R.E.M. Racconta l’”Agrovoltaico”: Quando l’Agricoltura Scopre il Fotovoltaico

Scritto da Daniel Casarin in Green Business Italia, News, Storie

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Pubblicato il giorno 30 luglio 2012 - 1 commento



   


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“Produrre energia elettrica ad emissioni zero da fonti rinnovabili, mediante un sistema totalmente integrato con l’attività agricola, promuovendo un modello di sviluppo sostenibile capace di fornire alle comunità locali energia pulita e prodotti da agricoltura biologica.” Questa è la mission di R.E.M. (Revolution Energy Maker). Abbiamo intervistato Roberto Angoli, presidente di R.E.M., per raccontarci di “agrovoltaico“, neologismo creato dall’azienda per esprimere la congiunzione tra settore agricolo ed energia solare, e per illustrarci tutti i dettagli della loro attività.

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Daniel Casarin: Con il supporto di un team multidisciplinare che ha coinvolto ingegneri, architetti paesaggisti, fisici teorici, agronomi, agricoltori ed esperti di meccanizzazione agricola il primo passo di R.E.M. è stato quello di svolgere un’approfondita ricerca di mercato, durata oltre un anno, per verificare lo stato dell’arte delle tecnologie zero emission, in particolare di quelle solari. Siete stati così una delle prime aziende al mondo ad aver coniugato agricoltura ed energia solare in modo sostenibile. Cosa vi ha spinto a puntare sull’“agrovoltaico”?

Roberto Angoli: Ci siamo resi conto che l’unica possibilità di produrre energia a emissioni zero in grandi quantità era necessario operare su larga scala, trovando una soluzione tecnologica che sfruttasse le grandi zone agricole e che fosse diversa dagli impianti fotovoltaici a terra, i quali sottraggono terreno all’agricoltura e lo impoveriscono. È nato così il progetto “Pane e energia”: agricoltura al piano terra, energia al primo piano.

Daniel Casarin: A Virgilio (Mantova), un impianto di pannelli composto da 750 inseguitori solari biassiali, sospesi con una tensostruttura a 5 metri d’altezza su un terreno di 15 ettari comunicano tra loro attraverso un innovativo sistema di controllo wireless. Quali sono state le problematiche che i vostri ingegneri, architetti, agronomi ed esperti di meccanizzazione agricola hanno dovuto risolvere per arrivare a questo importante risultato?

Roberto Angoli: Il nostro team multidisciplinare ha unito le competenze di ognuno per dare vita a una tecnologia compatibile con l’agricoltura, in cui la presenza dei pannelli non limita o interferisce con l’attività agricola, non crea un ombreggiamento dannoso per le coltivazioni e consente il passaggio di mezzi agricoli di grandi dimensioni. È stato così realizzato un campo prove per sperimentare gli aspetti strutturali e costruttivi, e sono stati coinvolti partner industriali, specialisti ognuno nel proprio settore: produttori di funi di acciaio, di cuscinetti in plastica autolubrificanti, di ingranaggi, ecc. Dopo il buon esito della sperimentazione al campo prova, siamo passati alla realizzazione degli impianti pilota.

Daniel Casarin: Ci vuoi anche descrivere nei particolari il funzionamento dell’impianto e le sue tecnologie sostenibili impiegate?

Roberto Angoli: L’impianto agrovoltaico è costituito da inseguitori solari sospesi (tracker), che dialogano tra loro attraverso un sistema di controllo e comunicazione wireless. Una serie di pali alti almeno 4,5 m e del diametro massimo di 160 mm, fissati nel terreno mediante microperforazioni, sostengono i tracker che, per mezzo di un sistema ad inseguimento biassiale omnidirezionale, muovono i pannelli solari; le colonne di sostegno sono disposte lungo file parallele distanti fra loro 12 m. I pannelli, che utilizzano celle fotovoltaiche in silicio, si muovono in modo sincronizzato e modificano la propria inclinazione in base al movimento del sole e alle condizioni climatiche, al fine di massimizzare la produzione di energia elettrica.

