Come investire nella Tecnologia Verde: 5 domande per Vinod Khosla che racconta la sua esperienza, dove conciliano impatto sociale, ambiente e denaro

Scritto da Redazione - GenitronSviluppo.com in Energia, Energie rinnovabili

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Pubblicato il giorno 04 febbraio 2008 - Nessun commento



   


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Vinod Khosla è sinonimo di investimenti in Tecnologia Verde. La sua Khoslaventures ha investito dai 60 ai  70 milioni di dollari in 14 start up di aziende nei primi tre trimestri del 2007, stimando di avere il più grande portafoglio di Tecnologie Verdi su questo pianeta. Spesso Khosla è anche molto controverso essendo in grado di riuscire a mettere d’accordo sulla propria strategia di investimento ambientalisti, grandi aziende, opinionisti e investitori senza scrupoli. Si critica di lui di essere solo un lobbysta per i propri investimenti.

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Ecco le 5 domande che gli abbiamo posto durante la fiera GigaOM per meglio capire questo interessante protagonista della finanza di oggi e del futuro.

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  • 1]    Lei fu uno dei primi finanziatori che investì nelle Tecnologie Verdi. Quali possono essere i fattori vincenti di una Tecnologia Verde a confronto con una convenzionale e non sostenibile?

VK – I fattori sono gli stessi. Tra il 1996 e il 2001, durante la fioritura del Web più della metà dei miei investimenti alla Kleiner Perkins aiutavano i vari team a formulare le proprie idee, di sperimentare sempre più, di evolvere, di dar prova e di creare altri team di ricerca. Non è insolito per noi iniziare investimenti con $ 100,000 o $ 200,000 per arrivare a 1 milione o 2 milioni per testare un nuovo sperimento. Esattamente come è stato per lo start up con Juniper, partendo da $ 350,000 siamo giunti a più di $ 100 milioni di finanziamento.

Mi piace spiegare questo concetto con una metafora: trovandoci ad un incrocio con 6 strade e si imbocca immediatamente la strada più facile pensando che solo la meta finale sia l’obbiettivo ci sbagliamo. Vale più la pena soffermarsi spendendo un po’ di tempo in questo incrocio ed esplorare per quanto ci sia possibile tutti i sentieri e decidere successivamente quale possa essere il migliore. Questo deve diventare il nostro vantaggio rispetto agli altri e assemblando poi il miglior team possibile intraprendere decisamente un sentiero.

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  • 2]    Sappiamo che sei uno scrittore molto prolifico e controverso. Volete fare un commento sugli articoli relativi a Grist e dirci qualcosa a proposito su cosa hai scritto in passato riguardo si plug in ibridi?

VK – Sono felice di affrontare questo argomento. E non sono timido di dire qualsiasi cosa che magari sia anche sbagliata. Il fatto concerne il ridurre oggi la CO2 per chilometro guidato, non ha senso oggi. Qualcosa come una Toyota Prius è più un giocattolo (per ricchi) che un auto ibrida per tutti, specialmente qui negli Stati Uniti. Bisogna partire dai numeri e da un’attenta analisi. Come si possono ridurre la CO2 per chilometro guidato e per dollaro speso? E se si spendono 5,000 dollari extra su una Prius avete in mente quanta CO2 avreste effettivamente risparmiato all’atmosfera? McKinsey ha già spiegato con uno studio e quindi dati e numeri che per ridurre una tonnellata di CO2 (che può costare $ 90) utilizzando un automobile ibrida ne dobbiamo spendere molti e molti di più e per quello stesso denaro inquinare e inquinare ancora. Allora conviene ancora?

Quindi se qualcuno ha un po’ di denaro da investire e intende investirlo per l’ambiente meglio cambiare le proprie lampadine di casa o dell’ufficio.

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  • 3]    Sappiamo che hai interessanti opinioni riguardo a come questo ordine mondiale deve cambiare, ma piuttosto che cosa ne pensi del fallimento della grande politica ambientale americana che potrebbe davvero far qualcosa per l’intero Pianeta?

VK – Per ogni impianto nucleare che gli ambientalisti hanno voluto impedirne la costruzione, ha finito di creare 2 impianti a carbone. Ecco la storia degli ultimi 20 anni. La maggior parte delle nuove centrali in questo paese sono a carbone perché gli ambientalisti erano contrari al nucleare.

Si deve essere pragmatici su questo. Se si desidera utilizzare l’eolico, il solare o il fotovoltaico, si devono spendere $ 0,40 per KW/ora e si dispone di un impianto che se non soffia il vento o il sole è coperto si può perdere la propria soap opera o il proprio campionato sportivo, non è un buon risultato ne un punto di partenza! Questa è la realtà! Quindi bisogna chiedersi partendo da questo, qual è il modo più economicamente conveniente ed efficace per l’ambiente ora?

