Fusionopolis di Ken Yeang: Singapore la nuova Architettura Sostenibile. Autosufficienza energetica e tetti sempre più verdi per i grattacieli d’Oriente. Ecosistema urbano sostenibile

Scritto da Redazione - GenitronSviluppo.com in Bioarchitettura

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Pubblicato il giorno 23 luglio 2008 - 2 commenti



   


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Lo skyline di Singapore sta diventando sempre più verde grazie ai nuovi sviluppi e progetti da parte di alcuni fra i più rinomati architetti a livello mondiale che hanno scelto questa metropoli. Uno di questi Ken Yeang è famoso per 2 cose: costruire grattacieli e allargare sempre più i limiti di una progettazione di un’architettura sostenibile. Potrebbe essere uno strano personaggio, una sorta di ambientalista specializzato in grattacieli. Ma per Ken Yeang la ricerca di soluzioni ai problemi apparentemente irrisolvibili è ciò che lo esalta di più.

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“Non dobbiamo costruire grattacieli a meno che non ne siamo costretti”, dichiara Yeang, “e quelli che stiamo realizzando ora è opportuno che ci seguano nella storia per qualche tempo senza doverli abbattere ogni 60-80 anni e dobbiamo renderli quanto più sostenibile sia possibile”. L’architettura sostenibile come ben sappiamo è solo agli albori ed è solo da ora che inizia ad essere abbracciata da parte del mainstream e da studi di fama internazionale (vedi Foster + Partner). Yeang invece è uno di questi contemporanei che è sempre riuscito a fare più strada davanti agli altri in questo campo, anticipando problematiche progettuali sostenibili e facendo così scuola. Nasce con questo intento a Singapore, all’interno di una pianificazione territoriale di Zaha Hadid, Fusionopolis.

Singapore è una di quelle regioni che hanno fissato rigorosi standard per le prestazioni ambientali nel campo della progettazione edilizia di nuova costruzione. Fusionopolis mira soprattutto a raggiungere i top di prestazione per queste certificazioni.

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Fusionopolis è ciò che definisce Yeang un’architettura sostenibile. Fusionopolis è composta da una spina dorsale verticale che si innalza per 15 piani a 1,4 Km di altezza ed è concepito essenzialmente come una “normale casa” dove tutti i membri della famiglia hanno il loro spazio e “interagiscono fra loro”. L’architettura di Fusionopolis è progettata per le naturali modifiche future di spazi secondo le esigenze mentre giardini pensili a terrazze si trovano su ogni piano della torre. Fusionopolis ideato da T.R. Hamzah Yeang, società sorella della Llewelyn Davies Yeang rappresenterà il più lungo tratto verticale continuo di vegetazione rispetto a qualsiasi edificio della terra. Fusionopolis diventerà così una vetrina per Yeang e soprattutto per le sue idee riguardo ad un’architettura sostenibile. Yeang infatti ritiene che un edificio dovrebbe funzionare come un ecosistema. “Il nostro obiettivo di progettisti è quello di rendere un edificio un sistema vivente”, afferma Yeang. “Un bilanciamento del biologico con l’inorganico in un’architettura è di fondamentale importanza”.

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Questa è la prossima fase di una reale progettazione sostenibile. I vantaggi naturali e pratici di unire la vegetazione all’architettura di un edificio di così grandi dimensioni sono innegabili e vanno dal raffreddamento passivo, aggiungendo umidità all’aria aiutandolo a raffreddare e all’isolamento termico; per non parlare del beneficio psicologico delle persone che lo abitano. Studi infatti hanno dimostrato che pazienti che in ospedale hanno una vista degli alberi dalla propria finestra, recuperano più velocemente degli altri che non li vedono. Ma realizzare un progetto come Fusionopolis presenta molteplici sfide, dal drenaggio dell’acqua all’irrigazione, allo scegliere le specie di alberi più adatti e dare loro una sufficiente luce naturale. Così quest’ultimo ostacolo è stato parzialmente risolto utilizzando un “tubo di luce” diagonale con prismi per deviare la luce del sole quando colpisce l’edificio, dirigendosi poi nel cuore della costruzione.

Ma la sfida più grande per Fusionopolis è stata quella di creare una vera e propria città verde. Oggi infatti quasi tutte le pianificazioni pretendono di essere una città ecologica ma nella gran parte dei casi si tratta di greenwash. Ma nel caso di Fusionopolis la situazione è diversa, un “corridoio verde” attraverserà tutti gli 87 ettari del sito, funzionando sullo stesso principio del grattacielo ma solamente in orizzontale.

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Per Yeang Fusionopolis è il culmine di una lunga passione per l’architettura sostenibile, Yeang infatti è stato uno dei primi architetti di questo tipo emerso fra gli anni 1970 e ’70. Iniziando gli studi sulla bioedilizia già all’università di Cambridge dove nel 1971 prese parte ad un progetto per creare una casa autosufficiente. Negli anni successivi tornato in Malesia iniziò la sua professione vincendo un appalto per la progettazione di alcuni grattacieli. Da allora si ritrovo in questa nicchia ritagliandosi lo spazio di specializzato in grattacieli sostenibili, diventando nel 2005 direttore del Llewelyn Davies Yeang in Inghilterra. Molto è cambiato per Yeang dagli inizi degli anni ’70 anche se egli ritiene che nel mondo tuttavia vi sono ancora molte cose da inventare. Il suo attuale impegno è diretto ora verso un nuovo tipo di cella fotovoltaica che potrebbe imitare la fotosintesi anche se il progetto ci metterà un pò di tempo per diventare economicamente possibile ed essere commercializzabile. Lo esalta anche l’invenzione di un’imbragatura da applicare al ginocchio per produrre abbastanza energia da ricaricare il proprio cellulare.

Ma il vero interesse per Yeang è diretto verso l’applicazione di tecnologie verdi agli edifici per renderli autosufficienti ed oltre. Yeang sicuramente si trova molto spesso un passo avanti rispetto a molti. Come nel prossimo grande progetto che prevede la produzione alimentare integrata nella progettazione di un edificio. Alcuni potrebbero mettere in dubbio la fede ambientalista per un architetto come Yeang ma come dichiara anche lui, in zone aree come la Cina e Singapore dove lo sviluppo economico corre parallelo a quello edilizio la progettazione verso l’alto esclude l’utilizzo sempre maggiore di terra che potrebbe essere utilizzata per la produzione alimentare.

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