Il Sole 24 Ore
«Potremmo esportare elettricità nel Nord Africa. Per avviare anche così una nuova cooperazione energetica nell’area a Sud del Mediterraneo, piena di opportunità sia per lo sviluppo e la definitiva stabilizzazione di quei paesi sia per il futuro energetico dell’Italia e dell’Europa».
Federica Guidi, ministro dello Sviluppo, battezza così la conferenza intergovernativa “Building a Euro-mediterranean energy bridge” che conferma il ruolo centrale che il semestre italiano di presidenza Ue vuole dare a questi temi. Cooperazione con mutui vantaggi, abbandonando definitivamente il vecchio schema della colonizzazione energetica. In sintonia con i programmi illustrati nei giorni scorsi dalla commissione Ue e dall’Agenzia Internazionale dell’energia.
Certo, gli affari sono affari: alimentare quei paesi di elettricità, aiutandoli intanto a costruire i loro sistemi energetici integrati, mobiliterà ingenti risorse. Sono valutati in ben 717 miliardi di euro gli investimenti da assecondare da qui al 2030 per soddisfare il previsto raddoppio della richiesta di energia, in particolare quella elettrica, dei paesi del Sud e dell’Est del Mediterraneo.
Ce lo dice l’Ome (l’osservatorio mediterraneo dell’energia) con il suo presidente Bruno Lescoeur, che è anche AD della nostra Edison. E ci sarà spazio non solo per l’industria. Importante, anzi decisivo, è il versante delle norme e della regolazione. Noi italiani siamo ben messi anche qui. Abbiamo promosso e co-fondato MedReg, il “club” istituzionale dei regolatori del Mediterraneo, e ne abbiamo la vicepresidenza permanente, ora affidata a Luigi Carbone, commissario della nostra Authority per l’energia.
«Un sistema stabile di regole coerenti e ben amalgamabili con quelle europee è essenziale per la nuova sfida e per gli stessi esiti della cooperazione. I paesi della fascia nordafricana ne sono consapevoli, ci chiedono consulenza e stiamo attivamente lavorando»
spiega Carbone, Proprio ieri la firma di un memorandum. Nella conferenza di Roma c’è spazio, naturalmente, anche per le questioni calde di casa nostra. Italia hub energetico del mediterraneo per tutta Europa? A maggior ragione. E anche le nuove scelte del ministero si affinano. Con un’attenzione ancora più decisa, ad esempio, alla realizzazione del gasdotto Tap destinato a captare nuovo metano da oriente attraverso la Puglia. Più strategico rispetto al progetto South Stream che rafforza le forniture dalla Russia? Certamente sì, conferma il Ministro Guidi. Che conferma l’ipotesi di trovare per il Tap un terminale alternativo a quello (che si scontra con le opposizioni locali) di Santa Foca. Tap tenterà l’approdo un po’ più a Nord, sulle coste di Torchiarolo, come si vocifera? «Se ne parlerà nella conferenza dei servizi prevista per il 3 dicembre».
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