Rivoluzione Energetica 2.0: la Sfida Verde Cambia l’Europa dell’Energia

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Futuri investimenti in rinnovabili, UE

Pubblicato il giorno 28 settembre 2015 - Nessun commento



   


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La Repubblica

La scorsa è stata una settimana cruciale per il futuro delle utility in Europa. Due avvenimenti avvenuti nelle stesse ore, uno a Parigi nella sede centrale di Edf e l’altro a Catania in uno dei campi fotovoltaici di Enel Green Power, possono essere presi ad esempio per spiegare quella che gli esperti hanno già definito la “rivoluzione energetica 2.0″. Destinata a trasformare nei prossimi 15 anni sia gli usi e i consumi di famiglie e imprese, sia le scelte industriali delle società del settore.

Da Edf a Enel, da E.On a Vattenfall non c’è grande gruppo che non abbia intrapreso (o stia per farlo) un percorso che prevede di raggiungere – prima dei tempi previsti – lo status di azienda “decarbonizzata”. Il che significa: puntare la maggior parte dei futuri investimenti in rinnovabili, gestione delle reti intelligenti, sistemi di accumulo. Una strategia che punta anche allo sviluppo dei “Big Data”, mettendo le utility elettriche in diretta concorrenza con i giganti dell’hi-tech come Google o Facebook, sfruttando l’enorme mole di numeri e di informazioni che passano attraverso le reti elettriche.

Una rivoluzione su cui peserà nei prossimi anni soltanto una grande incognita: i costi dell’uscita dal nucleare, fonte che soddisfa ancora oggi almeno il 27 per cento della produzione di energia nell’Unione Europea. Il cammino dei prossimi anni Io ha tracciato molto chiaramente martedì 22 settembre, il ceo di Electricité de France, la prima utility del Vecchio Continente per megawatt di produzione. Jean-Bernard Levy, manager di lungo corso nelle tlc e nei media, prima in France Telecom e poi in Vivendi, ha riunito la prima fila dei dirigenti spiegando le strategia del gruppo per i prossimi 15 anni.

Sviluppo delle rinnovabili puntando al raddoppio della produzione entro il 2030 (da 28 a 50 gigawatt), crescita internazionale avendo come obiettivo l’ingresso in almeno 8 nuovi paesi (ora è presente solo in Gran Bretagna, Italia e Stati Uniti), offerta di nuovi servizi ai clienti, dall’efficienza energetica delle abitazioni ai sistemi integrati di autoproduzione da fonte solare. Seguendo le indicazioni degli esperti i quali vedono le utility assomigliare sempre più agli operatori telefonici: in futuro la reddittività non arriverà dalla vendita di energia, ma da tutti i servizi accessori che saranno offerti alla clientela. Si potrebbe anche dire che Edf arriva a sposare gli stessi obiettivi di cui l’amministratore delegato di Enel parla da più di un anno, da quando è stato chiamato alla guida dell’ex monopolista italiano dal governo Renzi.

Edf punta sull'Eolico

Non sarà un caso se Francesco Starace arriva da Enel Green Power, di cui ha guidato la quotazione in Borsa e la prima fase di sviluppo in giro per il mondo. Del resto, incentivi o meno, dicono gli ultimi studi, indietro sulle rinnovabili non si toma: secondo l’associazione Solar Europe Power, dopo il calo del 2013 e 2014, la potenza fotovoltaica installata crescerà a un ritmo compreso tra i 7 e i 17 gigawatt fino al 2020. Ma anche l’eolico non sarà da meno, tanto è vero che è su questa tecnologia che punterà in particolare Edf. Levy conta di usare come traino della nuova politica del gruppo la conferenza sul cambiamento climatico che si terrà proprio a Parigi a fine anno:

«La sfida per la riduzione delle emissioni di Co2 nel mondo è la più importante dei prossimi anni e di questo secolo»,

ha dichiarato in una intervista al quotidiano economico Les Echos. I francesi giocano sul fatto che da sempre considerano il nucleare come energia “verde”, perché non produce emissioni di Co2. Ma il nucleare, che garantisce il 75 per cento della produzione di energia del paese, potrebbe diventare la spina nel fianco nella strategia transalpina. Le 54 centrali atomiche hanno fornito nell’arco dell’ultimo trentennio (la maggior parte degli impianti francesi risale agli anni Ottanta) energia a basso costo garantendo un vantaggio economico alle imprese.

Ma il mito del nucleare di Parigi comincia a perdere colpi. Levy, in carica da meno di un anno, si è preso l’impegno di inaugurare la nuova centrale in costruzione a Flamanville, sulla costa della Normandia, entro il 2018: peccato che i lavori siano di cinque anni in ritardo sulle previsioni e i costi addirittura triplicati a 10,5 miliardi. Per non parlare della crisi finanziaria che ha coinvolto Areva, la società costruttrice di centali nucleari, dopo l’incidente di Fukushina e che ora verrà in parte inglobata dalla stessa Edf. Ma il nuovo corso delle utility europee non è altro che un prendere atto dei cambiamenti tecnologici in corso e reagire alla crisi degli ultimi anni.

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