale vengono raccolte risorse preziose dal ciclo dei rifiuti. Egli ha descritto con precisione il nostro sistema attuale come un “patchwork” – un amalgama di sistemi di riciclaggio, “bottle bill” è un termine inglese appropriato e un crescente interesse delle imprese che stanno “lavorando insieme”, ma solo nel senso che funzionano contemporaneamente. Jeffery è anche fermamente convinto che la maggior parte dei governi non avesse la volontà o il denaro per andare a fondo nel problema.

Ma qui spesso ci sarebbe da dissentire. Escludere l’intervento del governo è ridicolo. Il governo non va da nessuna parte ed etichettandolo semplicemente come un “utile partecipante” è come gettare un’importante fonte di risorse, un parte enorme dell’infrastruttura della gestione rifiuti. Piuttosto la soluzione potrebbe risiedere nel ripensare il ruolo di tutte le parti coinvolte. Non ho una risposta definitiva a questo, ma è possibile suggerire un punto di partenza: scoprire ciò che funziona veramente e quanto tutte le varie parti stiano facendo.

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Che cosa sta funzionando per le aziende? Che cosa per il governo? Che cosa per i consumatori? A quale livello sono arrivati i cittadini che si dedicano al riciclaggio e alla deviazione delle risorse potenziali dal flusso dei rifiuti? Come può l’esperienza del riciclo compromettere l’efficacia del sistema di riciclaggio? È qui che inizia la nostra infrastruttura, da noi stessi. Io sono un riciclatore impegnato ma sono frustrato per tutto il tempo per via dell’esperienza di riciclo: questa non mi trasmette nulla dello sforzo globale, in modo che io possa comprendere l’impatto del mio contributo individuale.

Al contrario dell’esperienza di riciclaggio dei comuni, come può essere un punto di raccolta per il compostaggio nei quartieri che è estremamente gratificante. Esistono esperienze di punti di raccolta per rifiuti organici presso stand nei mercati gestiti da agricoltori e volontari, questo si che è incoraggiante e quando si porta il proprio carico di rifiuti, il proprio contributo viene pesato e catalogato. Questo rende direttamente l’azione dei consumatori utili. Suggerisco dunque che le società di gestione dei rifiuti e i produttori dovrebbero prendere un impegno con i propri clienti per far conoscere loro l’esatta incidenza dei tentativi di deviare i materiali dal flusso dei rifiuti. Alcune aziende oltreoceano, come RecycleBank, stanno cercando di farlo con incentivi finanziari. Anche se questo può funzionare a breve termine, come strategia a lungo termine è limitante e insostenibile. Informazione e interazione sono le valute più durevoli per lo sviluppo del senso di una comunità del proprio impatto.

Le persone partecipano a macro sistemi e vaste dinamiche sociali per la maggior parte delle volte astratte. In tutto il mondo gruppi sociali marginalizzati smistano rifiuti pubblici guadagnandosi quel poco da vivere in condizioni inimmaginabili. Zabaleen nel Cairo è uno di questi gruppi. Storicamente sposta i rifiuti provenienti dai quartieri di tutta la città nella propria area, dove vengono riciclati fino all’80%. Questo fino a poco tempo fa… quando il governo del Cairo, sotto la spinta della modernizzazione, ha assunto una multinazionale di gestione dei rifiuti per cominciare a raccogliere in tutta la città e ha vietato alla Zabaleen di esercitare la propria funzione. La multinazionale ricicla solo una frazione del volume dei rifiuti che la Zabaleen trattava, mentre questi sono costretti a stare a guardare i propri mezzi di sussistenza vengono gettati via davanti ai loro occhi. Lo stile di vita della Zabaleen è sicuramente pericoloso per le condizioni di lavoro in cui vengono impiegate le persone, ma un insegnamento che tutti potremmo prendere d’esperienza, considerando come la loro percezione dei rifiuti fosse una componente significativa della propria vita. I rifiuti hanno un senso e fino a quando non ce ne rendiamo conto, non saremo in grado di gestirli in modo sostenibile.

Vorrei porre l’accento sul fatto che i cittadini sono le migliori infrastrutture per affrontare il problema dei rifiuti in tutti i paesi del mondo. Siamo noi gli utenti finali di un sistema in cui  dovremmo essere partecipanti attivi nella progettazione di una gestione migliore dei rifiuti. Il nostro governo e la nostra società dovrebbero chiederci di che cosa abbiamo bisogno per rendere il sistema vitale nelle nostre comunità. Nestlé Waters dovrebbe chiedere ai suoi clienti quello che cercano in un programma di riciclaggio delle bottiglie. Vorrei suggerire tre “benefici” per Kim Jeffery: la salute, la sostenibilità e la partecipazione significativa. La convenienza economica seguirà…

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2 commenti

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  1. Io credo che con adeguati finanziamenti e spazio,si potrebbe recuperare quasi il 100% dei rifiuti solidi urbani.
    L’idea e’ quella di stoccare la totalita’ dei rifiuti “umidi”anche se non divisi perfettamente che dopo essere stati macinati,in piattaforme dimensionate in modo adeguato,vengono irrorate con liquame di fogna(in tal modo se ne smaltisce anche di questo una certa quantita’),vengono poi addizionate con digestori ,a tempo debito inoculate colonie di vermi red worm,trattate cosi’ per il tempo necessario alla loro trasformazione in humus e si ricomincia.
    Detto cosi’ e’ molto semplice ma capisco che bisogna parlare della
    sostenibilita’ economica,dello spazio occupato,e tutto il progetto molto
    complesso ma anche dei ritorni sia ecologici che pratici.
    In ogni caso al confronto con la tragedia delle discariche,degli inceneritori,e di tutte le magagne collegate ai rifiuti,credo che questo metodo adeguatamente studiato e condotto,porterebbe sicure migliorie.

    Distinti saluti Conterno Raffaele
    Sanremo via Ansaldi 8 tel.0184 531775
    Mail rconterno@libero.it

  2. Complimentti per l’articolo e soprattutto per il blog, un saluto da navacasa.it

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