The Natural Step: Strategie Sostenibili che Cambiano la Società. Insieme ad Eric Ezechieli per Capire Come è Possibile Accelerare il Cambiamento Economico e Sociale

Scritto da Redazione - GenitronSviluppo.com in Ambiente, Storie

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Pubblicato il giorno 15 aprile 2009 - Nessun commento



   


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Whistler è un Comune canadese, del Distretto North Vancouver nella regione della British Columbia, che alla fine degli anni Novanta ha avviato un percorso partecipato e condiviso di pianificazione strategica verso la sostenibilità. Tale percorso si è concretizzato con il Piano Strategico Whistler 2020 ed è stato fortemente incentivato dal sindaco Ken Melamed.

Il metodo che la comunità di Whistler ha adottato per programmare in maniera partecipata e condivisa è stato ispirato dal framework di The Natural Step, che prevede sedute collettive, moderate da un facilitatore, in cui i cittadini sulla base delle proprie esperienze ed esigenze aiutano a prendere consapevolezza dell’oggi e a costruire la visione di un futuro desiderabile, seguendo alcuni principi quali la sostenibilità, la valorizzazione e la tutela delle risorse naturali e la riduzione dell’inquinamento.

L’obiettivo che si è voluto raggiungere è quello di affrontare la crescita economica e sociale della comunità, tutelando l’ambiente e promuovendo stili di vita quotidiana e un turismo (attività primaria di questa zona) sostenibili. Questo è solo un esempio dell’interessante lavoro ed opera compiuta da The Natural Step e che ora cercheremo di scoprirla insieme al fondatore della sezione italiana Eric Ezechieli.

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  • Araceli de la Parra: La vostra è un’organizzazione no profit che lavora nel costruire uno sviluppo economico ma soprattutto sostenibile, E queste sono parole che negli ultimi tempi si sentono molto spesso, Cosa significa innanzitutto quindi per voi concretamente lavorare e costruire uno “sviluppo economico sostenibile” ?

Eric Ezechieli: The Natural Step è una “for benefit” più che una “non profit”, nel senso che da oltre 20 anni opera con approccio imprenditoriale,  avendo come obiettivo un cambiamento positivo e reale nella nostra società, invece del profitto. In un paio d’anni in Italia abbiamo contribuito a sviluppare alcuni dei più interessanti casi di innovazione strategica verso la sostenibilità, sia nel settore pubblico che nel privato. Certo parliamo di economia, ma l’economia è un mezzo, non un fine. Il fine è la possibilità per le persone, oggi e nel futuro, di soddisfare i propri bisogni fondamentali.

I modelli economici attuali contengono alcuni “difetti progettuali” che impediscono di potere durare nel tempo per soddisfare i bisogni fondamentali delle persone. Noi ci occupiamo sviluppare competenze solide per riprogettare gradualmente questi sistemi, una specie di “upgrade” di un software che, ancora giovane, ha bisogno di evolvere. Le aziende che adottano questo approccio di solito si ritrovano a funzionare meglio, avere meno problemi, migliori risultati economici di chi non lo fa, per cui si innesca un circolo virtuoso di imitazione. Spesso i nostri progetti contribuiscono a cambiare in positivo le regole del gioco in interi settori economici, o aree geografiche.

Alla base di tutto c’è una definizione chiara, pragmatica, operativa, sistemica e scientifica di sostenibilità – descritta dalle Condizioni di Sistema che The Natural Step ha sviluppato negli ultimi 20 anni in collaborazione con migliaia di ricercatori, leader di business, amministratori ed altri esperti in tutto il mondo. Questa definizione viene utilizzata in un processo noto come “backcasting”, ovvero progettare partendo dai risultati finali che si vogliono raggiungere, invece di trascinarsi i problemi attuali nel futuro, come di norma viene fatto.

Eric Ezechieli: Innanzitutto sviluppando le proprie competenze in materia di sostenibilità strategica. Oggi i decision-maker pagano il prezzo di una inadeguata comprensione di fondamentali dinamiche da cui dipende il successo – o l’insuccesso – delle attività umane, delle aziende e delle azioni politiche. Si pensa che i temi di sostenibilità siano di competenza del responsabile ambientale o della sicurezza, del sustainability manager, o di consulenti esterni. In realtà sono e devono essere temi di competenza e responsabilità prioritarie di tutto il top management.

