Opos: As Sustaninable As Possible. Ecodesigner, esperti in comunicazione, fotografi e docenti per sperimentare, riusare, ripensare, riciclare e ridurre ciò che ci circonda

Scritto da Redazione - GenitronSviluppo.com in Ecodesign, Storie

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Pubblicato il giorno 04 giugno 2008 - Nessun commento



   


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Iniziativa privata, Opos, dal 1990 si occupa di ricerca e sperimentazione nel campo del design e della comunicazione. Gruppo formato da persone che svolgono attività diverse (designers, docenti universitari, grafici, fotografi ecc..) e che vi dedicano parte del loro tempo con passione ed entusiasmo. Fino al 2000 promotore di “design under 35″, una esposizione/concorso dove muovono i primi passi giovani progettisti che oggi fanno parte del gruppo dei maggiori esponenti del nuovo design italiano, Paolo Ulian, Donata Paruccini, Lorenzo Damiani per citarne alcuni, dal 2001, anno in cui il salone satellite ha iniziato a svolgere il ruolo di promozione del design giovanile (ruolo svolto da Opos nel decennio precedente) il gruppo concentra la sua attività su mostre tematiche; “acqua”, “vecchio – old”, “new agriculture”, “transformer”, “made for china”.

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A questo proposito a metà degli anni novanta, in concomitanza alla mostra “design under 35″, aveva già presentato i progetti relativi a due tematiche oggi di estrema attualità: “AMBULANTI” e ”BIDONI (BINS)”, all’insegna del motto “riusa, ripensa, ricicla,riduci”, in cui l’attenzione si focalizza sulla realizzazione tra progetto di design e problema dei rifiuti. Se fino al 2000 Opos porta avanti la sua opera nello spazio di via Ermenegildo Cantoni, nella periferia milanese, in un edificio dei primi del ’900, originariamente fabbrica di elettro-morsetterie, focalizzando il suo lavoro su progetti e comunicazione, dal novembre 2007 utilizza ” il ”contenitore” Asap – as sustainable as possible – uno spazio nel centro di Milano in zona Brera/Garibaldi per rapportarsi più direttamente con il pubblico della strada, con una programmazione periodica di vendite tematiche, dove interroga e si interroga sul significato di espressioni quali “consumo etico” e “consumo sostenibile”.

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Opos: L’incontro, lo scambio ed il confronto sono alla base del loro lavoro ed essendo Opos, un gruppo così eterogeneo, ognuno contribuisce in modo diverso ma importante. è il gruppo che decide i temi da sviluppare, seguendo una linea condivisa da tutti. Chiunque può proporre un tema. insieme si valutano le possibilità di esecuzione, le potenzialità, lo spessore dei contenuti e si decide se approfondirlo o viceversa, se scartarlo. Di volta in volta poi si coinvolgono soggetti “altri”, che gravitano nel circuito di Opos. Asap – as sustainable as possible –  ha al suo attivo 3 mostre/vendite. Tutto è presente e visionabile all’interno del negozio/galleria di corso Garibaldi, 104 a Milano; al piano terreno, nel caso della mostra/vendita in corso, o al piano superiore soppalcato, nel caso di mostre già “presentate”.

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  • Araceli de la Parra: Nella pelle conciata al vegetale di Opos, quali sono i suoi vantaggi e gli svantaggi di un metodo di lavorazione come questo?

Opos: La mostra-vendita “Pelle conciata al vegetale” si è posta come obiettivo quello di sensibilizzare il consumatore promuovendo un processo produttivo che esalta la qualità del materiale. Per concia si intende l’operazione volta a trasformare in cuoio la pelle degli animali che, in questo modo, è resa impermeabile e non soggetta alla putrefazione. La concia al vegetale, pur richiedendo tempi più lunghi rispetto a quella al cromo (che è invece la più diffusa), permette di ottenere prodotti a basso impatto ambientale, biodegradabili e anallergici. Prodotti in cui imperfezioni e segni del tempo sono indice di unicità e naturalità del materiale. La concia vegetale è oggetto di grande interesse da parte del consumatore più evoluto e responsabile.

La pelle presenta caratteristiche estetiche di pregio, un aspetto vivo, capace di invecchiare, naturale alla vista e al tatto. Esalta nel tempo i segni della propria unicità ed autenticità. Promettente settore delle tecnologie avanzate oggi orientate alla salvaguardia dell’ambiente, la concia al vegetale unisce diversi aspetti che ne determinano l’assoluta sostenibilità: questa lavorazione, che nasce dalla natura, alla natura ritorna in assoluta armonia. Nessun capo di bestiame viene abbattuto per ricavarne il pellame, che proviene dai macelli: è un sottoprodotto della lavorazione della carne destinata al fabbisogno alimentare. Inoltre tutti i prodotti utilizzati durante il processo produttivo vengono riutilizzati: il sale con cui vengono conservate le pelli grezze come antighiaccio stradale, scarti di rasature e spaccature come fertilizzanti, colle e gelatine.

