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L’OTEC si basa sull’idea di poter sfruttare le differenze di temperatura tra le acque profonde e le acque superficiali al fine di generare energia elettrica. La superficie delle acque oceaniche nelle zone tropicali raggiunge i 29 C°. Ad un solo chilometro al di sotto di queste acque calde e le temperature sono notevolmente più basse, spesso al di sotto dei 5 C°. Queste estreme differenze di temperatura possono essere usate dalle turbine a vapore, in unità per la produzione di energia elettrica.
Gli esperti stimano che in una giornata media, in 60 milioni di chilometri quadrati di mari tropicali, l’oceano è in grado di assorbire una quantità di radiazione solare pari al calore contenuto di circa 250 miliardi di barili di petrolio. In realtà questo significa che convertendo anche meno del 0,001% di questa energia, in energia elettrica sarebbe sufficiente per la fornitura di oltre 20 volte il consumo giornaliero di energia elettrica solo negli Stati Uniti.
Nel corso degli anni, diversi tentativi sono stati compiuti per perfezionare la tecnologia e la costruzione di un prototipo di un OTEC. Quando già Georges Claude, fu il primo a riuscire a costruirne un impianto a Cuba nel 1930, in grado di generare 22 kW di energia elettrica utilizzando una turbina a bassa pressione. Questo esperimento aveva già dimostrato la fattibilità di un tale sistema.
Cinque anni più tardi, Claude costruì un altro impianto OTEC a bordo di una nave da carico. Purtroppo, fu distrutto poco dopo che la nave partì a causa delle condizioni climatiche avverse. La comparsa delle grandi quantità di petrolio a basso prezzo a metà del XX secolo, a finito per arrestare la ricerca per i progetti OTEC.
Un team di architetti britannici, tra cui Domenico Michaelis, Alex Michaelis, e Trevor Cooper-Chadwick, stanno attualmente lavorando su un progetto che porterà una nuova speranza per questa idea in grado così di poter ritornare alla vita. Il team ha proposto di costruire una rete di “piattaforme galleggianti”, che oltre ad essere degli impianti OTEC, saranno equipaggiate di turbine eoliche e generatori ad onda. In questo modo, le piattaforme sono in grado di sfruttare contemporaneamente un certo numero di fonti di energia naturale per fornire “orologio” energia elettrica.
Gli scienziati spiegano che con una singola “isola” saranno in grado di produrre circa 250MW, mentre 50.000 di queste “isole” sarebbero in grado di soddisfare il fabbisogno energetico giornaliero di tutta la popolazione del mondo.
Il team di architetti spiega inoltre che un impianto OTEC di questo tipo non sarà solo un generatore di energia elettrica verde ma anche un desalinizzatore. Oltre 300.000 litri di acqua fresca ogni giorno. L’impianto OTEC può anche essere utilizzato per la produzione di combustibile a idrogeno tramite elettrolisi. Così Alex Michaelis immagina le isole come piattaforme “casa” per alcuni lavoratori, che operano e mantengono le piante, Michaelis immagina infatti che gli abitanti saranno in grado di crescere e raccogliere frutta e verdura, sviluppando una vita ed un lavoro nelle isole galleggianti del futuro
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