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L’unica immagine disponibile della nuova casa attiva presentata dal Guardian
Lystrup, un sobborgo della seconda città della Danimarca è l’ultimo luogo dove ci si aspetterebbe di trovare la casa ad energia solare del futuro. Sicuramente le case passive ancora dominano nel nuovo panorama progettuale d’avanguardia, probabilmente a causa dell’attenzione che questi progetti sostenibili hanno sul fatto di ridurre la quantità di energia utilizzata, ma tutto qui. Progettare un edificio energeticamente attivo piuttosto che passivo (anche se quest’ultima forma di architettura sostenibile non è ancora così diffusa) è la chiave di sviluppo delle attuali case passive.
Come sappiamo le case passive richiedono poca o nessuna energia per il proprio riscaldamento e raffreddamento. Ma, come sottolinea il Guardian, gli occupanti delle case passive tendono ad acquistare impianti di riscaldamento supplementari. Il progetto di casa attiva danese ha pannelli solari che servono il riscaldamento a pavimento, mentre 50 metri quadrati di celle solari producono energia elettrica. Così, possiamo affermare che le nuoce case attive non sono nient’altro che una risposta d’avanguardia a ciò che sta accadendo con le nuove case passive. Certo è che le case attive raggiungeranno un’efficienza energetica molto elevata grazie alla loro accurata progettazione.
La casa attiva danese è stata proprio concepita come una comoda e facile risposta alla casa passiva, che ha già fissato lo standard di una vita sostenibile nel corso dell’ultimo decennio in zone quali la Scandinavia, la Germania e l’Austria, facendo affidamento sull’incredibile efficacia dell’isolamento, maggiorato di uno scambiatore di calore che riscalda l’aria fresca durante l’inverno e la rinfresca d’estate.
Rikke Lildholdt, project manager per la nuova Active House spiega che “A differenza delle case passive, che in genere hanno aperture verso il lato sud nel nuovo progetto di casa attiva le finestre sono disposte su tutti i lati.” Dai pannelli solari viene fornita acqua calda, ma quando il sole non splende, una pompa elettrica alimenta una resistenza la cui energia proviene dalle celle solari sul tetto. Nei mesi invernali, la casa andrà ad acquistare energia elettrica, a partire da fonti rinnovabili, naturalmente. E quando un mercato di massa di batterie di varia tipologia (come serbatoi all’idrogeno) avranno raggiunto un efficiente livello di convenienza e di fetta di mercato, la stessa energia potrà essere consumata e rivenduta ancor più facilmente.
Sverre Simonsen, sua moglie, Sophie e i loro due bambini di otto e sei anni, saranno i primi a vivere in questa casa in Danimarca. “Noi non sono mai stati particolarmente consapevoli di questioni ambientali”, spiega Simonsen, “ma mia moglie spesso mi chiede, ‘Perché non inventare qualcosa di nuovo?’ E questa casa attiva è sicuramente qualcosa di nuovo”. La famiglia traslocherà a luglio e si sono impegnati a tenere un diario delle loro esperienze di vita nella nuova casa attiva. La casa dispone di due televisori a schermo piatto una lavatrice, un’asciugatrice ed una lavastoviglie al fine di soddisfare un consumo di energia medio di 4.000 Kwh/anno, tendenzialmente un po’ superiore alla media danese. “Uno dei pochi -sacrifici- che dobbiamo fare nella nuova casa attiva, è dovuto dal fatto che con i bambini dobbiamo fare un sacco di lavatrici,” spiega ironicamente Simonsen “e dobbiamo utilizzare nuovamente l’asciugatrice che ora abbiamo dismesso circa un mese fa a causa dei suoi consumi di energia eccessivi, ed ora siamo costretti ad appendere vestiti per tutta casa.”
Lildholdt conclude che questo nuovo primo modello di casa attiva è risultato piuttosto costoso, descrivendola come “la versione Rolls-Royce”, insistendo sul fatto che non appena il progetto viene studiato come prodotto commerciale, si otterrebbe un costo non superiore ad una normale casa a tre camere da letto. Sotto qualche pressione, Lidholdt afferma che il progetto è costato circa € 570.000. “Speriamo che venga fissato uno standard per le nuove case attive in futuro. Ma questo lo dobbiamo solo considerare un primo esperimento”, continua Lilholdt. “Non stiamo costruendo case, stiamo costruendo un’idea”, concludendo, che già altre 9 case attive sono in fase di costruzione in tutta Europa.
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