Sostenibilita’ 3.0 – Fra Congiuntura e Nuovo Management: Punto della Situazione con Enrico Sassoon di HBR Italia

Scritto da Daniel Casarin in Green Economy, News, Storie

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Pubblicato il giorno 07 novembre 2011 - Nessun commento



   


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“Oggi nessuno nega più seriamente l’esigenza di pratiche di business sostenibili. Anche coloro che pensano unicamente agli affari e non al destino del pianeta riconoscono che la sopravvivenza dello stesso business dipende dalle risorse di un sano ecosistema – acqua fresca, aria pulita, biodiversità ricca, terreni produttivi – e dalla stabilità di società giuste. Per fortuna, la maggior parte di noi si prende direttamente cura di queste cose.” Questa l’introduzione comparsa nel numero di ottobre di Harvard Business Review Italia alla rubrica Grandi Idee nell’articolo “L’economia sostenibile” di Yvon Chuinard, Jib Ellison e Rick Ridgeway… e questa vuole essere anche l’introduzione alla nostra intervista con Enrico Sassoon, direttore responsabile di Harvard Business Review Italia e presidente del The Ruling Companies Association.

Daniel Casarin: La settimana scorsa a Firenze c’è stato il quinto convegno nazionale ASPO – Italia, Nicole Foss di AutomaticEarth e Ian Johnson, ex vicepresidente della Banca Mondiale per lo sviluppo sostenibile hanno affrontato il quadro della crisi finanziaria legata alla crisi ambientale: due pareri più o meno catastrofici sul quadro economico internazionale. Qual è la sua personale opinione di “sostenibilità ambientale ai tempi della crisi”?

Enrico Sassoon: Non c’è dubbio che stiamo attraversando un periodo drammaticamente difficile per l’economia di tutto il mondo e questo sta avendo impatti molto seri per alcune iniziative ambientali, ma non per tutte. La maggior parte di esse, infatti, sono progetti di lungo periodo e non dipendono dai budget di un singolo anno. ma allo stesso tempo va rilevato che per misure di ampia portata possono venire a mancare i fondi, come dimostra il fatto che il presidente Obama ha cancellato, sia pure a malincuore, un disegno di legge per limitare le emissioni in atmosfera che i gruppi ambientalisti americani attendevano da tre anni. E la motivazione del presidente Usa è che oggi non ci sono i relativi fondi. Certo, se la crisi finanziaria si aggraverà nei prossimi mesi, molti programmi ambientali verranno congelati o rimossi. Occorre quindi augurarsi che la crisi si risolva in breve, anche se non pare molto probabile.

Daniel Casarin: In una nostra precedente intervista con il parlamentare Nigel Farage abbiamo voluto dare spazio agli “euroscettici”. Anche qui le opinioni sono contrastanti: alcuni vedono una deriva dell’eurozona nel medio-lungo termine, altri sperano in un qualche tipo di “salvataggio” e “sopravvivenza” della UE. Lei che è direttamente impegnato nel campo del business, delle strategie di management aziendali e di leadership, quale conseguenza vede a fronte di questa tensione europea nell’economia delle aziende del nostro Paese?

Enrico Sassoon: In primo luogo, è impossibile allo stato attuale dei fatti prevedere se ci sarà una deriva dell’eurozona o se i piani attualmente allo studio avranno efficacia. Sono più propenso a pensare che si troveranno le soluzioni per evitare un disfacimento dell’Unione europea e una ingloriosa fine dell’euro. Quanto alle aziende italiane, esse risentono oggi in primo luogo della scarsa capacità dimostrata da almeno vent’anni dai governi italiani di realizzare riforme efficaci per consentire al business di competere sul piano internazionale. L’Unione europea e l’euro hanno agito da stimolo a introdurre queste riforme, ma se non vengono realizzate all’interno di ogni paese la relativa capacità di pressione è limitata. Oggi ci aspettiamo tutti un “colpo d’ala” dal governo Berlusconi o da un governo di coalizione ed emergenza. Questo sarebbe risolutivo di una buona parte delle attuali tensioni in Europa.

Daniel Casarin: Sempre all’evento fiorentino di ASPO – Italia era presente lo psicologo e docente dell’Università di Cagliari, specialista di giochi, pratiche esperienziali e psicologia della catastrofe Enrico Euli. Il suo intervento, unito a quello di Nicole Foss, ha dato alla psicologia un ruolo importante per la società di questo momento. Cosa sta cambiando negli attuali manager d’azienda italiani?

Enrico Sassoon: I manager italiani, come quelli di ogni altro paese, sono alle prese con problemi colossali. La crisi in corso richiede coraggio, ma anche voglia di rischiare, e da ogni punto di vista oggi rischiare è difficile perché la situazione è di inaudita complessità. Non è un caso che una indagine mondiale della IBM su 1500 manager di vari paesi e specializzazione abbia indicato la gestione di situazioni complesse come la sfida maggiore, ma anche come la preoccupazione maggiore, perché i manager ritengono di non avere gli strumenti e le conoscenze adatti e sufficienti per affrontare la complessità.

