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“Per proseguire in questa direzione - ha aggiunto Veggia – è necessario investire nel settore, consentendo ad un sempre maggior numero di imprese agricole di raggiungere dimensioni sufficienti, produrre e competere sul mercato; non solo sul piano della qualità, ma anche dei prezzi. Ricerca e innovazione, anche nella difesa dell’ambiente, sono fondamentali. E in questo il settore agricolo, ma più in generale l’Italia, hanno ancora molta strada da fare.”
Il Mantra: Aumentare Investimenti in Ricerca e Innovazione
Uno dei principali obiettivi di Europa 2020 è quello di aumentare sino al 3% la quota di Pil destinata a finanziare ricerca e innovazione. Oggi nel nostro Paese, secondo i dati Eurostat, si impegnano risorse per l’1,26% del Pil. La media dell’Europa è del 2% e ci sono Paesi che già superano tale soglia: 2,26% la Francia, 2,82% la Germania, 3% Danimarca, Finlandia e Svezia.
Soprattutto l’Italia è stata poco ambiziosa: ha fissato come obiettivo una quota dell’1,53% del Pil, uno tra i più bassi d’Europa, al pari della Bulgaria e della Lituania.
“Certo – ha precisato – la ricerca non è solo quella sostenuta da finanziamenti pubblici e non devono essere le risorse finanziarie a trainare le innovazioni, questo è un indicatore importante di quanto il nostro Paese creda e punti al cambiamento nel business.”.
Per Confagricoltura occorre investire di più anche nel collegamento tra enti ed istituti di ricerca e imprese, raccogliendo le istanze degli imprenditori e mettendole al centro degli obiettivi dei ricercatori nella importantissima fase della divulgazione e della diffusione delle innovazioni.“ Per fare questo non servono risorse – ha concluso Veggia – ma solo indirizzi politici per avvicinare le imprese ai laboratori, specie quelli pubblici, ricostituendo un rapporto che è venuto meno nel tempo ed è invece un elemento essenziale della rete di conoscenze al servizio della crescita e dell’occupazione”.
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