Quando si tratta di automobili per esempio pensate a questo: è già stato programmato che saranno distribuite più di 1 miliardo di automobili nei prossimi 15 anni ma le auto-ibride non saranno nemmeno il 50% quindi 500 milioni.  Questo non è un buon punto di partenza per un serio cambiamento climatico. Torniamo ora alla nostra  Prius, (o altri ibridi anche più promettenti), come possono le automobili ibride penetrare un mercato e arrivare ad essere almeno il 50% dei motori in circolazione? Per questo una Prius diventa solo un giocattolo quando si parla di cambiamento climatico.

Sicuramente un automobile ibrida è un ottimo investimento su strada. Fra i nostri investimenti infatti abbiamo due progetti di batterie elettriche ad alto rendimento. Ma per esempio il biodiesel o il gasolio ottenuto dai rifiuti a San Francisco sono solo e restano per ora degli esperimenti. Non potranno andare a sostituire il petrolio perché non sono sufficientemente a buon mercato.

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  • 4]    Quale macchina guida lei per esempio?


VK – Io guido una Lexus ibrida! Che strano eh! Beh io posso permettermela. Ma quello che è importante è di poter adottare tecnologie almeno per le 500 milioni di persone di cui si discuteva prima.

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  • 5]    In un articolo di un paio di anni fa hai scritto che diminuire le emissioni di CO2 nei successivi 2 anni, per il mercato americano sarebbe stato impossibile. Siete sta ancora d’accordo con questa affermazione?

VK – No, sto diventando sempre più ottimista sul fatto che si possa giungere a buoni risultati. Cinque anni fa non lo pensavo assolutamente. Credo inoltre che nel corso dei prossimi 8 anni, dopo che il nuovo presidente sia stato eletto, ci sia un ragionevole cambiamento di mentalità e se otteniamo un disegno di legge che possa regolare l’80% delle emissioni di CO2 (ossia estrazione e commercio di petrolio, carbone, acciaio e cemento) sarebbe un grande passo avanti per l’ambiente di tutto il Pianeta.

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Vinod Khosla nacque in India, in una realtà divisa fra esercito indiano e famiglie senza lavoro. A 16 anni quando sentì per la prima volta parlare di Intel sognò subito di creare la propria grande azienda e dare una svolta alla tecnologia e all’innovazione del futuro.

Dopo una laurea in Ingegneria Elettronica al Technlogy Institute di Delhi, a 20 anni Vinod avviò per poi far fallire una piccola azienda per distribuire latte di soia alle persone che non potevano permettersi di possedere un frigorifero. Emigrò poi negli Stati Uniti dove conseguì un Master in Ingegneria Biomedica presso la Carnegie & Mellon University e scoprì la Silicon Valley dove ottenne un MBA presso la Stanford University nel 1980.

Fu uno dei 3 fondatori di Daisy Systems lanciando nel 1982 uno standard per sviluppatori di software basato su Sun Microsystems sperimentando già i primi “sistemi aperti”. La Sun Microsystems fu finanziata per lungo tempo dall’amico e membro della società Board Johun Doerr della Kleiner Perkins Caufield & Byers (KPCB) dove entrò a farne parte nel 1986. Grazie a partnership d’eccezzione riuscirono a combattere con la loro Nexgen / AMD il successo dei microprocessori della Intel.
Nel 2004, Khosla, spinto dalla necessità di dar lavoro ai suoi 4 figli adolescenti decise di seguire il suo desiderio di essere più sperimentale nei suoi investimenti, tenendo sì presente il finanziamento di imprese a fine di lucro ma di prendere altrettanto in considerazione l’impatto sociale che creano queste ventures.

Nacque così Khosla Ventures, interamente finanziata con fondi della propria famiglia. I suoi obbiettivi sono quelli di creare imprese con enormi potenzialità (soprattutto benefici economici e sociali) facendo leva sull’innovazione tecnologica e partnership d’eccezzione. EASIC, Infiera, Kovio, Skyblue, Spatial Photonics e Xsigo sono solo alcune delle aziende che beneficiano del tutorato di Vinod.

Vinod Khosla è membro del TiE, una rete globale no-profit di imprenditori fondata nel 1992. Egli è anche membro del consiglio di amministrazione della fondazione Indian School of Business oltre ad avere la  passione per l’”imprenditorialità sociale”, con una particolare attenzione alla microfinanza come strumento di lotta alla povertà, sostenendo diverse organizzazioni di microfinanza in India come in Africa.

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