Daniel Casarin: Nell’articolo “L’economica sostenibile” che ho citato si parla di “sostenibilità 3.0″, vuole spiegare ai nostri lettori cosa si intende con questo termine?

Enrico Sassoon: Nella prima fase dell’impegno ambientale delle aziende l’obiettivo era di cercare di rispettare le norme e le leggi minimizzando i costi e l’impatto sull’operatività delle imprese. Un approccio abbastanza miope e certamente poco efficace. Nella seconda fase si è preso a guardare al tema ambientale in modo più strategico, perché si è capito che l’approccio limitato comporta molti costi e pochi benefici. Con la “sostenibilità 2.0” si è iniziato a vedere i costi in termini di investimenti con un possibile ritorno, specie se realizzati in un’ottica di miglioramento qualitativo e di maggiore apprezzamento da parte del mercato. La “sostenibilità 3.0” è un approccio ancora più pervasivo del secondo: le aziende cercano di tenere conto dell’impatto ambientale nel quadro di una visione più ampia sia di strategia aziendale, sia di responsabilità sociale complessiva. Se realizzato, e certo oggi questo non accade dappertutto, è il modo giusto per introiettare nell’attività d’impresa la dimensione ambientale come una pratica “normale” e non eccezionale dell’azienda.

Daniel Casarin: …ho apprezzato moltissimo la conclusione dell’articolo in cui vengono presentati tre elementi chiave (dati, visione e volontà) per il raggiungimento di un traguardo fondamentale: “creare un sistema in cui i prodotti che causano il minimo danno hanno anche il minimo prezzo”. Vista la nostra realtà economica, quale indicazione o ricetta può dare ai nostri imprenditori e manager che puntano al “cambiamento” e tentano di anticipare i tempi?

Enrico Sassoon: Come ho detto prima, oggi si tende a interpretare l’innovazione per motivi ambientali anche in termini di miglioramento di qualità dei prodotti e dei processi. Dunque, non come un puro costo ma come un’utile misura che salvaguarda l’ambiente e allo stesso tempo consente all’impresa di operare meglio sul mercato e nella società. Molte aziende che operano in questo modo e con approccio metodico e sistematico ne ricavano grandi benefici in termini di apprezzamento sociale, e dunque immagine e reputazione, e di conto economico, perché il mercato ne premia il modo di lavorare e i prodotti per i consumatori. La ricetta è solo una: fare le cose in modo serio evitando di adottare mezze misure o di fare iniziative solo cosmetiche. Operando nel rispetto dell’ambiente con metodologie e processi adeguati porta benefici dimostrabili.

Daniel Casarin: Ogni giorno che passa si parla sempre più di “fiducia”, fiducia che spesso manca (nel governo, nella finanza, nel sistema bancario, nelle aziende). Ma in questo scenario la prima a scomparire è proprio la fiducia nel futuro. L’orizzonte temporale si accorcia sempre più e fare programmazione/pianificazione aziendale in questi tempi è spesso un’utopia. Quale missione intendete intraprendere con HBR Italia per aiutare i tanti manager e imprenditori che vi seguono?

Enrico Sassoon: La nostra missione è già chiara e non cambia: contribuire alla crescita della cultura d’impresa presso i manager che operano in Italia per aiutarli a gestire meglio le loro aziende, alla modernizzazione del sistema economico e imprenditoriale e al’avanzamento della società civile nel rispetto dei ruoli e delle competenze. Ogni nostro articolo, intervista, commento e rubrica è indirizzato a questo scopo, che in tempi di crisi diventa ancora più importante. Chiediamo al nostro pubblico di essere attento a ciò che facciamo e critico rispetto ai nostri sbagli o insufficienze. E, naturalmente, di aiutarci a migliorare facendoci presente i nostri errori e manchevolezze. La Harvard Business Review è una rivista che vive da quasi 100 anni e che, con 500mila copie vendute ogni mese nel mondo, è uno strumento importante per la crescita culturale e operativa del mondo del business. Cerchiamo di fare in modo che tutto questo vada avanti nel migliore dei modi.

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Enrico Sassoon, direttore responsabile di Harvard Business Review Italia e presidente del The Ruling Companies Association



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Informazioni sull'autore: Daniel Casarin

Una formazione trasversale lo avvicina al system e design thinking. Ideatore e fondatore di GenitronSviluppo.com, è a capo di Adv Media Lab, incubatore di soluzioni e servizi avanzati di digital strategy e performance marketing; ed Etnograph, team multi-disciplinare di progettisti, ricercatori e consulenti che opera in tutta Europa nel campo dell’innovazione aziendale. Operando costantemente in attività di business design, social design e digital strategy, Daniel supporta brand e organizzazioni in processi di innovazione design-driven.

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