A comando tutti i pannelli fotovoltaici si dispongono perpendicolarmente al terreno per consentire un’omogenea distribuzione delle piogge e della neve, e per evitare eventuali danneggiamenti ai pannelli stessi in caso di grandine o di forte vento; inoltre possono disporsi anche parallelamente al terreno per agevolare al massimo la circolazione dei mezzi agricoli. L’intero impianto è realizzato con materiali non inquinanti (come ad esempio i tracker in alluminio riciclato e non trattato) e totalmente riciclabili, la cui installazione avviene in modo da garantire una facile rimozione al termine della sua vita operativa (25/30 anni).

Daniel Casarin: Le potenzialità dell’agrovoltaico sono elevatissime, soprattutto in un paese come il nostro dove l’agricoltura invece di essere uno dei settori cardini dell’economia è ormai a terra. Considerate la vostra soluzione realmente scalabile sull’intero paese e settore o l’applicazione necessita ancora di sviluppo e perfezionamento?

Roberto Angoli: Il recente raccolto di frumento presso l’impianto di Monticelli d’Ongina ha dimostrato che la soluzione, così come è stata concepita, funziona, ma non ci accontentiamo: stiamo studiando nuove applicazioni e nuovi sviluppi per arrivare ad una nuova release dell’impianto agrovoltaico.

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Daniel Casarin: A Rio+20 un cordone composto da imprenditori e grandi aziende chiedeva la fine degli incentivi statali per l’installazione di impianti ad energia rinnovabile. Qual è la vostra posizione?

Roberto Angoli: Siamo favorevoli al taglio degli incentivi, a condizione che questo provvedimento sia valido anche per i combustibili fossili. Come ha recentemente dichiarato il ministro Clini, troppo spesso si incolpano le rinnovabili dei prezzi troppo alti e ci si dimentica degli elevati incentivi erogati ai combustibili fossili.

Daniel Casarin: Affermate che i residenti delle aree urbane o consorzi di cittadini, legati da comune interesse, che non dispongono della superficie sufficiente alla produzione di energia a zero emissioni, per i propri fabbisogni potrebbero essere incentivati ad avvalersi di quelle agricole che, per la loro vicinanza alla città, tendono ad essere abbandonate. Una visione nobile sotto ogni punto di vista! Quali state scoprendo essere però gli ostacoli ogni giorno per raggiungere questo obiettivo?

Roberto Angoli: L’incertezza normativa del mercato italiano delle rinnovabili in tema di incentivi e prospettive, che compromette di fatto la bancabilità di qualsiasi progetto. In un contesto come questo, solo un ristretto numero di cittadini, coscienti di quanto i problemi ambientali peseranno sulle nostre tasche e sulla nostra salute, sono disposti da subito a premiare l’energia pulita pagandola un po’ di più, sapendo però che costerà di meno, anche in termini di costi sociali, ai nostri figli.

Daniel Casarin: “Innodizione”, “agrovoltaico”… siete una fucina di neologismi oltre che di tecnologia sostenibile. Cosa immaginate serva alle aziende italiane per fare innovazione sostenibile ed impiegarla immediatamente nel mercato?

Roberto Angoli: Serve un “mercato”. Le aziende italiane hanno già dato prova di saper realizzare prodotti innovativi, ma manca la chiarezza nelle scelte politiche in materia di ambiente, scelte essenziali perché si generi un mercato e sia possibile porsi obiettivi a medio-lungo termine.

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Roberto Angoli - Presidente di R.E.M.



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Informazioni sull'autore: Daniel Casarin

Una formazione trasversale lo avvicina al system e design thinking. Ideatore e fondatore di GenitronSviluppo.com, è a capo di Adv Media Lab, incubatore di soluzioni e servizi avanzati di digital strategy e performance marketing; ed Etnograph, team multi-disciplinare di progettisti, ricercatori e consulenti che opera in tutta Europa nel campo dell’innovazione aziendale. Operando costantemente in attività di business design, social design e digital strategy, Daniel supporta brand e organizzazioni in processi di innovazione design-driven.

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  1. Estudo, pesquisa e desenvolvimento de negócio simplesmente fantástico.
    Esse é o futuro para a agricultura integrada a energia solar em condição sustentável.
    Parabéns a todos os envolvidos nesse projeto.
    Arlindo

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