Lo stesso vale nel settore pubblico. I manager nelle aziende, una volta sviluppate le loro competenze, possono adottare criteri di scelta per le azioni quotidiane che portino sistematicamente sempre più lontani dalla IN-sostenibilità – a patto che prima l’abbiano definita operativamente – per accorgersi che così facendo riducono i loro costi e rischi, migliorano la redditività e diventano più competitivi nei confronti dei concorrenti che non stanno facendo altrettanto. Nel settore pubblico valgono considerazioni analoghe. Un fondamentale cambiamento di “policy” consisterebbe nell’eliminare i sussidi per le cose che non funzionano o fanno male, per lasciare  i mercati liberi di indirizzarsi verso le soluzioni, ad esempio quelle energetiche, più efficienti, correttamente dimensionate, giuste, pulite ed economicamente vantaggiose.

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  • Araceli de la Parra: Quando è nata Natural Step Italia e in che modo? Come si è evoluta negli anni?

Eric Ezechieli: The Natural Step Italia è nata a inizio del 2007, per rispondere a crescenti richieste anche dal nostro paese verso il network globale di The Natural Step. Un nucleo di 15 fondatori, a cui in seguito se ne sono aggiunti altri, incluse aziende e altre organizzazioni, ha dato origine a questa non profit per diffondere anche in Italia un’esperienza di successo, e per portare il sempre molto apprezzato contributo italiano in altri paesi.  The Natural Step Italia è licenziataria di The Natural Step, ed è parte integrante del network internazionale.

The Natural Step è nata negli anni ’80 in Svezia per iniziativa di un oncologo, e opera con il patrocinio di Re Gustaf XVI di Svezia. Il dottor Karl-Henrik Robert, tra i primi al mondo, mentre lavorava a capo del suo team di medici che studiavano e curavano le leucemie infantili, decise di andare a monte dei meccanismi da cui derivavano gravi problemi per la salute umana. Assieme altre decine, che poi divennero centinaia e poi migliaia di scienziati nel mondo, decise di trovare un linguaggio e strumenti che consentissero di evolvere efficacemente verso la sostenibilità, mettendo mano alla radice ed agli aspetti “progettuali” dei problemi, invece di sprecare tempo e risorse sui sintomi degli stessi. Oggi, pur rimanendo una piccola organizzazione, 100 persone in 11 paesi del mondo, è un attore fondamentale di un movimento globale open source che coinvolge migliaia di individui ed organizzazioni nel mondo, moltissime delle quali sono università, ma anche aziende o enti di governo, istituzioni di ricerca ecc, che parlano “la stessa lingua” su come creare un futuro sostenibile.

  • Araceli de la Parra: Come siete organizzati per gestire un progetto? E’ diversa la gestione da un ente privato ad un ente pubblico?

Eric Ezechieli: In linea di massima si parte da una fase intensiva di “capacity builiding” (sviluppo di competenze = conoscenze + capacità d’azione) dentro l’organizzazione, con l’obiettivo di avere al più presto possibile degli attori interni che siano competenti ed autonomi. L’approccio metodologico è simile in diversi ambiti, nel privato prevalgono le motivazioni legate al profitto e alla competitività, nel pubblico quelle legate alla creazione di bene comune e di consenso politico. I modelli di governance dei progetti nel privato sono simili ad altri processi aziendali, con maggiore focalizzazione e rapidità di azione, mentre nel pubblico si fa leva su meccanismi partecipativi e di coinvolgimento di ampie porzioni di popolazione. Molto spesso i nostri progetti di sostenibilità creano le condizioni per efficaci cooperazioni pubblico-privato.

  • Araceli de la Parra: Nella metafora del percorso verso la sostenibilità come un gioco di scacchi in quale fase del gioco possiamo considerarci? E come si determina la flessibilità di una mossa in questa fase?

Eric Ezechieli: Se il soggetto della prima domanda è la società umana del XXI secolo, possiamo dire che stiamo raggiungendo una massa critica di attori, pubblici e privati, che hanno capito le regole del gioco e le vogliono condividere con tutti gli altri, per iniziare a giocare veramente. Le opportunità sono immense, e la partita è appena iniziata. Per la prima volta possiamo progettare e creare sistemi economici ed attività umane che tengano conto delle fondamentali leggi di funzionamento del pianeta terra. E’ come se fino ad ora avessimo guidato tutti senza darci un ‘codice della strada’, e questo ha causato molti incidenti di percorso. Ora il codice comincia ad essere più chiaro, e la cultura in materia sta crescendo rapidissimamente. La flessibilità di una mossa, non solo in questa ma in qualsiasi fase, si misura secondo tre principali parametri:

  1. La mossa ci porta più vicini ad obiettivi di sostenibilità (nel Framework for Strategic Sustainable Development che The Natural Step ha contribuito a sviluppare questi sono definito “Condizioni di Sistema”?
  2. La mossa crea una piattaforma aperta, che consentirà in futuro di evolvere verso una maggiore sostenibilità?
  3. La mossa è economicamente vantaggiosa, o competitiva con altri possibili investimenti? Se la risposta è affermativa per tutte e tre le domande, allora si può procedere, altrimenti è meglio cercare qualcos’altro o stare fermi.

