L’Isolante Organico e Sostenibile. Greensulate: Funghi e Rifiuti Agricoli Come Promessa per la Protezione dal Caldo e dal Freddo in Architettura

Scritto da Redazione - GenitronSviluppo.com in Bioarchitettura, Ecodesign

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Pubblicato il giorno 20 aprile 2009 - Nessun commento



   


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Finalmente con certificazione ASTM International, Greensulate è uno di quei nuovi materiali per la bioedilizia che potrebbe entrare con prepotenza nel mercato nei primi mesi del 2010, unendo tutta una serie di prodotti da costruzione sostenibile ed in grado di guadagnare una forte popolarità dovuta alla diminuzione delle risorse naturali, l’aumento dei costi energetici e la ricerca anche da parte dei consumatori di soluzioni sostenibili per l’ambiente. Ma non siamo solo in ambito della bioedilizia i test internazionali appena conclusi con successo possono dare il via ad una produzione di un nuovo materiale che in pieno coglie la filosofia del C2C, dalla culla alla culla.

I proprietari di case di tutto il mondo sono sempre ansiosi di scoprire nuove modalità sostenibili per tenere le loro case fresche in estate e calde in inverno e potrebbero presto scoprire una alternativa agli isolamenti in materiali leggeri espansi o in fibra di vetro utilizzati per decenni. La Ecovative così con i suoi Greensulate è stata in grado di creare un materiale sostenibile da costruzione composto da fibre di funghi, scarti di riso e carta riciclata offrendo un resistere e leggero isolante, ignifugo, idrofugo e comunque conforme a tutte quelle norme imposte dall’American Society for Testing and Materials (ASTM) o dalle nuove normative internazionali

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Dopo i diversi test McIntyre e Bayer sono piuttosto soddisfatti dei risultati dei test. Il prossimo ostacolo sarà quello di penetrare il mercato ma il Greensulate ha notevoli vantaggi rispetto a materiali concorrenti, primi su tutti il costo. “Questa è la bellezza di questo nuovo materiale”, spiega McIntyre. “Gli scarto del riso sono rifiuti agricoli. Li vendono per circa cinque dollari la tonnellata.” I funghi sono facili da coltivare e la carta riciclata è sempre più disponibile”. “Così il nostro prodotto non è legato direttamente al prezzo del petrolio, perché non c’è petrolio in esso. In questo modo il nostro materiale ha proiezioni attuali di costo inferiori alle attuali coibentazioni (come il polistirolo).” Greensulate si è rivelato anche ottimo un ignifugo: e con successo ha toccato tranquillamente punte di 600 °C.

Bayer e McIntyre stanno già ottenendo un forte riscontro di mercato da parte di paesi tra cui l’India e la Cina, dove vi è una sempre più crescente domanda di materiali da costruzione provenienti da fonti rinnovabili. “Non ho mai visto una cosa simile”, afferma Jeff Brooks, responsabile vendite. Bayer e McIntyre spiegano che il successo imprenditoriale ora si deve misurare sul versante finanziario, la sostenibilità ambientale e l’equità sociale. “Vogliamo fare in modo che tutti possano permettersi Greensulate“, continua McIntyre. Obiettivo quindi è raggiungere non solo un mercato di massa, per un nuovo materiale organico isolante, ma anche trovare un sostituto per Styrofoam, il materiale non biodegradabile, ampiamente utilizzato nel confezionamento e negli imballaggi spedizione.

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Il processo di produzione del Greensulate è molto interessante, in pratica dei rifiuti agricoli locali, tra cui scarti di grano saraceno, riso e cotone e altri materiali ad alto contenuto di lignina, vengono mescolate con le spore di un determinato tipo di funghi. Entro una settimana circa, spiega Bayer, il fungo digerisce la lignina, producendo una forte matrice biologica. La miscela viene versata in uno stampo e poi disidratata, ed ecco creato il prodotto finito. Dato che Ecovative utilizza materie prime di provenienza locale e cresce i suoi prodotti in un luogo buio a temperatura ambiente, la società afferma che in questo modo si utilizza molta meno energia e quindi i costi di fabbricazione rispetto allo Styrofoam diminuiscono.

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