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Opos: La prima collezione “Recycled knit” (1998) interpretava con ampio anticipo temi ormai da tempo consolidati nel mondo della Moda e presso il grande pubblico: la ricerca dell’unicità, della qualità e della cura artigianale nell’abbigliamento. Progetto di riqualificazione di capi in maglieria di seconda scelta mediante interventi manuali, “Recycled knit” trasformava infatti prodotti di serie difettosi in capi unici originali, “ri-progettati” singolarmente da designer e “ri-elaborati” dalle abili mani di magliaie altamente qualificate. Quest’ultima edizione di “Recycled knit” (2007) muove da un’altra riflessione sul presente. I progettisti di Opos hanno presentato una collezione ottenuta impiegando materiali, tessuti, filati che non possono essere più utilizzati per le “prime linee” e sono spesso in deposito presso i magazzini delle aziende: perché i colori, le lavorazioni, le tipologie di tessuto sono “fuori Moda”, o semplicemente perché i quantitativi sono troppo limitati per la produzione in grande serie; il tutto a prezzi estremamente vantaggiosi anche grazie all’accordo con alcuni laboratori italiani che hanno messo a disposizione macchinari in fermo produzione (fenomeno usuale in determinati periodi dell’anno). “Recycled knit” vuole fare riflettere pubblico e addetti ai lavori sui paradossi del presente mercato dei prodotti “di Moda” e sulla plausibilità d’una nuova professione al servizio delle aziende: lo stilista degli scarti!

Risposta estiva a “Recycled knit”, nonché terza iniziativa di Opos – Asap, “Recycled jersey” (2008), va ben oltre al principio di progettare prodotti di elevata qualità senza generare alcun spreco, rappresentando tra l’altro un esempio di sostenibilità ideale. Asap individua una quantità limitata di tessuti jersey molto pregiati, dimenticati e trascurati dall’industria del prêt-à-porter stagione dopo stagione, li recupera e li valorizza e affida il progetto a Delfina – giovane designer di Pordenone, già stilista delle collezione “Io+Sofia” – per realizzare un’inedita esposizione … al contempo mostra personale e vendita. Il “jersey” – tessuto a maglia originariamente utilizzato in forma grezza dai pescatori dell’isola inglese di Jersey da cui prende il nome, poi raffinato e applicato largamente nell’industria dell’abbigliamento – potrebbe consentire per la sua versatilità la progettazione d’un qualsiasi tipo di indumento o accessorio divertente. All’insegna della massima semplicità e accessibilità, Asap invita Delfina a disegnare un solo tipo di indumento: la T-shirt!

Sono T-shirt prodotte e confezionate interamente in Italia con materiali naturali. Tessuti jersey di altissima qualità: 100% seta, 100% cotone, 100% lino. Imprescindibile dare nuova vita a questo “spreco” insensato, che è invece una risorsa preziosa! La formula provocatoria e sempre quella: lo “stilista degli scarti”  In “Recycled jersey” (2008) Delfina valorizza e riconosce innanzitutto la qualità della materia prima: introduce semplici tagli e delicate finiture, disegna volumi morbidi e linee essenziali, crea lo stile sulla base di variazioni ed accorgimenti elementari. Le finiture diventano talvolta leggeri elementi decorativi, piccoli accessori oppure semplici contrasti di colore; il disegno varia nella profondità degli scolli, nelle lunghezze, nelle maniche e nei dettagli.

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Opos: Il pubblico reagisce molto bene a questo tipo di sollecitazioni. Entra incuriosito dalle vetrine e dal prodotto che si vede grazie alle ampie vetrine su strada. Poi si fa rapire dalle scritte sui muri dove il progetto viene spiegato. Legge e si informa. Talvolta fa domande. Non importa se non acquista. Il nostro obiettivo è divulgare un modo di pensare. La soddisfazione più grande è quando tornano. In pochi mesi abbiamo raccolto più di mille indirizzi di posta elettronica. Ad ogni cambio di progetto mandiamo un invito a quelli che ci hanno lasciato le loro coordinate. Grazie al passaparola alcuni ci scrivono chiedendoci di inserirli nella nostra mailing list e magari solo perché qualcuno gliene ha parlato. La gente reagisce a seconda di come viene sollecitata. E’ molto più attenta di quanto non si possa credere.

Opos: La prossima iniziativa di Opos prevede un progetto sul bambino, un mondo ed una fase della vita fondamentali nella costituzione e nella crescita di una persona.  Un momento che va tutelato, protetto e sostenuto. Molto più non posso dire. sarà una sorpresa!

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