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  • Araceli de la Parra: Vi capita spesso che le persone sfidino i quattro principi che proponete? E quali sono le motivazioni che più accomunano queste persone?

Eric Ezechieli: Capita regolarmente da oltre 20 anni a questa parte: tutto il processo è fondato sulla costante sfida e analisi critica dei principi, dall’interno di The Natural Step innanzitutto, e sulla incorporazione delle proposte alternative che vengano ritenute valide attraverso un processo open-source di revisione tra pari. Come un software open-source, solo grazie al contributo di migliaia di persone che hanno messo in discussione, e continuano a farlo, il lavoro svolto, possiamo rendere disponibile a chiunque sia interessato qualcosa di sempre più  scientificamente “robusto” e pragmaticamente efficace. Quello che abbiamo oggi non è nulla di definitivo, è il meglio che è stato distillato fino ad oggi, e invitiamo costantemente chiunque sia interessato a contribuire al processo. Le motivazioni delle persone che lo fanno sono di solito legate ad un sincero desiderio di contribuire a qualcosa che le interessa e che reputano potenzialmente positivo e benefico.

  • Araceli de la Parra: L’Elearning fa parte della vostra strategia di knowledge sharing. Ci sono dei componenti di questa strategia che siano open-source? E in che modo lo sono?

Eric Ezechieli: Da 3-4 anni abbiamo sviluppato, per merito dei canadesi che sono molto evoluti in questo campo, nuovi strumenti di eleraning. Ora uno di questi è disponibile anche in italiano, grazie al contributo della Fondazione Cariplo, che sostiene The Natural Step Italia fin dalla sua nascita. Proprio in questi giorni stiamo definendo una strategia di lancio dell’eleraning in Italia. La maggior parte del know-how di The Natural Step è disponibile al pubblico, pubblicato secondo licenze Creative Commons, e l’elearning non è altro che uno strumento per rendere fruibili in maniera interattiva parte di questi materiali. Spesso dal nostro lavoro scaturiscono nuovi strumenti che sono di proprietà delle aziende con cui li sviluppiamo, e cerchiamo sempre di collaborare con loro per facilitarne una diffusione anche al di fuori dei confini dell’azienda.

  • Daniel Casarin: A tuo avviso che ruolo ha l’economia in questo sistema che punta alla sostenibilità? E’ possibile che la stessa definizione di economia si modifichi in questo processo?

Eric Ezechieli: L’economia si sta già modificando, a velocità esponenziale. Si dice che “pochi pensano a come funziona una cosa, finché questa funziona”. Fino ad oggi bene o male funzionava, e in pochi si chiedevano dove stessimo andando con i modelli dominanti di produzione e consumo, fondati sullo spreco di risorse naturali ed umane. Oggi vediamo che modelli economici che abbiamo dato per scontati per anni o decenni mostrano i loro limiti, e questo crea le migliori condizioni per una loro rivalutazione e ri-progettazione – “l’upgrade” di cui parlavo prima. Ci si sta rendendo conto di una cosa ovvia: l’economia è un sottosistema della società, e deve essere al suo servizio, non il contrario. E la società umana e l’economia sono un sottosistema della biosfera, da cui dipendiamo completamente e che siamo lungi dal saper sostituire, anche con tutte le tecnologie oggi disponibili. E’ una struttura fatta a strati come una cipolla, non di “silos” indipendenti, come fino ad oggi ci siamo illusi che fosse.

Qualche giorno fa ero con il sindaco di Whistler, il comune canadese che sta collaborando con The Natural Step dal 2001: ha vinto i premi come migliore leadership e innovazione di tutto il Canada, il premio delle Nazioni Unite come migliore esempio al mondo di “progettazione per il futuro” e ospiterà le olimpiadi invernali 2010.  Ken mi parlava di una “nested hierarchy”, una gerarchia annidata, che sta guidando tutte le loro scelte, in cui l’economia deve essere intenzionalmente e prioritariamente al servizio delle persone e della natura. Il resto sono dettagli che si possono tranquillamente sistemare.

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Intervista di Eric Ezechieli su YouMark

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