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Spesso arte e concretezza non viaggiano di pari passo, in quanto l’arte, da sempre, non deve essere sostanzialmente utile. Per alcuni artisti, che basano il loro lavoro su ricerche e sperimentazioni scientifiche questo è invece un imperativo, un modo di operare dove il fine artistico è il reale miglioramento della condizione dell’uomo e di ciò che lo circonda.
Basato su questa filosofia è il progetto-brevetto “ECOADV” dell’artista Carlo Maria Maggia, che lavorando e sperimentando su delle sculture che potessero seguire un processo biologico naturale, si è imbattuto casualmente in un progetto che potrebbe rivoluzionare il mondo della comunicazione. La nostra società è continuamente alla ricerca di nuove forme di comunicazione, di strumenti sempre più sofisticati per indirizzarci verso una scelta, strumentalizzando il più delle volte i termini ambiente, natura, ecologico.
Lavorando su dei prodotti da imballo di ultima generazione ricavati dall’estrusione di amidi di mais, che si presentano visivamente come dei fogli di cartone ondulato di vario spessore, Maggia ne ha sfruttato al meglio una caratteristica fisica intrinseca: la biodegradabilità in un ambiente acquatico. Può sembrare un osservazione di poco conto, ma di fatto questo sistema permette di realizzare, in modo assolutamente ecocompatibile una scultura, una pubblicità o un’installazione potendone determinare la durata nel tempo, fino al completo deterioramento, senza rendere necessarie tutta una serie di costose operazioni di produzione, installazione e smaltimento.
Per quanto riguarda i campi di applicazione, parliamo della maggior parte del nostro pianeta, mari, fiumi, laghi, ma anche porti o fontane o un semplice bicchiere d’acqua. Nella sequenza sotto rappresentata viene evidenziato come le forme originali si trasformano fino a svanire completamente (in questo caso, in un piccolo bacino d’acqua ferma in 48 ore). I materiali utilizzabili sono molteplici, ghiaccio, amidi, gelatine, etc. a basso costo e di origine completamente organica. La stessa industria da alcuni anni si sta prodigando addirittura nel mettere a punto sistemi di produzione di manufatti sempre più rispettosi delle risorse ambientali ma come per tutte le innovazioni, occorreva che qualcuno pensasse ad un utilizzo così ovvio ma così efficace.
Questi progetti possono avere forme infinite, essere colorati, avere durata diversificata in base alla composizione e contenere nella loro struttura degli enzimi o dei prodotti da biotecnologie per disinquinare l’ambiente acquatico o per far ripartire uno strato eutrofizzato con delle sane colonie di batteri. Come si vede dalle immagini le applicazioni sono veramente tante, i pesci sono felici della gradita novità e ne chiedono ancora, e, forse, la mente visionaria di un’artista potrà contribuire ad aprire una nuova pista nell’acqua.
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